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TOSCANA – CAPEZZANA E LA STORIA DEL CARMIGNANO

TRE le date da tenere a mente per raccontare in sintesi la storia di Carmignano. La prima è del 804 d.C. con un documento scritto nel quale si menziona la coltivazione di viti ed ulivi; si potrebbe però andare ancora più indietro, ai tempi della caduta dell’Impero Romano, quando sorgeva in questi luoghi un avamposto fortificato. La seconda è del 1396: il banchiere Datini, inventore della cambiale, menziona l’acquisto di “15 soma di vino di Carmignano” (per il bianco preferiva quello proveniente dalle zone del Chianti). Ultimo importante evento è segnato 1716, quando il Bando del Granduca Cosimo III de’ Medici sanciva le prime Denominazioni di Origine Controllata e Carmignano era una di queste.

In mezzo c’è un universo infinito di episodi che hanno condotto l’areale a sperimentare per primi blend tra autoctoni e vitigni internazionali, grazie alle esportazioni dalla Francia di barbatelle dette, appunto, “uva francisa”, per mano di Caterina de’ Medici. Secoli prima della generazione Supertuscan, quando a stento si riusciva ad evitare che il prodotto si ammalorasse durante i lunghi viaggi navali, qui si parlava già un linguaggio enologico moderno. Ed i Conti Contini Bonacossi di Capezzana hanno saputo ben intepretarlo, ridando slancio, agli inizi del secolo scorso, alla fama di tali luoghi, appannata dalla crisi post fillossera. La cantina è rimasta praticamente intatta ed immutata, all’interno di essa si cela la cripta con un eccezionale archivio storico: bottiglie datate dal 1931 in avanti, memoria liquida di ciò che sembra non avere tempo.

A fondo valle le vigne di Trebbiano, allevate per il Vin Santo ed utilizzate in seguito per una meravigliosa versione secca da tutto pasto. Man mano che si sale lungo le dolci pendenze collinari si passa da terreni a prevalenza alluvionale verso argille frammiste a galestro ed alberese, ivi presente in maniera cospicua. Ne conseguono vini longevi e possenti, con tannini pronunciati, ma difficilmente aggressivi. La Vinsantaia è il sancta sanctorum dell’azienda, dove Filippo, figlio di Ugo Contini Bonacossi lo strenuo difensore della Denominazione, e tutta la famiglia si divertono a creare sublimi capolavori di dolcezza.

Filippo Contini Bonacossi

Ci appropinquiamo alla degustazione delle etichette aziendali nell’osteria posta al piano terra, sempre aperta a soddisfare le esigenze mangerecce dei visitatori. Attenzione alla gradita sorpresa finale..

IGT Toscana Trebbiano 2020 inizia in pompa magna su fiori di acacia e ginestra per proseguire al gusto lungo una vena minerale sapida e succosa. Sono anni che osserviamo l’evoluzione stilistica di questo prodotto che sta raggiungendo risultati davvero eccellenti.

Villa Di Capezzana 2018 – Carmignano DOCG – altrove annata interlocutoria; per la tipologia in esame si rivela invece molto interessante. Il naso è lento ad aprirsi, ma la bocca resta gradevole per equilibrio, freschezze agrumate e classe dei tannini. Ottima persistenza, sicuramente ha parecchio futuro davanti a sé.

Villa di Capezzana 2013 – Carmignano DOCG – degustare vini simili significa capire appieno il potenziale evolutivo del Carmignano. Ancora giovane e croccante nelle sue piccole bacche rosse di bosco. Sorso lungo e dinamico con richiami tostati e salmastri in chiusura. Eterno.

Trefiano 2016 – Carmignano Riserva DOCG – altra icona di Capezzana. Anche per essa la annata di origine si fa notare per eleganza e spessore. Più denso e materico dei campioni precedenti, decisamente scuro e speziato. Dobbiamo aspettarlo alla distanza, come si fa osservando alle corse i cavalli di razza.

IGT Toscana Ghiaie della Furba 2018 – il classico taglio bordolese con un piccolo saldo di Syrah. Succoso ed appagante, come ben si addice alla categoria. Peccato solo per un nerbo verde nella parte conclusiva, che lo comprime nei sapori.

Carmignano 1981 – fuori storia, fuori strada, fa un concorso a parte. Come andare dalla Terra alla Luna trattenendo il fiato per non sentire la forza di gravità. Integro, fruttato, mai domo anche nella parte antocianica. Note iodate e saline chiosano un quadro che, alla cieca, si potrebbe identificare con una trentina di anni evolutivi in meno. La sorpresa finale di una dinastia di vigneron appassionati. Il primo di una serie di incontri nati per narrare le meraviglie nascoste della DOCG Carmignano.

 

 

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