Rimani in contatto con noi
[the_ad id="81458"]

ISCRIVITI

Toscana

Azienda Agricola Quercecchio: la visione “d’antan” nei Rosso di Montalcino e Brunello di Montalcino

Vi sarete forse chiesti se esista un prima e un dopo nella visione complessiva dei vini di una Denominazione. Nel caso di Montalcino, personalmente, una linea spartiacque ha seguito l’evoluzione climatica delle stagioni, a decorrere dai primi anni 2000.

In passato l’immediatezza non era un concetto sempre facile da pronosticare; il Sangiovese è una brutta bestia che abbisogna delle giuste cure per raggiungere una maturazione polifenolica soddisfacente da subito. In genere i campioni di quest’areale venivano apprezzati nei “tempi supplementari”, dopo un riposo congruo e con tannini più domi alla masticazione.

Le eccezioni sono ora divenute consuetudine, grazie a tecnologie e rivalutazioni moderniste in campo agronomico. Resta ancora, però, chi lavora con i metodi di una volta, realizzando vini d’antan dal bouquet e sapore tipico come l’Azienda Agricola Quercecchio.

Lo fa Matteo Benvenuti, trasferitosi da Roma nel 2005 inizialmente per la sola gestione dell’agriturismo. In seguito, però, l’amore per le vigne ha richiamato anche lui nel cerchio dei produttori appassionati ed ora è il factotum dell’azienda della zia Maria Grazia Salvioni.

Lo fa con il sorriso e con grande modestia, quella di chi, in fondo, non ha nulla da dimostrare con gli affari di famiglia ben avviati ed un approccio turistico sempre in auge. Pochissimo lo spazio per uno storico di bottiglie, riservato soltanto ad eventuali verifiche ed a qualche cena in compagnia di amici.

La cosa, al sottoscritto che ne scrive, fa ben sperare. Uno di quei casi nei quali puoi esprimerti senza remore, senza timori di sorta ed in totale onestà sapendo che l’interlocutore sarà altrettanto disponibile al tuo pari.

Matteo lo incontro nel chiostro dell’Agriturismo Antica Grancia, un vecchio convento dei monaci benedettini di inizio ‘400, riadattato all’uso per gli ospiti con tanto di appartamenti, angolo cottura e 26 posti letto. Uno spazio senza tempo, per un riposo in aperta campagna, lontano dall’ansia cittadina.

La presenza dello storico cantiniere di famiglia, Leonardo Ceciarini, qui sin dagli inizi, è silenziosa ma efficace. Non si scompone di un millimetro, neppure in annate non facili da gestire come quelle odierne, soprattutto quando non hai le altitudini per poter vantare un minimo di refrigerio alle piante nelle calure estive.

Mi sarei aspettato, perciò, vini caldi e potenti, a dirla tutta morbidi e ricchi di materia. Sorpresa: mi sono ricreduto in un lampo! Eppure i vigneti non hanno l’età da far pensare ad irruenze giovanili.

I lieviti vengono selezionati e le vinificazioni seguono il classico schema tini di acciaio inox e susseguente elevazione in botti grandi di rovere esauste. Ci si chiede come sia possibile realizzare, in tali contesti, dei prodotti dalla grande verticalità e dalla potenza tannica elegante e serbevole. Forse l’unica risposta plausibile è la qualità altissima delle uve che arrivano in cantina, tutte prodotte da Azienda Agricola Quercecchio.

Vediamo quanto sin qui raccontato alla prova dell’assaggio.

Cominciamo da una meraviglia assoluta, l’assaggio stupefacente dal contenitore del vino atto a divenire Brunello di Montalcino 2019 in uscita l’anno venturo, se tutto va bene. La precisazione è d’obbligo perché non è per loro una novità attendere qualche mese ulteriore, creando in via indiretta una legittima aspettativa del consumatore. Il frutto nitido di ciliegia succosa lo porterò per sempre con me, custodito come un caro ricordo, simbolo della bellezza del Sangiovese di queste terre.

Il Rosso di Montalcino 2020 è leggermente indietro sulla tabella di marcia. Non si tratta della mossa di un gambero, quanto piuttosto della carica del centometrista pronto sui blocchi di partenza, prima di scattare. L’acidità alle stelle avvertita al sorso ne dà conferma. Andrà lontano.

Straordinario il Brunello di Montalcino 2018. Piacevole, scuro e teso verso l’infinito. Nuance di visciola matura, con un tannino sorretto da sostanza elegante. L’integrazione delle componenti dimostra le favole vuote e scialbe che aleggiano su annate considerate dalla critica (per errore) minori o meno prospettiche di altre.

Come le produzioni artigiane di piccolo taglio che si rispettino, le suddette annate, invece, giocano un ruolo fondamentale nella creazione di un vino. La calda 2017 si fa sentire nel Brunello di Montalcino 2017, in particolare nella sua irrequietudine al palato con prevalenza di note terziarie e sensazioni astringenti da lenire col tempo. Meno accomodante della precedente, ma non per questo meno interessante.

Uno stile molto schietto, forse in via di scomparsa?

avatar
Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

Iscriviti alla Newsletter

Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia

NELLA CLASSIFICA DEI 10 CAFFÈ PIU’ COSTOSI AL MONDO 4 DERIVANO DALLA MASTICAZIONE DEGLI ANIMALI

News

La classifica dei migliori 10 Panettoni d’Italia del 2019 secondo Vinodabere

News

La classifica dei migliori 20 Panettoni d’Italia del 2021 secondo Vinodabere

News

La Classifica dei migliori Cannonau della Piccola Guida della Sardegna di Vinodabere – Seconda Edizione (assaggi effettuati nel 2019)

News

Connect
Iscriviti alla Newsletter

Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia