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Alto Adige – Plonerhof: una vita per il Pinot Nero e per il Sauvignon

Arrivare sulle alture che dominano Merano, per far visita ad una cantina, può rivelarsi una sorpresa se anziché una vigna, ti accoglie un giardino curatissimo.
Siamo ospiti di Erhard Tutzer, creatore della Cantina Plonerhof, che ci accoglie benevolmente, malgrado la nostra richiesta di anticipare la visita alle 8.30 del mattino.
Inizia illustrandoci fieramente le differenti microparticelle di vigna, che si scorgono dal terrazzo della sala di degustazione,da fondo valle salendo in altezza dal lato della Val Venosta.
La prima nostra domanda non può che indirizzarsi sul modo in cui si presentano filari, che scendono perpendicolarmente a valle, conosciuto anche come “ritto chino”.

Ci spiega che oltre al canonico motivo tecnico, che rende più sicuro il lavoro delle vigne con attrezzatura meccanica, in realtà qui si aggiunge un non secondario effetto “camino” rappresentato dalle correnti calde del mattino che risalgono da valle e delle correnti fredde della sera che scendono da monte verso valle, aumentando considerevolmente l’effetto escursione termica, necessaria nella ricerca della freschezza e complessità che nel pinot viene tradotto in eleganza e spezie; tale risultato sarebbe stato vanificato, qualora l’impianto fosse stato realizzato in linea con il fondo valle.


All’interno della sala di degustazione, Erhard ci spiega il suo “incidentale” approccio alla produzione del vino. Lui, che nasce come vivaista (con 50 dipendenti) specializzato in barbatelle, con contatti a tutti i livelli in Italia e in Francia. L’incidente capita in un mattino di una ventina di anni fa (nel 2004 per la precisione), quando gli prospettarono l’acquisto di una parcella molto grande rispetto al consueto, evento raro, sfida che metabolizzò e colse nell’arco di complicate 24 ore successive.
Da quel momento ha cercato letteralmente di “mettere a terra”, tutte le conoscenze culturali e relazionali maturati in anni di vivaista specializzato, mestiere che ha di fatto continuato mettendo a dimora e gestendo 170 differenti cloni di Pinot (anche se ne usa principalmente 20), in quattro ettari, collaborando anche con il mondo scientifico, ad esempio con l’Istituto di San Michele all’Adige.

Ma passiamo a far parlare il bicchiere. L’esordio dei bianchi avviene con il Sauvignon Exclusiv annata 2019.
Ottenuto utilizzando 16 cloni diversi di Sauvignon, selezione dei grappoli in vigna, maturando almeno 1 anno in botte grande ed 1 anno in affinamento in bottiglia.
Sentori di ortica, erba, fieno, albicocca, agrumi,miele. Fresco, sapido, elegante, presenta un ricco finale molto persistente su note di pompelmo ed agrumi e uno spiccato profilo minerale.
In continua evoluzione nel bicchiere. Vincitore  della medaglia d’oro e Rivelazione Italia del Concorso Mondiale del Sauvignon, di cui la nostra testata giornalistica Vinodabere è media partner (link),

Si prosegue con il Solaris annata 2020, varietà facente parte dei  PIWI (si legge PIVI), abbreviazione del vocabolo tedesco pilzwiederstandsfähige (trad. resistente ai funghi), cioè dei vitigni resistenti.
Uve provenienti da vigneti di altra azienda in gestione da parte di Erhard, poste a 1000 s.l.m. dal quale viene vinificata e trattenuto il 50% del vino prodotto, che finisce in questa etichetta.
Il Solaris è frutto di una continua sperimentazione non solo per l’aspetto riguardante la lotta ai parassiti ma anche per ottenere una varietà che permetta alle uve di garantire maggior complessità al vino.

Vino esplosivo in entrata con sentori di mela croccante, frutta esotica (ananas, pesca) .
Una buona acidità mai esagerata conferisce al sorso armoniosità. Non lunghissimo ma molto piacevole.

La batteria dei bianchi si chiude con il Riesling millesimo 2019, la cui vendemmia ci dice Erhard, avviene da 6 cloni e generalmente in ottobre, in ritardo rispetto alle altre vigne. Sentori floreali si intrecciano con note verdi , fieno, ortica, erba. Molto piacevole, elegante e ricco, mostra tanta freschezza. La mineralità si avverte solo sul lunghissimo e sbalorditivo finale.

Passiamo ai rossi:

Red Cuvée 2019 (Pinot Nero, Merlot, Syrah, Lagrein, Teroldego).
Assemblaggio che cerca di valorizzare tutti i marcatori dei vitigni presenti nel blend mettendo in evidenza note di frutti di bosco, spezie dolci e ricordi floreali (viola). Il sorso risulta
caratterizzato da una bella spina acida, avvolgenza ed una buona sapidità.

 

Arriviamo a quello che il produttore considera il suo vero campo di battaglia, ovvero il Pinot Nero, di cui assaggiamo il suo prodotto della linea d’entrata (Classic), che base non si può proprio definire:

Blauburgunder-Pinot Nero (linea Classic) annata 2019

In evidenza sentori di frutta rossa e note floreali. Un vino ancora giovane, ma ricco dinamico e un tannino levigato mai troppo invasivo. Termina su note di rosa.
Oggi un vino di agile beva, ma è molto probabile che qualche tempo in più in bottiglia, gli conferisca profumi ed evoluzione da grandissimo Pinot Nero.

 

La carrellata degli assaggi si conclude con il Blauburgunder-Pinot Nero Riserva 2017 Exclusiv, gioia del suo produttore.


Un crescendo di rosa, spezie, note fumé, frutti rossi, amarena, toni scuri, un tannino molto elegante accompagna il sorso, pieno, avvolgente e ricco anche grazie all’affinamento (due anni di botte + uno in bottiglia). Veramente un capolavoro, che coniuga alla perfezione complessità e bevibilità.

Infine riusciamo a fare una puntata in cantina, più precisamente nella bottaia, molto scenografica; ormai gli architetti riescono a dare il meglio di loro stessi in questi locali diventati una vera e propria attrazione.

Qui riusciamo ad avere anche un “incontro ravvicinato” con un Pinot Nero proveniente dalla selezione di 3000 mq. di vigna, che occupa in tutto due tonneaux, ed ancora non ha trovato ufficialmente un suo posto nella linea dei vini di Erhard, ma scommettiamo che avrà un grande futuro. Si percepiscono eleganza e complessità non comuni. Da segnarsi il numero che identifica le botti.

 

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