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Maremma Toscana – Tenuta Monteti ed i suoi sassi

L’arrivo alla Tenuta Monteti ti lascia a bocca aperta. Anche in una giornata uggiosa il fascino di questa tenuta riesce a creare in chi si accinge a visitarla grandi aspettative e i monumentali sassi che sono il cuore pulsante di queste terre hanno un fascino nascosto quasi inaspettato.

Il tutto ha inizio nel 1998, quando Gemma e Paolo Baratta, decidono di riprendere un progetto che avevano accarezzato da giovani. Così dopo anni di ricerca, trovano  nella bassa Maremma Toscana, una piccola valle, in località Monteti ricca di campi da pascolo e una casa diroccata, di cui oggi un piccolo casolare non ancora restaurato è simbolo di quella scelta felice.

Dal 2010 è la figlia Eva a guidare l’azienda  insieme al marito Javier Pedrazzini che è il responsabile commerciale e il supervisore della produzione.

Un sogno realizzato con la consulenza di Carlo Ferrini. Si decide di produrre vini capaci di combinare personalità ed eleganza. Questo, oltre alla ristrutturazione del casolare principale, totalmente demolito e ricostruito, oggi diventato una spettacolare dimora dove passare i periodi estivi e accogliere gli ospiti, ha portato allo sbancamento dei terreni allora non perfettamente pronti per accogliere i vigneti facendo emergere quelle grandi rocce che sono diventate simbolo della Tenuta. Allora si è anche pensato a drenare i vari terreni e a canalizzare le acque oltre a portare in ogni lotto un’irrigazione di soccorso che si è rilevata estremamente utile negli anni a venire.

Dovendo partire da zero, in questa avventura vitivinicola, si decise di ascoltare il terreno e il clima, e piantare le varietà che meglio avrebbero risposto, si scelsero Petit Verdot, Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, Alicante Bouschet e Mourvèdre, ed oggi tale decisione sembra esser stata azzeccata.

Inizialmente la tenuta era di 60 ettari di cui 28 a vigneto, solo recentemente l’acquisizione di un appezzamento limitrofo l’ha portata a 120 ettari di cui 34 di vigneto (31 già in produzione) e gran parte della superficie ad uliveto.

La parcellizzazione dei diversi vigneti è stata voluta sin dall’inizio perché elemento fondamentale per la creazione dei vini, solo 3 referenze ma di grande spessore vista l’attenzione che si ha non solo nella scelta dei migliori grappoli ma anche nella selezione delle piccole zone che daranno vita ad ogni singola annata.

Parliamo di 130.000 bottiglie prodotte annualmente , che sembrano tante ma non lo sono considerando gli ettari vitati (ben 31), il che ci deve far riflettere su quale sia il pensiero che guida la produzione: “ottenere il miglior vino che questo territorio è capace di generare”.

In vigna Roberto Rossi, presente sin dall’inizio, segue le vigne e favorisce l’assemblaggio del vino ottenuto da un singolo vitigno al fine di dar vita alla miglior combinazione possibile per quell’anno.

Una lotta integrata alla cocciniglia attraverso l’utilizzo di insetti, la coccinella che ha il compito di ucciderla e l’anagirus il cui compito è di distruggere le uova che vengono deposte, ha dato modo nel tempo di sconfiggere quasi completamente questo problema e oggi questo intervento naturale si utilizza sporadicamente e solo in settori mirati.

Inoltre si aiutano le piante a rinforzare il proprio sistema immunitario con funghi ed alghe e questo sembra aver avuto effetto tanto che le piante oltre a risultare più sane appaiono avere un fabbisogno idrico inferiore.  Tra i filari si è deciso di permettere alle erbe spontanee di nascere, ritenendo questa pratica la più favorevole per le vigne.

In cantina abbiamo vinificazioni separate, a temperatura controllata, per ogni parcella in cilindri conici di acciaio di 80 ettolitri. Qui l’enologa dell’azienda Michela Bussu ha il compito di esaltare quanto di buono fatto in vigna, confrontandosi continuamente con la proprietà per le varie scelte che vengono di volta in volta decise.

Lunghe fermentazioni, circa 1 mese; alla temperatura di 12-13 gradi preparano i vini rossi alla contemporanea fermentazione alcolica e malolattica , subito dopo affinamento in barrique per 18 o 12 mesi a seconda del vino, e identificazione della parcella da cui provengono le uve.

Assemblaggio in vasche di cemento per 3 mesi delle migliori parcelle destinate ad ognuno dei vini prodotti, prima di essere messi in bottiglia dove il vino vi rimarrà per 12 o 30 mesi in base al tipo.

Ma parliamo dei vini che abbiamo avuto modo di assaggiare:

 

TM rosé 2021 ( Merlot – Cabernet Franc -Mourvèdre)

Percentuali nell’assemblaggio che variano a seconda dell’annata, una vinificazione in bianco, senza fare salasso, e pressatura soffice per utilizzare solo il fior fiore, no macerazioni e bâtonnage direttamente in vasca e grossa attenzione nel colore di questo vino, la cui tonalità rosa deve avvicinarsi molto a quello provenzale. Profumi di agrume (pompelmo) a cui si accompagnano accenni salmastri, anticipano un sorso tutto improntato su freschezza, ricchezza ed eleganza, che termina su note di frutti gialli molto persistenti.

Caburnio 2017 (Cabernet Sauvignon – Merlot – Alicante Bouschet)

Anche in questo caso le percentuali dei vitigni usati variano a seconda dell’annata, seguendo la filosofia aziendale, affina in barrique per 12 mesi per poi rimanere per altrettanti mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.

Il frutto è da subito in evidenza, con profumi di amarena, mora e mirtillo, a cui si accompagnano spezie dolci e note balsamiche (eucalipto), il tannino è ben presente, ma mai troppo invasivo, accompagnato da una bella acidità, con un intrigante finale di frutta rossa. Nonostante non abbia sfigurato il vino mostra tutta la sua gioventù, ne sentiremo parlare a breve.

Passiamo ad una mini verticale del vino di punta dell’azienda: il Monteti

2018 (50% Petit Verdot – 20% Cabernet Sauvignon – 30% Cabernet Franc).

Vino non ancora in commercio, incentrato su note balsamiche e frutta rossa, che si mostra con tutta la sua eleganza ed equilibrio, e termina in un finale di pepe e frutta che rappresentano la ciliegina sulla torta di un vino oggi molto bevibile.

2017 (60% Petit Verdot – 20% Cabernet Sauvignon – 20% Cabernet Franc).

Le percentuali son cambiate per far fronte ad un annata più complicata, il risultato evidenzia il buon lavoro fatto in cantina, incentrato su note agrumate e balsamiche, lascia spazio ad un tannino vibrante che accompagna la profondità e ricchezza di questo vino. Il finale è esaltante con spezia (pepe) e frutta sottobosco ad accarezzarci il palato.

2011

Un salto nel passato che ci permette di essere consapevoli che lo stile aziendale non muta , il frutto risulta essere meno predominante, lasciando spazio a note speziate e balsamiche. Il sorso è intenso quasi masticabile e il tannino risulta vellutato. Bello il finale di spezie dolci.

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Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.

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