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ORCIA – PODERE OLIVI LE BUCHE: L’ALTRA FACCIA DELLA VAL D’ORCIA

Esiste un luogo magico, fuori da qualsiasi schema, chiamato Val d’Orcia.

Un Paradiso in terra, coincidente con il motto del suo Consorzio: il vino più bello del mondo.
Quando si arriva nei pressi di Chiusi dall’Autostrada A1 mai ti aspetteresti un paesaggio simile; invece svolti l’angolo ed inizia un sentiero tortuoso che si districa tra piccoli comuni e grandi lande assolate ove vigne ed ulivi hanno un posto da protagonisti.


Le Buche Olivi Winery non è solo agricoltura, ma anche hospitality con un resort dotato di Spa tra le colline di Sarteano.

Riccardo Olivi

Giuseppe Olivi e il figlio Riccardo ci accolgono alla scoperta di una realtà bellissima, spesso orfana di padre in terra toscana, concentrata maggiormente tra Chianti Classico e Brunello di Montalcino.
Una DOC giovanissima, nata giusto venti anni orsono; tanta sperimentazione e versatilità, consentita da terreni idonei di impasto limoso-argilloso e giuste esposizioni.
Ogni volta che mi trovo da queste parti resto esterrefatto dal potenziale ancora inespresso dai loro produttori e non rinuncio a nuove visite. Corteggiavo da anni questa azienda, per la capacità di cimentarsi con successo sia nei bianchi che nei rossi da lunghissima evoluzione.
Eleganza è il suo passepartout e lo vediamo in una sequela di etichette degustate che comprende anche due selezioni dal vitigno che ha performato maggiormente in una specifica annata.

Vini assaggiati

1) ZELIA 2019 – BRUT PAS DOSÉ – Metodo Martinotti da Syrah in purezza. Piacevolissimo da aperitivo, intrigante ed a tutto pasto nella versione ferma, ricca di erbe officinali, zagara ed essenze citrine,
2) ORHORA 2018 – blend di Verdicchio, Sauvignon e Viogner, quest’ultimi elevati in barrique, floreale e dalla lunga scia minerale.
3) CORENO 2018 – più scattante in altre annate, nella fresca 2018 risente probabilmente di una non perfetta maturazione del Trebbiano. È un vino che può raggiungere vette di eccellenza, rimandandoti a lidi francesi borgognoni. Spezie bianche, note burrose e di tostatura unita a frutta tropicale.
4) MEMENTO 2013 – la Riserva Orcia DOC fatta da Sangiovese e Syrah in parti uguali. Fine e giovane al contempo con quelle classiche espressioni fruttate di amarene e mirtilli maturi, pepe nero e sigaro. Sanguigno in chiusura.
5) OLIVI ORCIA DOC 2012 – si potrebbe tranquillamente fare copia ed incolla con quanto detto sopra, se non fosse che qui ancor più sono accentuate le sensazioni di freschezza, con caratteri rosseggianti di lamponi e ciliegine sotto spirito. Meno complesso del Memento, ma versatile all’ennesima potenza.
6) CABERNET FRANC 2013 – “I PURI” – La selezione ha voluto premiare questo vitigno difficilissimo da coltivare in qualità. Ancora molto timido ed acerbo, ci mette tempo ad eliminare sensazioni vegetali che, per fortuna, nulla hanno a che fare con la temuta pirazina del peperone verde. Quando si apre è un ventaglio di grafite, ribes rossi e fragoline di bosco, dai tannini potenti e longevi. Un vino che tra due lustri forse avrà raggiunto la plenitude per essere assaporato al meglio.
7) PUGNITELLO 2011 – prontissimo ai nastri di partenza. Tutto dark, con liquirizia, cassis, polvere di cacao e pepe in grani. Saporito e mai aggressivo, la riscoperta di un vitigno storico toscano duttile a mille usi ed abbinamenti. Nota calorica in linea con la splendida annata.

La linea prevede anche una Vendemmia Tardiva di Verdicchio davvero rarissima, che degusteremo per voi lettori di Vinodabere in un successivo articolo.

Restate sintonizzati.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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