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A Cortona si parla anche di Pinot Nero con i vini di Fattoria Brena

Chi lo avrebbe mai pensato: a Cortona, terra di eccellenti Syrah, c’è chi osa oltre ogni limite con una varietà che chiamare ostica è un eufemismo. Fare Pinot Nero di qualità non è semplice, soprattutto quando il paragone corre ad alcune espressioni memorabili dei cugini francesi. Non tutto è perso, anzi. Ci sono tante realtà lungo lo stivale che sanno produrre cose davvero interessanti. Ne abbiamo scritto di recente con la prima Guida ai Migliori Pinot Nero d’Italia.

Ma torniamo a noi, ad un luogo quasi mistico sembiante a tratti irraggiungibile. San Pietro a Dame è situato sulla sommità delle montagne cortonesi, crocevia tra diversi territori, dai verdi prati della Valdichiana a quelli aretini fino all’inizio della Val Tiberina umbra. Siamo circa a 700 metri di altezza in un panorama incontaminato, fitto di boschi e sparute vigne nate su suoli calcarei e argillosi. Fattoria Brena ha posto qui le proprie basi per una viticoltura estrema, per non dire eroica, in stretta connessione con le asperità dell’ambiente circostante.

Giancarlo Bucci e la sua compagna Ramona spendono le proprie energie per salvare un territorio dall’abbandono, ormai tra i pochi testimoni di un tempo passato, quando i borghi d’altura contavano numeri ben diversi da quelli odierni. Nel 1999 l’impianto nei primi terrazzamenti, con cloni di Pinot Nero da varie provenienze compreso i vivai Guillame. Nel 2014 gli altri innesti e, di recente un ultimo gruppo di selezioni direttamente da coltivatori di Bolzano.

Lo scopo perseguito da Giancarlo è quello di arrivare finalmente a vinificare per micro parcelle uve da 11 cloni differenti, per ottenere il blend finale perfetto. Una concezione all’avanguardia per il territorio, che segue però la tradizione d’oltralpe. Un’opera certosina che ha colto il vivo interesse persino di Patrizio Bertelli del gruppo Prada, giunto immediatamente in visita alla cantina dopo aver degustato il vino grazie ad una bottiglia regalo di amici.

Il lavoro nei campi rispetta i migliori canoni del concetto, a volte abusato, di “naturale”, incluse le pecore al pascolo durante i mesi invernali per restituire le componenti azotate al terreno e rimodellarlo al loro passaggio evitando l’uso del trattore a motore. Sovescio, allevamento a guyot simile ad un doppio capovolto chiantigiano e tanta cura per rese bassissime.

La cantina è a misura d’uomo, dato il ridotto numero di bottiglie annue. Non esiste ancora l’esigenza di ampliamento, anche se qualche modifica Giancarlo ed il padre Bruno l’hanno fatta per inserire contenitori nuovi sia di acciaio che di rovere francese, oltre l’immancabile cemento, marchio distintivo di Fattoria Brena. Lì i vini precedentemente fermentati e maturati possono completare la fase di affinamento e riposo, trovando l’equilibrio tra le componenti verticali e la potenza del frutto.

Nel cemento i Bucci credono fortemente ed hanno vasi di medie dimensioni adatti allo scopo. Bisogna soltanto avere attenzione nella pulizia dopo lo svuotamento, prima di immettere la nuova annata in sosta. Lunghissimi i tempi per la commercializzazione sul mercato dei vini pronti. Si parla di un intervallo compreso tra i 3 ed i 4 anni dalla data di vendemmia.

Abbiamo assaggiato direttamente dalle vasche il Sopra 2021, dall’eleganza e dal frutto di ribes nitido e straordinario, e che a breve verrà spostato nelle barrique per completare la sua corsa. Il Sopra di Sopra 2020, dalla selezione delle piante più vecchie e da cloni francesi, denota minor struttura e maggiori evidenze terziarie di spezie e polvere di cacao. Ne risulta un vino ancora chiuso nei propri confini gustativi, con potenzialità che, ci auguriamo, possano trovare la strada per esprimersi. Annata non semplice.

Ben diverso l’en-primeur Sopra di Sopra 2019 che andrà in vendita entro l’anno corrente, sublime e succoso, con mineralità appagante su finale salino. Il Sopra 2018, invece, ormai finito e quasi introvabile, dimostra calore sin dai profumi tendenti a note scure ed evolute, con sorso potente e materico. La grande variabilità delle annate ricalcata ad hoc nel calice. Un punto di forza, anche quando non si ottengono i risultati sperati e bisogna accontentarsi “soltanto” di una beva immediata.

Mica male in fin dei conti…

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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