Probabilmente vi starete già chiedendo come può un Gin essere anche romantico quando aromatico lo è sicuramente per natura.
Beh, in realtà è la storia delle sue origini che ha tratti romantici e per certi versi anche eroici, se ci riferiamo all’eroismo della buona distillazione a tutti i costi.
Ecco quindi la storia: un distinto signore inglese, Montgomery Collins, detto Monty, dopo essere cresciuto in Inghilterra e in India, divenne ufficiale della Royal Air Force e si ritrovò a svolgere il suo ruolo militare a Berlino, alla fine della seconda guerra mondiale.
Lì, tra le varie incombenze delle sue mansioni, trovò anche il modo di frequentare lo zoo e fare amicizia con una piccola scimmia che chiamò Max, Max the Monkey.
Finito il servizio, agli inizi degli anni cinquanta si trasferì a vivere nella Foresta Nera e, preso da una grande nostalgia per il suo distillato preferito, per l’appunto il Gin, decise di auto-produrlo approfittando anche dei magnifici boschi in cui viveva nonché della sua grande conoscenza ed esperienza delle spezie, visti i suoi lunghi trascorsi in India.
Nacque così, un po’ per caso e certo molto artigianalmente, l’antenato di quello che è oggi il Monkey 47, fatto con le innumerevoli essenze della Foresta Nera, tantissime spezie e l’acqua cristallina delle sorgenti circostanti.
Per l’etichetta Mr. Monty volle scegliere il disegno stilizzato della piccola scimmia Max a cui si era affezionato e per la bottiglia si ispirò ai contenitori piccoli e di vetro marrone scuro dei farmacisti.
Insomma, non si fece mancare nulla. E con la sua originale e ricca ricetta produsse davvero un ottimo Gin, in un luogo decisamente fuori mano e insospettabile, almeno ai tempi.
Poi Mr.Monty ci lasciò e con lui il suo magnifico gin, ma nemmeno troppi anni fa qualcuno volle rinverdire quella leggenda del Gin della Foresta Nera e farla rivivere. Arrivarono così la Black Forest Distillery e il Monkey 47 come possiamo vederlo e gustarlo oggi.
Un finissimo ed elegantissimo Gin che nel numero 47 ha uno dei suoi segreti: 47 gradi alcolici e 47 essenze diverse per un caleidoscopio di profumi e sapori davvero unico e intrigante.
Elencare le qui tutte le essenze sarebbe lungo e un po’ noioso, limitiamoci a dire che c’è dentro tutto il meglio di bacche ed erbe aromatiche della Foresta Nera e delle spezie dei vari continenti oltre naturalmente alle immancabili bacche di ginepro.
E quindi le nostre note di assaggio raccontano:
al naso, un effluvio di aromi freschi, verdi, balsamici n cui si distinguono, oltre alle bacche di ginepro, pino mugo, elicriso, erbe officinali, coriandolo e assenzio accompagnati da toni dolci di prugnolo selvatico e mirtillo, racchiusi in una delicata nuvola sapida.
Al palato, freschezza di menta, anice e liquirizia punteggiata da sentori di spezie pungenti (zenzero e pepe bianco), scorza di limone ma anche spezie dolci (cannella e noce moscata).
Il finale, di una lunghezza quasi infinita, presenta di nuovo una scia sapida e agrumata con ricordi di kiwi e pompelmo rosa.
Il tutto con un invidiabile equilibrio che a stento lascia supporre i ben 47 gradi alcolici.
Insomma un’esperienza gusto-olfattiva di notevole caratura e piacevolezza.
E questa storia potrebbe finire qui ma… ma se vi capita tra le mani una bottiglia di Monkey 47 osservate il tappo, molto particolare: piu’ o meno a metà c’e’ un anello di metallo che serve a bloccare il tappo stesso sul collo della bottiglia, regolando così ermeticamente la chiusura.
Ma non è un anello qualsiasi: all’esterno, lungo tutto il bordo reca incise le parole “ex pluribus unum“, scelte apposta per significare l’unicità e la perfezione di un distillato proveniente da una moltitudine di spezie ed essenze.
Uno da molti, uno fra molti. E forse sara’ per questo (e qui ci ricolleghiamo al titolo dell’articolo e all’aggettivo “romantico”), che moltissimi Bartender offrono alle loro fidanzate proprio quest’anello per suggellare la loro unione.
Così si dice… chissà… Comunque non perdetevi questo Gin e quando (probabilmente presto) sarà finito, togliete l’anello dal tappo e fatene buon uso.
Carlo Bertilaccio vive a Roma ed è attualmente curatore della rubrica "di...stillati" per la testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collabora anche con Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it) e ha collaborato per le edizioni 2017/2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Ha collaborato per le edizioni 2015-2016 con la guida Slow Wine, e con la guida "Vini buoni d'Italia" dall'edizione 2010 fino all'edizione 2013. È autore di diversi articoli su distillati e vini su Scatti di Gusto (www.scattidigusto.it). Ha infine scritto diversi libri per Palombi editore su cocktails e altri argomenti, e prodotto inoltre quattro dischi di giovani talenti italiani nonché le canzoni per un musical su Marilyn Monroe, recentemente premiato al teatro Sistina di Roma. Giudice per Spirits Selection by Concours Mondial de Bruxelles. Giudice di Radici del Sud. Giudice di Grenaches du Monde.
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia