Abbiamo avuto il piacere di partecipare alla masterclass d’apertura del Roma Whisky Festival, quello che è ormai diventato uno dei più importanti appuntamenti europei dedicati al distillato di cereali. L’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire: l’assaggio di una selezione dei nuovi, rari e ricercatissimi rilasci del 2018 della Diageo, una delle più grandi compagnie al mondo nel business degli alcolici. Whisky stra-famosi, ricercati da appassionati e collezionisti, per lo più “cask strength“ (o “grado pieno” per dirla all’italiana), cioè alla gradazione che troviamo nella botte al momento dell’imbottigliamento, e non filtrati a freddo, cioè senza aver subito alcuna depauperazione del loro corredo aromatico. Il racconto degli assaggi – condotti con la consueta maestria da Franco Gasparri, brand ambassador dell’azienda e uno dei più grandi conoscitori di distillati del nostro paese – attraverso il botta e risposta tra i nostri due appassionati di whisky, Carlo Bertilaccio e Franco Santini.
Whiskies in degustazione:
Johnnie Walker Blue “Ghost Port Ellen” 2018 43,8%
Caol Ila Unpeated 15yo Special Release 2018 59,1%
Oban 21yo Special Release 2018 57,9%
Inchgower 27yo Special Release 2018 55,3%
Lagavulin 12yo Special Release 2018 57,8%
Franco: “Allora Carlo, che ti aspetti da questa masterclass? Tanta roba, eh? Sono prodotti spesso inavvicinabili ai comuni mortali, sia per motivi di costo che di distribuzione, anche se ho appreso con piacere da Franco Gasparri che noi bevitori italiani stiamo piano piano guadagnando credito e qualche bottiglia in più la faranno arrivare anche sul nostro mercato…”
Carlo: “Ebbene sì Franco: siamo veramente a livello di un’esperienza decisamente spirituale, nel senso più stretto del termine. La proposta di Diageo è allo stesso tempo sfidante e stimolante, e anche se si tratta di prodotti per pochi, sia per il costo che per il numero esiguo di bottiglie, vale la pena di raccontarli. E quindi grazie al festival che ci consente di assaggiarli per mezzo della masterclass”.
Franco: Indubbiamente la scelta di marketing di imbottigliare una release con il cuore del prodotto di una distilleria “fantasma” (cioè chiusa da tempo) è una bella idea. E’ una cosa che ha sempre il suo fascino quella di avere il privilegio di bere qualcosa che non è più in produzione, magari da decenni. Quest’anno la scelta è caduta su Port Ellen, distilleria dell’isola di Islay, che la Diageo riaprirà a breve. A me è sembrato un whisky morbidone ma molto elegante: al naso sento note dolci e tostate, di legno, vaniglia, uva passa. In bocca poi, dopo un attacco caldo dell’alcool, lo trovo delicato, speziato e come detto molto morbido e bevibile. Tu che dici?”
Carlo: “Intanto sottolineo che a fianco della distilleria “ghost Port Ellen” ci sono anche almeno altre sette tra le più importanti delle regioni produttrici, che molto contribuiscono alla morbidezza assoluta di questo distillato. Quindi ci troviamo di fronte a un blend che raggruppa il meglio del meglio. D’ accordo poi sulle tue sensazioni, aggiungerei note di frutta matura unite a spezie, pepe bianco, pan di spagna e scorza di arancia candita. Davvero bevibile a oltranza, very friendly”.
Franco: “Passiamo al Caol Ila: una rarità, anche per il fatto di essere uno dei pochissimi whisky non torbati dell’isola di Islay. Invecchiato 15 anni in botti ex-bourbon first-fill (primo riempimento), non filtrato a freddo, grado pieno a 59,1% vol. A me ha fatto impazzire, soprattutto dopo che ho aggiunto una goccia d’acqua: forse a posteriori il più intrigante dei 5 assaggi. Bella nota fresca al naso, una vaniglia nettissima, buccia d’arancia, crema pasticcera. In bocca te l’aspetteresti più dolce, e invece che grinta! Dopo la botta alcolica iniziale esce fuori il mare, lo iodio, il sale. Finale lunghissimo per un campione di finezza ed eleganza”.
Carlo: “Direi anche intensamente floreale con le spezie (zenzero pepe e cannella) che dopo il dolce ingresso della vaniglia ci accompagnano con note fumé e di tabacco verso un finale interminabile e minerale. Con l’acqua ci regala magnifici sentori di frutta, in particolare pesca, mela, melone e banana”.
Franco: “L’Oban 21yrs è una delle “star” delle special release della Diageo, se non altro perché questa distilleria delle Highland, una delle più antiche del paese, non ha mai avuto grandi invecchiamenti in circolazione e questo 21 anni è per la prima volta disponibile sul mercato italiano. Anche qui grado pieno, con 57,9°. L’attacco è caldo e vinoso, il finishing in sherry si sente eccome: frutta rossa, tabacco, pera. In bocca lo trovo pulito e fresco, grasso ma elegante, dal carattere deciso ma un po’ “monocorde” per i miei gusti. A te è piaciuto di più?”
Carlo: “Diciamo che è un grande whisky in cui forse l’alcol si sente un po’ di più. Tuttavia offre magnifiche note di frutta esotica, albicocca, pesca e pera Kaiser unite a quelle speziate e di smalto che precedono un bel finale con miele di castagno. Mi piace poi la zaffata iniziale di zafferano…Con l’acqua si esaltano le note di frutta secca, mandorla e banana accompagnate in chiusura da ricordi di scorza di limone”.
Franco: “Inchgower 27 anni. Confesso di non conoscere bene i prodotti di questa distilleria dello Speyside. La cosa che mi incuriosisce di questo whisky (grado 55,3%) è la grande sfaccettatura al naso; ci sento di tutto, nota dolce in primis, di pasticceria, di strudel, poi le spezie, tra cui noce moscata e infine zafferano. Divertente. In bocca è molto più “dritto”, deciso, senza fronzoli, con una sensazione di pulizia che me lo fa piacere molto”.
Carlo: “Direi il più “giallo” di tutti gli whisky assaggiati, dal colore di un bell’oro brillante alla crema, alla frutta, ai fiori gialli, al tabacco biondo, allo zafferano e infine al miele. Schietto, diritto e sapido. Con l’ acqua vengono fuori note esotiche floreali e fruttate che si accompagnano anche a sentori di nespola, caco e noce moscata”.
Franco: “Chiudiamo con IL whisky, Lagavulin 12 anni cask strenght, la diciottesima edizione di questa special release, la seconda volta che lo assaggio quest’anno. Invecchiato in botti ex-bourbon, va in bottiglia a 57,8 gradi alcol. Un prodotto senza compromessi, o lo adori o lo odi. Io lo adoro! C’è tutta la torba ovviamente, con il medicinale, la garza, la cenere di camino; poi una nota di acetone e smalto, che lasciano il posto a sentori più dolci, di cioccolato e toffee. In bocca asfalta tutto e mi ricorda le castagne cotte al fuoco che mangio in montagna. E’ come avere un tizzone in bocca…non l’ho mai provato ma penso che saprebbe di questo! Lascio a te qualche commento più tecnico…”
Carlo: “Caro Franco qui veramente mi hai anticipato e tolto le parole di bocca (o penna, che dir si voglia). Concordo pienamente: con Lagavulin tantissimi anni fa è stato amore a prima vista. Aggiungo e azzardo qualche nota in più, di quelle un po’ nascoste, ma che poi distinguono il distillato e lo rendono unico. E allora: tabacco scuro (Erinmore), assenzio, china, inchiostro ma anche confetteria e miele di corbezzolo. Con acqua, tutta la potenza si scioglie in note eleganti cremose e fruttate che rendono la bevuta soave e, lasciamelo dire, poetica”.
P.S. – Un doveroso ringraziamento va a Pino Perrone e a tutto lo staff del Roma Whisky Festival che ci ha permesso di condividere questa bellissima esperienza!
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