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La Sardegna di Vinodabere

SARDEGNA – L’INUSUALE WHISKY TARGATO SILVIO CARTA

Liquori, amari, vini bianchi e rossi, Vernaccia di Oristano, mirto, vermouth, grappe, gin, brandy, tutti prodotti di un certo successo. L’azienda Silvio Carta, attiva dal 1929, non termina di stupire. Con l’ultimo nato siamo particolarmente in sintonia perché si tratta niente meno di un whisky. Riuscirà ad affermarsi, come hanno fatto gli altri prodotti in tutto il mondo?

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Noi ce lo auguriamo di cuore, poiché quello che abbiamo testato in anteprima era un whisky davvero inusuale.

 

A cominciare dalla scritta: tutte le lettere S utilizzate sono alla base uncinate, quasi una cediglia non posta al centro, a rimarcare che il distillato di cereali che abbiamo di fronte è Speciale.

La scatola, sobria e nera con le scritte in oro, e la forma della bottiglia molto di classe ed elegante, con sfaccettature, hanno un richiamo a un’altra isola (anzi ben più d’una) ma orientale: il Giappone. La scritta anglofona From Sardinia a significare il tributo a chi ha inventato il whisky di malto.

La tiratura di questa prima edizione è stata di 1500 bottiglie da 50 cl con gradazione alcolica di 43.7%.

 

Siamo sorpresi di non trovare in alcun luogo la dicitura di single malt, sebbene ne avrebbe pieno titolo poiché tutto il processo produttivo avviene in distilleria.

 

Abbiamo chiesto la ragione di ciò che manca e che avremmo di certo inserito, a chi è al timone dell’azienda fin dal 1972.

Elio Carta che ci ha spiegato della volontà di differenziarsi anche in questo, perché a Suo parere l’iscrizione avrebbe ricondotto il fruitore ad aspettative che non sarebbero state rispettate.

E dobbiamo dire che su questo c’è poco da obiettare: gli aromi e sapori riscontrati, nella loro complessità, sono del tutto inusuali e si traducono in un prodotto che non assomiglia a niente di quel che già conoscevamo rispetto alla categoria di appartenenza (e dire che ne abbiamo assaggiati svariate migliaia).

Ma facciamo un passo indietro.

 

L’impronta (senza volere abbiamo scelto questa parola che identifica la Sardegna, che anticamente i greci avevano battezzato col nome di  Ιχνοũσσα vale a dire Ichnusa, cioè impronta) è stata quella di produrre un whisky interamente sardo, a partire dalla materia prima, orzo distico coltivato nell’isola.

Elio Carta apprezza gli whisky purché sobri, ed era alla ricerca di una ricetta che avesse il rispetto per la materia prima, e con marcatori aromatici che non sovrastassero quelli riconducibili all’orzo.

 

Ma non basta: Elio voleva qualcos’altro di caratterizzante,  profondamente del luogo, identitario, e quando abbiamo scoperto in cosa consisteva siamo diventati estremamente curiosi, poiché si trattava di un prodotto che apprezziamo in maniera smisurata.

 

Prima di svelare l’arcano, occorre ricordare una differenza piuttosto importante nella produzione dello scotch whisky rispetto all’equivalente regolamentato dalla Comunità Europea.

Mentre The Scotch Whisky Regulations del 23 novembre 2009 prevede che per fregiarsi del titolo di scotch whisky sia necessario, fra le altre cose, che la maturazione del distillato avvenga per un minimo di tre anni in botti di quercia con capacità massima di 700 litri, il Regolamento del Parlamento Europeo 2019/787 del 17 aprile 2019 si differenzia sul fatto di aver indicato a proposito della maturazione, genericamente “legno”, pertanto tutte le tipologie sono consentite.

 

Nel caso del whisky di Silvio Carta questo legno è il castagno, con botti di varie dimensioni che vanno dagli 80 ai 470 litri, alcune risalenti alla fondazione dell’azienda cioè con quasi un secolo di vita, che hanno precedentemente contenuto… la Vernaccia d’Oristano!

Eccola la specificità che rende unico al momento questo whisky.

 

E noi lo abbiamo provato.

 

Il colore è di un intenso oro antico.

L’associazione Vernaccia = Ossidazione qui non va fatta, non ve n’è alcuna traccia. All’inizio si avverte la frutta secca, con la mandorla protagonista, e come non pensare che ci troviamo in uno dei luoghi dove crescono le migliori del mondo, e un mallo di noce affatto polveroso o astringente. Subito dopo arrivano gli aromi auspicati del cereale principe, l’orzo, descrittori che oramai facciamo fatica a trovare nelle note gustative. Caramella dura d’orzo, e non potendo fare alcuna pubblicità, il sentore di una bevanda composta di estratto di malto d’orzo, latte scremato e cacao. Avvertiamo anche della vinosità e le note tipiche della Vernaccia di Oristano. Ma c’è anche del floreale, con suggestioni di fiori di sambuco e mughetto, del salmastro e dello speziato delicato, su tutti il pepe bianco e uno zenzero candito. Per finire il ventaglio olfattivo decisamente complesso, delle note di miele delicato, pensiamo a quello di asfodelo, e anche di più deciso come la melata e la melassa.

La bocca è vinosa ed oleosa, con sentori molto vivi di uva appassita che ci portano a un’altra isola italica, Pantelleria.  E ancora prugna secca, spezie, pepe bianco. Ritorna infine quella bevanda d’orzo, assieme a una caramella mou, zucchero a velo e impressioni di pandoro. Finale persistente e confortevole. Il whisky di Silvio Carta è maturato per quattro anni, e se fin d’ora ci ha convinto, non possiamo che porci la domanda: come potrà evolvere in futuro?

 

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Scritto da

Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.

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