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Non solo “Grenaches du Monde” ad Ascoli Piceno: le nostre impressioni sulla degustazione dei Pecorino

Metti una degustazione meravigliosa di Pecorino piceni nella splendida cornice de Le Caniette, la cantina di Giovanni Vagnoni.

Metti la vista del litorale adriatico di Cupra Marittima in lontananza, preceduta da colline e calanchi posti come morbidi saliscendi da cui non vorresti staccarti mai.

Metti un evento, Grenaches du Monde 2021, quest’anno diviso tra varie nazioni a mo’ di Europei di Calcio  causa pandemia.

Metti una squadra magica, quella di Vinodabere.it.

Metti infine un’amicizia nata sul campo di battaglia, tra il sottoscritto, i colleghi Gianni Travaglini e Salvatore Del Vasto. Le amicizie nate per caso sono sempre le migliori, quando nessuno ha da dimostrare nulla e vige la totale correttezza senza egoismi ed opportunismi di sorta.

Ho voluto raccogliere proprio le impressioni di Gianni e Salvatore, cominciando per dovere di cronaca da una loro impressione a caldo di cosa rappresenti, a bocce ferme, la Grenache.

 

Gianni Travaglini autore di Vinodabere.it

L: “caro Gianni cosa significa per te respirare aria di Grenache?”

G: “Luca, la varietà Grenache, ed vini da essa provenienti, rappresentano un pezzo del mio cuore. In loro puoi trovare mille sfaccettature: alcuni più rustici, permettimi il termine, altri dotati di una eleganza impressionante che richiama lidi borgognoni. Proprio queste diversità, quasi agli antipodi della tipologia, lo rendono un vino da emozioni sincere e profonde”.

L: “Salvatore che ne pensi?”

Salvatore Del Vasto autore di Vinodabere.it dopo la degustazione dei Vigna Rionda (link)

S: “voglio dimenticare, per un attimo, le dispute ampelografiche nostrane: l’Italia ha davvero dei campioni di razza su cui punterei tranquillamente per il futuro. Realtà ormai ben definite che vanno dalle Marche alla Sardegna per finire in Veneto e portarci dritto ai vertici mondiali delle produzioni di qualità”.

Veniamo adesso al clou degli assaggi di giornata: questa volta il vero protagonista è un’uva a bacca bianca molto apprezzata nel generare prodotti di beva pronta e gustosa, dotati al contempo di un grande potenziale evolutivo.

Dopo un rapido confronto ci siamo trovati subito d’accordo per indicarvi tre campioni dotati di un “passo diverso” rispetto agli altri. Come sempre, ricordiamo che non si tratta di una gara a premi; le nostre sono indicazioni utili sia per i produttori menzionati che per coloro che non sono nominati. Speriamo, anzi siamo certi, ci possa essere uno stimolo continuo a raggiungere traguardi prestigiosi.

Per tali motivi, diamo i tre pari merito, indicando un breve sunto delle note degustative che abbiamo raccolto a corredo della descrizione organolettica.

  • Falerio Pecorino “Onirocep” 2019 – Pantaleone: straordinaria espressione di complessità vibrante. Pietra focaia, zagare fresche, un surplus di erbe mediterranee e pera croccante. In bocca colpisce la scia minerale che sfiora il salato. Armonia e grande piacevolezza in grado di affascinare sia il neofita che l’esperto.
  • “Pistillo” Offida docg Pecorino 2019 – Poderi San Lazzaro: un quadro da ammirare con compostezza. Delicato, succoso e sapido, con ritorni di agrume giallo, buccia di pesca, mela golden su un finale di spezie dolci e miele.
  • “Io sono Gaia non sono Lucrezia” Offida docg Pecorino 2013 – Le Caniette: tanta stoffa e vivacità, a dimostrare che un vino fatto bene non conosce lo scorrere del tempo. Naso da albicocche mature, potpourri di fiori gialli, chiosa al palato su tamarindo, zucchero filato, zafferano e nocciola tostata. Lunghissimo.

Finiamo con un “extra bonus” per un vino assaggiato al pranzo di commiato.

  • “Luciano – Campo Vallerosa” Offida docg Pecorino 2018 – Dianetti: Emanuele Dianetti lo dedica al padre Luciano in ricordo degli inizi. Struttura e complessità sia al naso che al sorso fatto di frutta secca, scorze d’arancia e salvia. Succoso e dinamico, dalla lunga progressione sapida. Solo 833 bottiglie che termineranno molto presto.

Luca Matarazzo autore di Vinodabere.it

Quanto al sottoscritto vi chiederete cosa penso del Grenache. Citando un paragone illustre con una commedia di Oscar Wilde, direi “L’importanza di chiamarsi Grenache”: una varietà molto territoriale, che sa raccontarti il luogo di provenienza come una cartina al tornasole. Freschezza in gioventù, frutto nella maturità, liquirizia e spezie scure nella evoluzione.

A ciascuno il suo.

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Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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