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QUATTRO FRIULANO DA PROVARE, CON TANTA NOSTALGIA PER IL TOCAI…

Nomina sunt consequentia rerum, dicevano gli antichi saggi.

Nel caso del Tocai Friulano il concetto potrebbe essere ribaltato. Perché è la scomparsa del “nome” che ha cambiato le “cose”.

Il Tocai ha dovuto cambiare nome dopo una discussa decisione dell’Unione Europea, a vantaggio del Tokaji ungherese (tutt’altro tipo di vino e tutt’altri vitigni): dal 2008 non può essere indicato in etichetta.

Fatto sta che da allora, da quando cioè è diventato semplicemente “Friulano”, è un bianco che ha perso diversi posti in classifica, sia dal punto di vista commerciale che, in alcun casi, da quello della qualità.

Era il vino-bandiera del Friuli, oggi è sovrastato anche mediaticamente dalla Ribolla, dalla Malvasia, dallo “straniero” Sauvignon (con cui in realtà ha una stretta parentela).

È un dispiacere anche personale, negli anni Novanta era considerato tra i bianchi italiani di riferimento e io mi “facevo le ossa” come degustatore assaggiandone diversi, grazie a qualche viaggio in loco e alla meritoria manifestazione “Superwhites”, che per un weekend all’anno inondava le enoteche romane (e non solo) di bianchi friulani, dove il Tocai era sempre il protagonista.

Per questo motivo ho aderito con entusiasmo e un pizzico di nostalgia all’iniziativa del Consorzio della Doc Friuli e della sempre puntuale ed efficiente MgLogos di Stefano Carboni, «Doc Friuli & Friends», una serie di degustazioni a distanza guidate dal brillante Matteo Bellotto, consulente per la promozione e comunicazione del Consorzio.

Al sottoscritto sono toccate in sorte quattro interessanti etichette che vado di seguito a descrivere.

Tenuta Beltrame Friulano ‘861 2018 – Friuli Doc. Impianto del 1991 su terreni argillosi, tra Palmanova e Aquileia, non lontano dal mare. Uve di diversi cloni raccolte nella seconda settimana di settembre. Naso fresco, erba tagliata, crosta di pane, leggera spezia, frutta bianca, anice, lavanda. Sorso composto, rotondo, leggero, di buona avvolgenza, glicerico. Buon finale di pera, pesca e mandorla dolce, leggermente screziato da una tenue tendenza ossidativa. Appetitoso e gastronomico.

Ermacora Friulano 2019 – FCO Doc. Una selezione del pigiato fa criomacerazione, pressatura soffice della restante parte e avvio del mosto alla fermentazione in acciaio inox a temperatura controllata. Poi sosta sui lieviti con bâtonnage per sei mesi. Ricca componente vegetale all’olfatto, fieno essiccato, burro fresco, camomilla. In bocca è sapido, ricco, di buon equilibrio, di bella spinta gustativa. Finale morbido con sensazioni di pesca bianca e susina gialla a perfetta maturazione. Un vino immediato e al tempo stesso complesso, da zona calda e ventilata (Ipplis), con leggera tendenza sauvignoneggiante.

Vigna Petrussa Friulano 2019 – FCO Doc. Da Prepotto, zona più fresca, allevato su marna arenaria (la celebre “ponka”). Vinificato in acciaio e affinato per sette mesi in botti grandi di legno. Profuma di finocchietto, fiori di campo, mandorla fresca, anice, zest di limone. Al palato è serio e decisamente ammandorlato, consistente, minerale, sembra avere più degli altri bisogno di tempo in vetro per distendersi pienamente, ma anche più prospettiva e carattere. Chiusura di frutta secca, mandarino, miele. Bella personalità.

Lis Fadis Friulano Sbilf 2013 – FCO Doc. Vino dedicato agli… Sbilfs, folletti dei boschi e delle vigne (per avere più informazioni chiamate la cantina!). Ottenuto da otto biotipi di Tocai Giallo, impianto giovane (una dozzina d’anni), rese molto basse (30-35 quintali/ettaro), uve vinificate in rovere, in parte con macerazione sulle bucce, in parte a grappolo intero. Campione integro e dal portamento “giovanile”. Naso floreale, con pomodori secchi, menta e frutta bianca matura, dai toni affumicati. Sorso leggermente tostato (caramello, frutta secca) e asciutto ma di ottima succosità e persistenza, saporito, invita alla tavola. L’annata è quella attualmente in commercio.

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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