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Roma – Metti una sera in degustazione a Palazzo Farnese

Ci vorrebbero numerosi articoli per esprimere l’emozione di una serata unica e (speriamo sinceramente di no) irripetibile. In un solo momento, nella cornice meravigliosa di Palazzo Farnese a Roma, sede dell’Ambasciata di Francia, Bordeaux e Sauternes si sfidano a regolar tenzone proponendosi agli invitati in tutto il loro splendore.

Potremmo raccontare, dettagliatamente, dell’esito di tale “battaglia” enologica, ma a chi gioverebbe? Ovvero: degustare vini rari da annate storiche per esaltarne le connotazioni entusiasmanti a chi non può rinvenirle risulta un esercizio di stile ormai desueto. Proviamo a spingerci, invece, nell’esaminare le speranze e le disillusioni di due areali vitivinicoli ritenuti emblema nel mondo.

Lo facciamo sulla base di un quantitativo impressionante di assaggi, alcuni impreziositi da una bellezza senza pari. Lo facciamo consci che la comunicazione enogastronomica richieda, anzitutto, la comprensione da parte del lettore di quanto si stia raccontando, senza autoreferenzialità o particolarismi di sorta.

Dunque la vera sorpresa in positivo è stata l’esibizione dei campioni di Bordeaux con uno stile giudicato in profondo cambiamento rispetto al passato. Esaltazione del varietale di provenienza, al netto di pomposità eccessive nei vini più giovani. Anche qui il concetto di “meno è meglio” ha attecchito, ed in pochi restano ancorati a prodotti di grande estrazione che il cambiamento climatico casserà per sempre alla storia. Di seguito una carrellata fotografica dei migliori assaggi.

Il controllo del tannino è diventato il nuovo mantra, costi quel che costi, sacrificando il frutto maturo e le nuance vegetali tipiche dei Cabernet e del Merlot. Semplicemente commoventi gli esemplari datati 2000 – 2005 e 2010 quasi come se ci fosse un sottile filo rosso a unirli. Eleganza, succo e spessore tali da far da eterno monito ad altri areali che cercano di imitarne lo stile. Della serie: per molti ma non per tutti.

Discorso inverso per il Sauternes, che conosce una profonda crisi nelle scelte commerciali e una revisione al ribasso dei richiami da Botrytis Cinerea. Alcuni prodotti assomigliano vieppiù a passiti da dessert piuttosto che ai grandi muffati celebrati da secoli. Colpa del mutamento nei gusti dei consumatori e nelle variazioni stagionali che rendono difficile la presenza delle nebbie utili alla botrite.

Inenarrabile il clamore di un 1996 declinato su cherosene e frutta essiccata, ma per gli altri, escluso un 2015 scalpitante e per un coetaneo Barsac fragrante e delicato, si valica la frontiera dell’albicocchina sciroppata e delle balsamicità fuori scala, rimpiangendo il tanto vituperato zafferano del tempo che fu.

Due facce della stessa medaglia, quella Francia che ha insegnato a tutti come fare vino, nella gioia e nel dolore, in salute e povertà. Metti una sera in degustazione a Palazzo Farnese.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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