Siamo quasi alla fine dell’anno e come sempre è tempo di bilanci anche per Vinodabere, testata giornalistica che nel breve spazio di due anni (compiuti lo scorso 14 dicembre) si è affermata nell’ambito della stampa di settore, ma soprattutto ha conquistato un vasto pubblico di lettori. Vinodabere è inoltre media partner del Concorso Mondiale di Bruxelles, del Concorso Mondiale del Sauvignon e della Spirits Selection by Concours Mondial de Bruxelles.
Per ringraziare della fiducia accordataci, vogliamo fare a tutti i nostri lettori gli auguri per uno splendido nuovo anno sottoponendo alla loro attenzione quelli che sono i vini e gli Spirits che hanno colpito i nostri autori nel 2019. Lo faremo indicando le preferenze di questi ultimi (che hanno potuto operare una scelta limitata per esigenze editoriali).
Gualtiero Anelli
I vini dell’anno:
Ghemme DOCG 2013 Riserva Costa del Salamino – Rovellotti (link), vino destinato a grandi cose e grandi invecchiamenti. Il tannino – deciso e presente – è l’elegante protagonista di un prodotto splendido, ammaliante, che ti invita a tenere il naso nel bicchiere per molto tempo.
Cuvée Maximum – Ferrari: link
Carlo Bertilaccio
Il distillato dell’anno:
Gin Monkey 47 (link):
Le nostre note di assaggio raccontano:
al naso, un effluvio di aromi freschi, verdi, balsamici n cui si distinguono, oltre alle bacche di ginepro, pino mugo, elicriso, erbe officinali, coriandolo e assenzio accompagnati da toni dolci di prugnolo selvatico e mirtillo, racchiusi in una delicata nuvola sapida.
Al palato, freschezza di menta, anice e liquirizia punteggiata da sentori di spezie pungenti (zenzero e pepe bianco), scorza di limone ma anche spezie dolci (cannella e noce moscata).
Il finale, di una lunghezza quasi infinita, presenta di nuovo una scia sapida e agrumata con ricordi di kiwi e pompelmo rosa.
Il tutto con un invidiabile equilibrio che a stento lascia supporre i ben 47 gradi alcolici.
Il Vino dell’anno:
Domaine Comelade Le Barral Rivesaltes Ambrè 1988 (assaggiato durante la visita a Maury durante Grenaches du Monde 2019: link)
Seila Bruschi
Vini dell’anno:
- Le Pergole Torte 2016 con il suo Sangiovese purosangue. Anche il maestro Alberto Manfredi che ha dato la veste alle Pergole dal 1982 non è più tra noi ma ci ha lasciato i volti dei vini del futuro. Si veste di eleganza la donna dell’etichetta 2016. Curata e professionale, ha tutta la sua sicurezza nello sguardo consapevole del suo essere donna. Nel bicchiere i toni leggeri e brillanti dei vini precedenti lasciano il passo ad un rubino più potente, foriero di profondità e forza. E’ un cavallo in corsa, finemente selvatico nei toni di pepe verde, assenzio e dragoncello. Una foresta che si ritrova nel frutto di mora di rovo e mirtilli. In bocca vince la scorrevolezza, proverbiale spalla dinamica del Sangiovese di Montevertine, figlia di quel Giulio che faceva i vini così, con quella freschezza atlantidea che poteva sorreggere il peso del mondo con naturalezza. L’equilibrio arriverà, c’è tanto da crescere ancora a livello aromatico, ma già rivela il carattere, nella sua trama tannica apparentemente scontrosa e quel finale di arancia rossa ed erbe officinali. E’ quel carattere raddese che lo rende inconfondibile, non replicabile e leggibile solo con il cuore. (link)
- Mario Garay, La Palma del Contado, Andalusia – LUZLuz, un antico metodo ancestrale dove l’uva viene pressata e fermentata in argilla dove macera sulle bocce per 4 mesi per poi invecchiare in anfore da mille litri. Un vero orange wine con le sue note di agrumi, miele, erbe mediterranee e cardamomo. Bocca salina, minerale con ricordi di albicocche secche e drupacee in confettura. Una nicchia assoluta che non ti aspetti, vini ai confini, sconosciuti anche agli addetti ai lavori ma che aprono le menti ad altri gusti ed espressioni e che costringono a cambiare ordinari strumenti di lettura e valutazione. (link).
Claudio Brustenga
Vino dell’anno:
Dall’acciaio alla barriques con il C’OSA 2017 della Cantina Madrevite (link). Rosso rubino nella sua trasparenza, al naso frutti rossi ed erbe aromatiche con leggero sentore di macchia mediterranea e fienagione. La maturazione fenolica lo rende vellutato ed equilibrato amalgamando nella giusta misura l’alcol ed il tannino.
Fabio Cristaldi
I vini dell’anno:
Erbaluce di Caluso D. O. C. G. Spumante Pas Dosè – Cieck Nature 2015 (link)
Profumi di pasticceria e di erba tagliata ed erba secca. Gli aromi sono diretti e la corrispondenza gusto – olfattiva è la sua caratteristica vincente. Teso all’assaggio con una freschezza che non delude, sorso di carattere e che rimane a lungo in bocca. Non a caso questo spumante viene prodotto soltanto nelle migliori annate, sostando per 48 mesi sui lieviti.
I. G. T. Terre Siciliane Bianco “Sant’Andrea” 2016 (Carricante) – Pietradolce (link)
Accattivante al naso con sentori di pesca gialla e di sorbo, macchia mediterranea, con ritordi mielati e toni salmastri. Grande freschezza e bella struttura. Chiude con un finale leggermente amarognolo. Progressione veramente notevole.
Salvatore Del Vasto e Sabrina Signoretti
I vini dell’anno:
Pietrafumante Caprettone Spumante Metodo Classico millesimo 2016 – Casa Setaro (link)
Caprettone in purezza, prodotto da uve provenienti dai vigneti di maggiore altitudine (350 slm Alto Tirone), affinato in bottiglia per 30 mesi sui lieviti e sboccato in primavera del 3°anno dalla vendemmia. Nella sua veste paglierino brillante si concede alla visiva con un perlage di interessante finezza e persistenza. Il naso è immediato con sentori di ginestra, agrumi, frutta a polpa bianca, accenni di crosta di pane. Il sorso fresco, sapido, cremoso, mordido conduce ad un finale agrumato dalla lunga scia minerale e dall’intrigante persistenza.
Etna Rosso DOC 2017, Contrada Monte Serra – Benanti (link)
Nerello Mascalese in purezza, ottenuto da uve allevate ad alberello a 450 metri s.l.m., su suolo sabbioso ricco di scheletro di pomice, situato su un fianco dell’omonimo cono eruttivo spento. Maturato 12 mesi in legno grande e affinato 10 mesi in bottiglia. Eleganza allo stato puro. Erbe officinali, richiami balsamici, nuance agrumate, note affumicate, connotano un naso di grande impatto. L’assaggio, contornato da una intensa freschezza e sapidità e da una elegante trama tannica, richiama un frutto succoso ed appagante. Lunghissimo il finale. Godibilissimo sin da ora e dalla grande capacità di invecchiamento.
Antonio Dolfi
Il vino dell’anno:
Il Tocco 2015 – Campotondo, l’Orcia Sangiovese Riserva DOC (link)
La vera sorpresa della giornata. I vigneti più alti di tutta la batteria (600 metri) coltivati ad alberello per beneficiare nelle concentrazioni e nell’estrazione degli elementi. I 20 giorni di macerazione sulle bucce si fanno sentire al naso con sentori di frutta surmatura perfettamente smorzati da sfumature minerali e ferrose del terreno aiutate da note di erbe aromatiche che ricordano timo e rosmarino. Il primo contatto con la bocca è delicato, quasi timido, ma diventa esuberante e vibrante subito dopo grazie alla vivacità del colorino. La giovinezza si manifesta in tannini ancora verdi ma in grado di allargare il palato e sorretti dai più alti livelli di freschezza e mineralità lasciando un finale sapido e pulito.
Carlo Dugo
I vini dell’anno:
Spoleto Trebbiano Spoletino Anteprima Tonda 2016 – Antonelli (link)
Storica azienda del territorio di Montefalco.
Trebbiano Spoletino in purezza, messo ad affinare in anfore provenienti da due società italiane.
8 mesi di maturazione sulle bucce, presenta evidenti sentori di nocciola e ricordi di arancia candita ed erbe aromatiche. Sapido e persistente, chiude con una lunga nota minerale.
Sangiovese Petruna 2017 – Il Borro (link)
Sangiovese in purezza della Val d’Arno. È una valle fluviale con continua brezza ed importanti escursioni termiche che incidono positivamente sulla vite. L’azienda è di proprietà della famiglia Ferragamo e da diversi anni è in conduzione biologica.
Al naso toni freschi con la nota tipica dell’uva e della frutta rossa accompagnati da sentori delicati erbacei che virano su ricordi freschi, floreali e dinamici. In bocca risulta piacevole con un tannino vibrante ma di qualità e con una beva che risulta tutto sommato già amichevole.
Maura Gigatti
Il vino dell’anno:
Philippe Gonet (RM) – Le Mesnil sur Oger – Côte des Blancs
Blanc de Blanc 2009 – Chardonnay – Grand Cru (link)
La selezione delle migliori 13 parcelle del Grand Cru, solo le annate considerate eccezionali, sprigionano un colore paglierino accattivante attraverso un perlage sottile ed infinito, esalta le note burrose, pan brioche, cenni tostati e agrumi canditi. Un bouquet che si ritrova al sorso ricco, carnoso, elegante nel suo finale.
Sante Laviola
I vini dell’anno:
Romagna Sangiovese Superiore 2018 – Le Papesse di Papiano, Villa Papiano – Modigliana (link)
Romagna Sangiovese Superiore 2016 – Tenuta Colombarda (link). Delicato nel suo colore rubino vivo e nella sua espressione olfattiva che richiama una nota di ciliegia e prugna matura con un riferimento finale sul tostato. Il sorso è morbido, ampio, dritto, delicatamente tannico. Non lunghissimo il finale ma elegante e finemente speziato.
Riccardo Margheri
I Vini dell’anno:
Cabernet Sauvignon Mazzaferrata 1992 – Marchesi Gondi Tenuta Bossi (link)
Vino Nobile di Montepulciano 1989 – Carpineto (link)
Luca Matarazzo
I Vini dell’anno:
Secondo Marco – Amarone della Valpolicella 2012 DOCG – circa 120 giorni di appassimento, lunghe macerazioni (quasi 3 mesi) e lieviti rigorosamente autoctoni. Marasca inebriante, chiodi di garofano, erbe di montagna e viola mammola. La perfezione giunge nella valutazione polifenolica, dove la lunga sosta ha consentito estrazione, concentrazione e smussamento di asperità tanniche. Al mio gusto è un vero cavallo di razza, un pò bistrattato nei giudizi della critica che prediligono troppo spesso la 2011. (link)
Barberani – Calcaia 2016 Orvieto DOC, il Muffato che da lustro ad una intera denominazione. Vendemmia in diverse fasi, inizia ad ottobre e finisce a volte anche a dicembre sotto il gelo invernale. Ogni anno vengono selezionati i filari maggiormente adatti per essere attaccati dalla Botrytis Cinerea, da zone ed esposizioni differenti. Inizia su note tioliche che virano verso parti fenoliche di medicinale, subito rimpiazzate da susine sciroppate e albicocche disidratate. Leggera speziatura di pepe bianco e cannella tipica del Grechetto, essendo utilizzato solo l’acciaio, senza ricorrere al legno. Al palato da il meglio di sè con acidità vibranti sostenute da struttura e finezza. Prodotto dal 1986, fortemente voluto da papà Luigi, esalta in un colpo solo vitigno e terroir. (link)
Daniele Moroni
I Vini dell’anno:
Chianti Classico Riserva DOCG 1990 (link)
29 anni e non sentirli. Un vino che ci avrebbe stupito ancor di più se non avessimo saputo il suo anno di nascita, perché ci appare ancora giovanissimo.
Le note terziarie che ci aspettiamo di trovare in questo vino sono quasi inesistenti surclassate da profumi di frutti rossi e note balsamiche. L’assaggio ci stupisce ancor di più con una freschezza che spesso non troviamo neppure in vini giovani e ben accompagnata da un tannino presente ma elegante e da tanta ricchezza. Bellissimo il finale di spezia e frutto.
Rubesco Riserva Vigna Monticchio 1974: 70% Sangiovese 30% Canaiolo (link)
Un’emozione vera l’assaggio di questo vino con integrità, sapidità al centro dell’assaggio, Note di fungo porcino aprono le danze terminando con una chiusura sapida, salmastra e quasi marina. Complesso e molto elegante. 95/100
Terre Siciliane Igt Rosato “Cloé” 2018, Abbazia San Giorgio (link) – Questo rosato ottenuto da vigne vecchie di Nerello Mascalese allevate ad alberello a Pantelleria, fermenta spontaneamente in acciaio, non è filtrato, non ha un solo milligrammo di solforosa aggiunta e affina per 6 mesi in parte in acciaio e in parte in vecchie botti grandi di castagno. Rosa corallo luminoso, con una leggera velatura. Naso intenso e suadente di ciliegia matura e rosa tea, che col tempo rivela la sua anima pantesca con accenni salmastri, quasi iodati, e lievi note di cappero e arancia rossa. In bocca è un tripudio di ciliegia matura e arancia sanguinella, fresco e sapido con un finale balsamico e salino che racconta del sole e del vento di Pantelleria.
Etna Rosso Doc “Vinupetra” 2016, I Vigneri (link)– (Nerello Mascalese 80%, Nerello Cappuccio, Alicante e Francisi 20%). Un’espressione dell’Etna profonda e tridimensionale, frutto di vigne centenarie allevate su terrazzamenti all’altitudine di 700 metri, e della magistrale interpretazione di Salvo Foti. È un vino di grande slancio, quasi impetuoso, che porta con sé un’appassionante esplosione di toni vulcanici, eleganti e vellutati. Al naso dominano i sentori fruttati di ciliegie nere e mirtilli, seguiti da note di arancia rossa, alloro, ibisco, terra bagnata e tabacco, sbuffi minerali e sfumature di pietra lavica. Ad un naso ricco e intrigante corrisponde un assaggio disarmante per intensità e classe, dove la materia e l’alcol non contrastano la facilità di beva, garantita da una straordinaria freschezza e da una piacevole vena sapida accompagnata da un tannino fitto e vellutato. Un vino affascinante, dotato di grande dinamismo e dalla persistenza quasi infinita. Difficile da dimenticare.
Gianmarco Nulli Gennari
Vini dell’anno:
Upupa Rot IGT 2016 – Weingut Abraham (Schiava con un saldo di Pinot Nero). Ottenuto da vari tipi di Schiava di circa 50 anni piantate a 450 metri s.l.m., dal grappolo piccolo. Grande esuberanza aromatica (fragole, lamponi), al palato conferma tutto il carattere del vitigno: sorso splendido, che gioca le sue carte non sulla potenza ma sulla dinamica e sulla freschezza. Grande vino. (link)
Rosso di Montalcino Doc 2016 – Poggio di Sotto . Un mix inebriante di profumi floreali, fruttati (fragolina di bosco) e balsamici, di grande intensità, con cenni fumé, precede un sorso intenso, continuo, progressivo, aereo, in perfetto equilibrio tra ricchezza e leggerezza, nella migliore tradizione della casa. Tannini succosi, deliziosi, persistenza quasi interminabile con tanto sale e agrumi rossi. Siamo tranquillamente sui 95 punti. (link)
Dante Palombi
Vino dell’anno: La Monella 2018 – Barbera del Monferrato frizzante DOC; Link
Ilaria Pellicane
Vino dell’anno:
Il Reminore Trebbiano Spoletino 2016 – Madrevite (link)
Un’annata equilibrata che regala oggi un vino in uno stato di piena godibilità. Nei profumi gioca più sull’intensità che sulla finezza, con una buona componente fruttata ancora presente e fresca, prevalentemente agrumata. In bocca ha un buon equilibrio, privo di sovrastrutture, dal gusto sincero e scorrevole, con un finale minerale e lievemente amaricante.
Da abbinare con preparazioni non troppo impegnative, a base di pesce o carni bianche.
Antonio Paolini
Trebbiano d’Abruzzo 2015 – Valentini (link)
Dom Pérignon P2 (Plénitude 2) 2002
Stefano Puhalovich
I vini dell’anno:
Campore – Taurasi Riserva D.O.C.G. 2003 (link)
Colore granato fitto con riflessi aranciati ed archetti persistenti.
Naso di grande spessore con ancora frutto rosso in evidenza, seguono sentori di china, rabarbaro, tabacco, liquirizia e nota tenue di idrocarburo, segno di entrata nel settore della terziarizzazione.
Bocca vasta, calda, equilibrata, armonica, elegante e di lunghissima persistenza.
Onore al produttore che è riuscito a venire a capo di un’annata molto calda con grande capacità.
Gradazione 14 %
Valutazione 95 / 100
Terenzuola – Fosso di Corsano – D.O.C. Colli di Luni Vermentino Bianco 2015 (link) Vitigni: Vermentino 100%. Vigneti situati nel comune di Fosdinovo ad una altitudine compresa tra i 200 e i 350 metri s.l.m. Terreno scistoso e ricco di scheletro per il vigneto principale di circa 3 ettari, nelle restanti parcelle il suolo è prevalentemente sabbioso. Allevamento a guyot con densità media di 8.400 ceppi/ha e resa di 70 q.li/ha. Vendemmia manuale, divisa per maturazione delle diverse parcelle durante le ultime settimane di settembre e la prima di ottobre. Vinificazione con breve macerazione a freddo, fermentazione a basse temperature, suddivisa per le diverse parcelle, con affinamento sui propri lieviti in tini di acciaio per sei/sette mesi. Imbottigliamento a marzo con uscita sul mercato dopo due/tre mesi di affinamento in vetro. Gradazione alcolica 14%. Bottiglie prodotte 30.000. Colore paglierino limpido con riflessi dorati. Naso fragrante ed intenso di pompelmo, note iodate e minerali. Bocca morbida, fresca, sapida e lungo finale con ritorni salmastri. Buona potenzialità di invecchiamento.
Franco Santini
I vini dell’anno:
Montepulciano d’Abruzzo 2010 (in magnum) – Filomusi Guelfi (link)
La prova provata che il base di Filomusi è vino di integrità e materia superiore. Questa bottiglia è, dopo 9 anni, perfettamente godibile: tanta roba al naso, con note di prugna, di frutti neri, di pepe, e poi bocca ancora fresca, dal sorso pieno e dal finale pulito. Questo è il mistero e la magia del vino! Un vin-ello (“ello” solo sulla carta) pensato per un pronto consumo, che poi ti tira fuori queste cose!
Le Caniette, Cinabro 2014 (medaglia d’oro del Concorso Grenaches du Monde) (link) La potenza è nulla senza controllo, recitava qualche anno fa un claim di una nota pubblicità di pneumatici. Il Cinabro sembra averla ascoltata e fatta sua, vista la sintesi mirabile nel bicchiere di intensità ed equilibrio. Ogni componente sembra essere al posto giusto, assemblando un puzzle che ti conquista sorso dopo sorso. Mi restituisce le sensazioni di naturalezza e scorrevolezza dei due Rossobordò, con un filo di eleganza in più. È vino che in bocca sembra avere sapore infinito, in continua evoluzione, profondo e sfaccettato come solo i grandi vini sanno essere. Chapeau!
Davide Tita
Vino dell’anno:
Annibaldo Sangiovese Superiore Riserva 2015 – MISSIROLI (link)
L’azienda è sita sui colli di Cusercoli per un’estensione di 11 ettari. Stiamo parlando del Sangiovese in purezza Annibaldo Sangiovese Superiore Riserva 2015, il quale trascorre due anni in botte di rovere ed uno in bottiglia. Alla vista si presenta con un rosso intenso e delle sfumature granate, al naso profumato e speziato, in bocca si sente la bacca del frutto e nessuna intrusione. Un vino che va dritto al punto senza giri di parole, un po’ come nei film di Pasolini, ove si rappresenta la realtà.
Gianni Travaglini
Distillati dell’anno 2019:
Port Charlotte Heavily Peated Islay Barley 2011, 50% (link)
Torbatura 40ppm
Invecchiato 7 anni per il 75% in botti quercia americana ex bourbon first-fill e per il 25% in botti ex vino francese. Realizzato con il malto proveniente da tre fattorie di Islay.
La combinazione dolce-affumicato è il tema distintivo di questo whisky e si realizza con un bilanciamento ed una piacevolezza superlativi. All’olfatto miele, frutta secca (uvetta soprattutto) e malto sono i tre aromi principali, molto ben amalgamati tra loro; profumi vibranti, molto piacevoli e accattivanti. Il gusto pulito riflette gli aromi olfattivi. La struttura molto fine e piccante del distillato lascia nel palato un retrogusto di malto, miele e pepe bianco, seguiti dal frutto (limone, pesca) con leggera vaniglia e rovere. Il sorso ha una freschezza e delicatezza incredibili, con la torba ottimamente integrata nel frutto e un retro-olfatto di sentori marini.
Lagavulin Distillery Exclusive Bottling, bottled 2017, cask strength 54,1% – Islay Single Malt scotch whisky (link). Questo whisky acquistabile esclusivamente nella distilleria è un No Age, composto principalmente da whisky invecchiato 16 anni e in piccola parte di 25 anni, in botti di solo ex bourbon di diverso passaggio. Colore oro carico. Al naso è fine, balsamico, l’alcol non è pungente ma perfettamente integrato, il profumo è un amalgama di uva passa, rovere, iodio, note di caffè, zucchero a velo e spezie dolci. Ingresso in bocca di grande finezza, strutturato e ricco di aromi. La progressione nel palato denota anche grande pulizia ed equilibrio. Un finale di una dolcezza grassa, mielata, con frutta candita, pera e pepe bianco; chiude molto persistente e fine con l’affumicato e note marine in sottofondo. Un whisky complesso, di grandissima eleganza e purezza, l’intensità del fruttato e il perfetto bilanciamento di sapori fa sì che i 54 gradi di alcol non disturbino la beva.
Paolo Valente
Belle Èpoque 1982 – Perrier-Jouët (link)
Prima annata in cui Hervé Deschamps ha iniziato a lavorare in cantina e, pur non avendone seguito la vendemmia, ha curato la messa in bottiglia e l’affinamento di questo millesimo.
Il calice dorato riporta alle tonalità delle uve che all’epoca tendevano al color caramello. Il naso ricorda una vecchia cuvée di Champagne. Il floreale è soppiantato da note fumé e di tabacco biondo, di caramelle al latte, di Tarte Tatin. Poi ancora accenni di torrefazione, di fava di cacao, di cuoio e poi ancora riemergono le note affumicate. In bocca nessuna deviazione ossidativa, ancora freschezza e un’energia fenomenale. Magia e vivacità per un vino di 37 anni. Eccellente in abbinamento a piatti elaborati, con lunghe cotture, anche in presenza di funghi.
Cantina San Michele Appiano – Appius 2015 (link)
La degustazione
Il colore affascina l’occhio: giallo paglierino, inteso e luminoso, solcato da riflessi ora verdolini, ora dorati. Il naso è ricco e complesso, fresco ed esuberante. Si ritrovano facilmente le note della frutta tropicale, polposa e matura, dolce e croccante, seguono sentori di fiori bianchi, gelsomino e le note caratteristiche dei vitigni Pinot Bianco e Grigio che entrano in assemblaggio. E ancora lieve tocco agrumato e finale terziario. In bocca spicca la sapidità, netta e lunga. Pieno, ricco, quasi muscolare, con una nota piccante e amaricante che accompagna l’intensa persistenza.
Un insieme armonico di quattro vitigni che si fondono con eleganza donando, ognuno per la sua parte, una complessità e armonia unica.
Appius 2015 è un vino che trova la sua massima espressione in accompagnamento a pietanze di pesce anche di gusto orientale. Abbinabile felicemente anche a secondi di carni bianche.
Paolo Valentini
Vini dell’anno:
Taurasi Vigna Cinque Querce 1992 – Salvatore Molettieri (link): è la terza volta nel corso di questi ultimi 10 anni che abbiamo modo di assaggiare quest’annata. Ed ogni volta lo stupore aumenta. Ancora integro e con possibilità di ulteriore evoluzione, colpisce per freschezza e struttura, seguiti da piccoli accenni di toni terziari e da un lunghissimo finale di macchia mediterranea. 95/100
Vitovska 2016 della linea Collection – Zidarich (link)
Maurizio Valeriani
I vini dell’anno:
Barolo Vigna Rionda 2015 – Guido Porro (link)
Assaggiando i vini di Guido Porro quest’anno ho provato questa sensazione davanti al Barolo Vigna Rionda 2015 al punto di trarre la conclusione di un punteggio individuale di cento/centesimi (100/100).
Succoso, incredibilmente persistente, dal tannino finissimo, e con eleganza e struttura in evidenza con sentori che vanno dalla viola alle spezie, dal frutto rosso ai toni iodati. In sintesi un vero capolavoro che coniuga eleganza e complessità. Ma qualsiasi descrizione non rende sufficientemente giustizia a questo vino. Solo assaggiandolo mi potrete comprendere!!!
Sauvignon Riserva Renaissance 2016 (1 anno sui lieviti grossi in tonneaux ed 1 sui lieviti fini) (link): complesso, ricco di materia e sfumature olfattive con note che vanno dai frutti bianchi alla pietra focaia, dagli agrumi a toni salmastri. Il sorso è progressivo e dinamico, nonostante la materia e la incredibile persistenza. Un vero e proprio capolavoro. 97/100
Carignano del Sulcis 2016 – Bentesali 98/100 prezzo a scaffale enoteca 17 euro (link)
Un piccolo capolavoro con toni speziati, materia, sapidità, carattere, forza e lunghezza gustativa, succosità ed armonia, senza rinunciare a bevibilità e dinamicità del sorso. Carattere e aderenza al territorio sono le parole chiave per l’interpretazione di questa etichetta.
Gioia del Colle Primitivo Riserva 2017 – Fatalone (link) : ancora il frutto rosso e le spezie in evidenza insieme a ricordi di carrubba e macchia mediterranea. Un perfetto connubio di freschezza e complessità. Fermentazione spontanea tra 2 e 3 settimane con temperature tra 22 e 28 gradi. Dopo la fermentazione la macerazione prosegue per ulteriori 5 giorni. La malolattica avviene in acciaio. In estate va in botte grande (750 e 1150 litri). Rimane in legno 12 mesi. Un vero e proprio capolavoro. 96/100
Distillato dell’anno:
Gin Ginìu Abberere – Silvio Carta (link)
Sergio Vizzari
Il vino dell’anno:
Amarone 2011 – Quintarelli (link), forse uno dei più grandi vini in assoluto, con componenti dosate in misura millimetrica tra loro, un vino che lascia sempre esterrefatti. Amarone in generale la volatile è sempre stata di presenza relativamente marcata, ma l’impressione è che negli anni si stia affievolendo, con una sempre maggiore attenzione alla perfezione formale dell’insieme. Francesco ci conferma questa sensazione, ma ci rassicura che l’attenzione è vigile per mantenere un occhio alla tradizione di questo vino monumentale e che quindi difficilmente si faranno modifiche significative in futuro. Buone notizie per gli appassionati, credo, soprattutto per chi acquistando un Quintarelli e spera sempre di ritrovare la sua freschezza ed il suo gusto storico.
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