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Un fuoriclasse a Salorno: le bollicine e il Pinot Nero di HADERBURG

Il maso Hausmannhoff della famiglia Ochsenreiter, che dà vita ai vini etichettati Haderburg, è datato 1578. Si trova sopra Salorno, in località Pochi, non lontano dal confine amministrativo con il Trentino e dalle vigne della Piana Rotaliana: in definitiva, una delle zone viticole più a Meridione dell’Alto Adige.

Qui da più di quarant’anni si producono vini fermi e bollicine (le prime in assoluto in regione) di grande livello, grazie a terreni argillosi bene esposti e situati a circa 400 metri s.l.m. Tre ettari dedicati alle varietà bianche si trovano più a nord, nella Valle d’Isarco, a 600-700 metri s.l.m.

 

Tredici ettari e mezzo in certificazione biologica, ma in realtà gestiti da tempo con pratiche biodinamiche, da cui scaturiscono centomila bottiglie all’anno, di cui circa due terzi di metodo classico. Le fermentazioni vengono gestite in buona parte con lieviti indigeni.

Ecco il responso dei miei assaggi avvenuti in azienda a maggio.

Alto Adige Doc Spumante Metodo Classico Brut S.A. (85% Chardonnay, 15% Pinot Nero). Sboccatura febbraio 2019. Due anni sui lieviti, dosaggio sui 3-3,5 grammi di zucchero per litro. Gentile all’olfatto, fiori bianchi, erbe di campo, gesso, frutta gialla, sfumature minerali; bolla vivace e finissima, fresca e agile, finale di agrumi e miele millefiori. Il 5% passa in legno. Goloso, da attendere.

Alto Adige Doc Spumante Metodo Classico Pas Dosé 2015 (85% Chardonnay, 15% Pinot Nero). Sboccatura marzo 2019. Tre anni sui lieviti, due grammi di zuccheri residui. Per il taglio più adatto si fa una prima selezione tra le vigne più basse e quelle in quota, e un’altra in cantina tra i vari tini (acciaio in prevalenza, un 15-20% del mosto passa in barrique). Naso più scuro e serrato del precedente, note vegetali e balsamiche (eucalipto), di crosta di pane, con l’aerazione esce anche un tono di nocciola fresca e di frutta giustamente matura (mela e pera). Bocca luminosa e avvolgente, dal frutto croccante e ancora nervoso, citrino, molto secco, con tanto sale ma anche una bella cremosità. Un vino vero, già abbastanza equilibrato e pulito, che migliorerà negli anni.

Alto Adige Doc Spumante Metodo Classico Hausmannhof Riserva 2008 (100% Chardonnay). Sboccatura novembre 2018. Dodici mesi di barrique, nove anni sui lieviti. Naso caleidoscopico, di erbe aromatiche e frutta matura (ananas e banana), pasticceria, menta, con buona mineralità; palato composito e morbido, bollicina estremamente elegante e integrata, profondo ed espressivo. Assetto gustativo da bianco “fermo” con qualche anno sulle spalle. Finale che ricorda l’agrume ma ancor di più la frutta tropicale.

Alto Adige Doc Spumante Metodo Classico Hausmannhof Riserva 2009 (100% Chardonnay). Sboccatura marzo 2019. Profumi simili, pesca, cenni fumé e speziati; bocca più potente, con un rilievo leggermente tannico, iodio, agrumi e nocciole avvertibili in chiusura. Buona polpa, è più indietro rispetto al 2008, la bollicina è più croccante. Sembra avere una marcia in più rispetto al fratello maggiore, ha grinta e sale ma è ancora un po’ compresso. Gli va dato tempo.

 

Alto Adige Doc Chardonnay Hausmannhof 2018. Un terzo della massa affina in botti di legno. Appena imbottigliato. Olfatto di discreta intensità, con canfora, frutta (cedro, limone, mela) e fiori bianchi; in bocca è molto buono, elegante e succoso, prevedibile ma preciso, di stile vagamente borgognone ma leggero, sapido e con ritorni di frutta e di radici di liquirizia. Fresca persistenza.

Alto Adige Doc Pinot Grigio Salurn Pfatten 2017. Per metà è affinato in barriques di vari passaggi. Naso speziato, minerale e leggermente tostato, con vaniglia, pera e gelsomino. Sorso rotondo, segnato dall’èlevage, bilanciato da una viva corrente acida. Un Pinot Grigio insolito.

Alto Adige Doc Gewurztraminer Hausmannhof 2017. Solo acciaio. Classiche note varietali, rosa, noce moscata; anche il sorso è molto tipico, ampio e strutturato, rassicurante, asseconda la scarsa acidità dell’uva di partenza, ma è gentile e non troppo caldo, come confermano i 13,5% gradi in etichetta, che per le abitudini di questo vitigno non sono tanti.

Alto Adige Doc Pinot Nero Hausmannhof 2017. 100% in barriques, di cui il 20% nuove, per un anno. Olfatto ancora segnato dal legno (vaniglia, torrefazione), balsamico, poi emergono i frutti di bosco caratteristici del vitigno, il lampone in particolare. Sembra puntare più sulla struttura che sulla finezza, anche se l’estrazione è impeccabile e l’ingresso in bocca è gradevole e pulito. Buona dinamica, chiusura di liquirizia leggera e arancia amara. Vino futuribile.

Alto Adige Doc Pinot Nero Hausmannhof Riserva 2015. Le barriques migliori vengono lasciate riposare un anno in più. Naso anche qui balsamico (liquirizia), si avverte il sottobosco, è fruttato e speziato, di buona maturità; tannino già ben integrato ed elegante, si sviluppa bene al palato, con linearità e precisi rimandi fruttati. Manca un po’ di slancio ma nel finale emerge una bella scia fresca di frutti rossi e scuri giustamente maturi; persistenza non indifferente.

Alto Adige Doc Pinot Nero Hausmannhof Riserva 2008. Bella integrità olfattiva, frutti di bosco, terra bagnata, sigaro, cannella, pesca. Tannino fitto e perfettamente levigato, struttura imponente che fa venire in mente un Pommard o uno Chambertin. Scattante e persistente, su note di fragole, ciliegie, prugne mature, spezie piccanti. Dimostra un’ottima resistenza all’ossigeno, mantenendosi vivo e reattivo anche a distanza di due giorni dalla stappatura. Stile moderno interpretato con classe ed eleganza: il risultato, anche in termini di longevità, lo dimostra.

Alto Adige Doc Merlot-Cabernet Sauvignon Erah 2015. Due anni in barriques (60% nuove), da uve coltivate lungo la Strada del Vino, tra Termeno e Cortaccia. Naso tostato, con cacao e prugne a corredo. Pulito, rotondo, succoso, non troppo potente. Gentile scia vegetale che regala contrasto. Non il mio tipo di vino ma ben fatto, lontano da eccessi strutturali e dimostrativi.

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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