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ALTO ADIGE: WEINGUT PLONERHOF – IL SOGNO REALIZZATO DI ERHART TUTZER ED HERTA SCHAFER

Ci voleva un “bolzanino doc” a smuovere le acque a Marlengo, amena località a pochi passi da Merano sulla porta di ingresso per la Val Venosta. Da sempre ammiro l’operosità degli abitanti di queste valli ed incontrando Erhart Tutzer non potevo che averne conferma. Eppure la storia di Erhart parte da lontano, dall’attività di famiglia nel campo vivaistico. Un mondo che non ha saputo mai abbandonare completamente, continuando da produttore di vini la ricerca di nuovi ceppi, incrociando a mano varietà differenti. In fin dei conti la curiosità (non la pubblicità) è la vera anima del commercio: chi non la possiede non studia e di conseguenza non sa interpretare ciò che la natura gli mostra quotidianamente. Già abbiamo narrato delle sue prodezze enologiche in altri articoli per Vinodabere ai Link 1 – Link 2.

Erhart Tutzer

I terreni di queste zone, derivanti dalle recenti glaciazioni, sono ricchi di argille sabbiose, granito, schegge di rovere e gneis e consentono ai vini di esprimere al meglio un carattere profondamente minerale. L’ambiente gioca un ruolo fondamentale e per questo Weingut Plonerhof rinuncia completamente ad utilizzare erbicidi, pesticidi e concimi artificiali. Tutzer è stato anche cofondatore e presidente dell’associazione Cultura del Vino di Marlengo, composta al momento da pochissimi viticoltori in un territorio ancora legato alla coltivazione dei meleti.

Nel 2003 rileva l’azienda agricola Ploner trovando davanti a sé non poche difficoltà, prima fra tutte ripristinare i terrazzamenti malconci piantando uva anziché mele. Una tenera pazzia ideata durante una notte insonne, dopo aver capito che era possibile fare il grande salto: da produttore di barbatelle a produttore di vino, e nonostante le perplessità iniziali della moglie che temeva per l’immane carico di lavoro ulteriore sulle spalle della famiglia. Ogni dubbio è stato fugato, però, dai numerosi riconoscimenti che i prodotti hanno ottenuto nei consessi internazionali. I vitigni scelti sono quelli cari all’Alto Adige, dal Sauvignon Blanc al Riesling passando per Pinot Bianco, Pinot Nero ed il resistente Solaris. Non resta che raccontarli alla prova del calice.

Sauvignon Blanc 2021 – note fumose straordinarie da rimembranze francesi. Seguono in successione agrumi gialli, erbe mediterranee e salgemma. La sapidità sarà proprio il filo rosso di congiunzione che unirà metaforicamente le varie etichette.

Sauvignon Blanc Exclusiv 2021 – “superselezione” della serie ci piace vincere facile. Solo legno grande dalla vinificazione all’affinamento con sosta sulle fecce fini. Eleganza infinita, schietto come un amico che ti sbatte in faccia la verità costi quel che costi. Quasi tropicale con sensazioni di zagare, fiori di ginestra ed acacia in prima battuta. Il resto scivola come il velluto liquido, capolavoro assoluto. Ancor più commovente la 2012, da meditazione con sfumature da fiori di campo essiccati e spinte minerali vibranti.

Riesling 2020 – difficile parlare dopo il campione di razza precedente. Ovvio che il paragone non regga, anche perché lo scopo di questo prodotto è l’immediata piacevolezza e giovialità. Note di biancospino e verve gessosa in chiusura. Da Riesling Renano in purezza.

Nörder Cuvée Blanc 2021 – le tre uve a bacca bianca più rappresentative dell’Alto Adige in un unico uvaggio. Sauvignon Blanc, Riesling Renano e Pinot Bianco in parti identiche. Molto salino ed appetitoso dall’inizio alla fine, è gastronomico per propria natura.

Solaris 2021 – sviluppato come vitigno resistente (i cosiddetti Piwi), Erhart Tutzer crede fortemente nel futuro delle ibridazioni e coltiva questo esemplare in Val Venosta a ben 1000 metri d’altitudine. In azienda possiede oltre 200 varietà tra autoctoni ed incroci e da pochi giorni ha ottenuto l’iscrizione al registro della vite tedesco di una sua creazione: l’Aromera, la cui validazione per l’Italia verrà in seguito richiesta grazie ai trattati Ue vigenti in materia di agricoltura. Tornando al vino, la parte erbacea prevale al momento sulla frutta, dimostrando l’irruenza della gioventù da domare col tempo.

Pinot Nero Riserva Exclusiv 2018 – annata calda per l’intero comprensorio, che non sembra inficiare la bontà del Pinot Nero a Marlengo. L’unica cosa che possa far pensare al maggior calore si trova insita nella frutta di bosco più scura e densa del solito, ma molto appagante. Salmastro in chiusura, proseguendo nello stile elegante di Weingut Plonerhof. Divertirsi negli abbinamenti con il cibo…è solo un gioco da ragazzi.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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