Rimani in contatto con noi
[the_ad id="81458"]

ISCRIVITI

News

VESUVIO WINE DAY 2023 – Le diverse espressioni della Vesuvio Dop e Pompeiano Igp

La sinergia tra il Gambero Rosso e il Consorzio di Tutela Vini Vesuvio ha prodotto lo scorso 26 giugno nella sede romana un grande evento-degustazione dedicato alle diverse espressioni della DOC Vesuvio con 18 cantine protagoniste dei wine tasting negli spazi espositivi esterni, le quali hanno proposto le differenti tipologie di bianco, rosato e rosso.

La degustazione è stata preceduta dal seminario alla cieca, dedicato a questo territorio emergente, composto di nove campioni da monovarietali, blend e affinamenti diversi, guidato da William Pregentelli, coordinatore editoriale della guida Vini d’Italia e curatore della guida Berebene di Gambero Rosso, da Ferdinando De Simone, archeologo, dalla giornalista enogastronomica Chiara Giorleo e dal presidente del Consorzio Tutela Vini Vesuvio Ciro Giordano.

“È una zona ancora poco conosciuta all’interno del panorama vitivinicolo campano – afferma Pregentellima che si sta comunicando molto e sta crescendo soprattutto dal punto di vista qualitativo dei vini. Abbiamo deciso con il Consorzio di fare la degustazione alla cieca perché oggi non vogliamo comunicare tanto le aziende quanto il territorio con i suoi vari aspetti e le varie tipologie che la terra ci regala. Questa è la serata perfetta se volete conoscere il Vesuvio”.

Vesuvio Wine Day“, un bellissimo nome che abbiamo voluto dare a questa attività istituzionale – interviene Ciro Giordano, Presidente del Consorzio – che è partita da una riorganizzazione del Consorzio quando sono arrivato io con l’attuale consiglio di amministrazione che ho l’onore di presiedere. Siamo partiti dalla nostra città, Napoli, perché se parliamo di Vesuvio dobbiamo cominciare a far conoscere innanzitutto alla nostra gente il territorio. Poi strada facendo abbiamo incontrato tanti compagni di viaggio come il Gambero Rosso e abbiamo deciso di unirci per cominciare a parlare in un modo programmatico della potenza di questo vulcano sotto l’aspetto vitivinicolo. È per questo che ci sono i vini alla cieca proprio perché vogliamo focalizzare le varie espressioni del nostro territorio partendo dai monovitigni, rari in qualche modo, perchè parliamo di Caprettone, Catalanesca, Piedirosso forse il più conosciuto. In questi ambiti abbiniamo sempre la parte legislativa, tecnica, emozionale con la parte storica perché il vino fa parte della nostra storia e quello che abbiamo raccolto nel passato ce lo portiamo nel futuro.”

Dalle parole di Chiara Giorleo: “Il percorso che sta facendo il Consorzio del Vesuvio si inserisce in una visione, appunto Vesuvio Way, molto ampia, con la collaborazione sul territorio di tutti gli attori locali, dalla politica, agli Istituti di Ricerca, alle Università stesse, ai Produttori perché bisogna fare squadra per affrontare le sfide contemporanee.”

I relatori del seminario

 

Il Vesuvio offre un’occasione incredibile, parliamo di 3000 anni di storia, prima ancora dell’arrivo dei Greci e dei Romani si produceva vino e le prime tracce di viticoltura risalgono all’Età del Ferro con il popolo dei Sarrasti. Incredibile poi che con il cambiare delle culture e della religione questo filo non si sia mai spezzato; di generazione in generazione si è continuato a produrre vino in quest’area fino a circa tre generazioni fa con le stesse tecniche di allevamento della vite e con gli stessi macchinari che si usavano in epoca romana.

Con la colonizzazione ellenica e poi la conquista romana, il Vesuvio fu coperto fin quasi in cima da vigneti e il vino divenne la principale attività agricola. Venne commercializzato ai quattro angoli dell’Impero Romano: dalla Gallia alla Spagna, dalla Britannia all’Egitto, fino ad arrivare in India dove sono state rinvenute alcune anfore vesuviane.

Siamo nel cuore della Campania, nella provincia di Napoli, ad una latitudine importante in termini di temperature alte, che affaccia direttamente sul mare regalando un clima mediterraneo. Le viti coltivate sul Vesuvio invece arrivano in media a 500 metri di altezza, in alcuni casi anche a 700 metri, e questo va a mitigare il grado di calore costante anche grazie alle escursioni termiche fondamentali per lo sviluppo degli aromi nei vini.

La forza dei vini risiede proprio nel suo suolo vulcanico, ricco di potassio e depositi piroclastici, come ceneri e lapilli sedimentati in superficie dalle acque di scorrimento.

Le eruzioni del Vesuvio sono state molte, l’ultima delle quali nel 1944, e hanno lasciato tracce evidenti sul terreno attraverso le multiple stratificazioni. Questo discorso è molto importante perché dovremmo ragionare su ogni singolo appezzamento, pensando ad alcuni produttori che hanno i propri vigneti coltivati sull’eruzione del 79 d.c. mentre altri sull’ultima del 1944.

Da questa visione particolareggiata, la prima zonazione rilevante è data proprio dalle due macroaree esistenti: il Monte Somma e il Vesuvio.

Due promontori, due aree produttive incluse in questa Denominazione: i terreni scuri del Vesuvio caratterizzati sia da materiali più pesanti come lapilli, pomici e materiali più leggeri come le ceneri nere che danno il colore; mentre sul Monte Somma c’è anche una buona componente di argilla e questa va arricchire ulteriormente il suolo e va a creare notevoli distinzioni nei risultati finali dei vini prodotti.

Vigne a piede franco

Suolo vulcanico vuol dire vigne a piede franco (il 90% delle vigne) che non hanno bisogno di essere innestate sulle radici americane (quelle resistenti alla fillossera) grazie alla composizione sabbiosa. Vigne che sono ben integrate nel proprio territorio, riprodotte partendo da un tralcio della pianta madre che viene curvato e interrato finché non mette radici e viene separato dal principale legame.

Questi terreni fertili, ricchi di minerali come il potassio che comporta concentrazione di zuccheri, sono favorevolmente indicati anche per la coltivazione di due prodotti simbolo di questa terra, caratterizzata da un’enorme biodiversità, come le tante varietà di albicocche come la Pellecchiella, la più dolce del Vesuvio, e il famoso pomodorino del Piennolo.

In termini turistici si parla oggi di Vesuvio al singolare  perché giustamente il cratere è su quel vulcano, ma la zona di produzione protetta dalla denominazione prende tutta l’area del Golfo di Napoli.

Le vigne si trovano su entrambi i promontori, ecco perché è stata importante la zonazione per capire le differenze geologiche dell’areale. In primis perché il Vesuvio è più giovane ed esclusivamente vulcanico, più esposto al mare, più caldo, le altitudini dove vengono coltivate le uve sono leggermente più basse e si è valutato anche il problema dei pendii e della stabilità dei suoli.

I versanti dei due promontori

Al contrario il Monte Somma ha una posizione più arretrata, più esposto agli Appennini, con un clima più fresco, altitudini importanti e una vegetazione più rigogliosa costituita da boschi di latifoglie e castagno.

Altra peculiarità è che le varietà si sviluppano in senso circolare intorno a questi due promontori e quindi per ciascuno dei due picchi bisogna distinguere i vigneti che sono sul versante mare, influenzati quindi dalle brezze marine, da quelli sul versante terra esposti ai venti più freddi dell’interno.

Lo studio di zonazione, effettuato dal Consorzio probabilmente porterà in futuro alla menzione in etichetta delle quattro zone: Vesuvio versante mare e terra, Monte Somma versante mare e terra. Questo per distinguere i caratteri di una sottozona all’interno di una denominazione che già possiede l’unicità caratterizzata dall’ampia diversificazione di terreni, versanti, climi, esposizioni, ma anche di suoli provenienti da diverse eruzioni all’interno della stessa azienda vitivinicola che influiscono sui prodotti finali.

Dalla sua fondazione avvenuta nel 2015, il Consorzio nel 2017 decide per prima cosa di rivedere il disciplinare sia per quanto riguarda la distinzione delle varie tipologie sia per la confusione venutasi a creare tra Coda di Volpe e Caprettone. Considerate sinonimi nel recente passato, sono oggi due varietà completamente differenti e ben distinte.

Le caratteristiche del Monte Somma e del Vesuvio

Tanta la biodiversità delle uve, anche minori, ma protagoniste vere tre varietà: Il Caprettone è la tipica uva neutra che non ha caratteristiche marcanti o degli aromi specifici, ha poca acidità e per questo è sposata dai produttori perché è l’uva che riesce meglio a veicolare questo territorio. I vini che ne escono sono con una nota salina distintiva, accentuata e durevole.

Diverso il discorso per la Catalanesca, un’uva identitaria vigorosa e tardiva che ha una personalità maggiore e un potere di invecchiamento notevole. Viene coltivata sul Monte Somma ad altitudini maggiori e con escursioni termiche che permettono il prolungarsi della stagione di maturazione consentendo lo sviluppo di profumi e aromi con sensazioni di frutta più matura che possono arrivare al tropicale e una maggior rotondità e complessità al palato.

Il Piedirosso, è una varietà antica protagonista di tutto il napoletano, adattata perfettamente al clima caldo e ai terreni sabbiosi e drenanti che non hanno ristagno, poco resistente alle malattie e tendente alla riduzione. Se si riescono a gestire tutti questi aspetti, dà luogo ad un vino di grande personalità con una carica antocianica non molto importante e tannini medi seppur presenti, di buona freschezza, con un finale salino e leggermente amarognolo. Bel frutto rosso al naso che non annuncia un vino di troppa semplicità con una grande sferzata al palato parzialmente tannica.

La batteria in degustazione ha raccontato fedelmente l’areale di produzione e i suoi diversi versanti.

Dalla facile beva del CAPAFRESCA Vesuvio spumante rosé da uve Aglianico così elegante nelle sue bollicine, dalle note salmastre unite a sensazioni quasi di cenere e di piccoli frutti rossi che scandiscono il sorso arricchito dal ritmo tannico, passiamo all’assaggio di LAVAFLAVA 2022 di Bosco de’Medici dove il Caprettone unito in minor misura alla Falanghina regalano dolcezza al palato con una vena acida salmastra e una croccantezza del frutto bianco, come la pera. Un vino nitido al palato accompagnato dalla florealità del tiglio e da una sensazione agrumata nella chiusura, dalla trama vellutata che gioca con dinamismo tra morbidezza e sensazione salina che arriva due secondi dopo.

E poi arriva ‘ONNA ROSA DE CERI 2021 di Fioravante Romano, vino che con il 10% della Falanghina rende il naso più complesso, di erbe aromatiche fresche e fiori bianchi, concentrato al sorso agrumato di polpa di limone e dalla scia sapida (Monte Somma lato terra). La Coda di Volpe dona maggior struttura e una leggera espressione pseudo tannica nonostante poi gli aromi siano più legati al territorio.

L’ARYETE 2021 di  Casa Setaro è un Caprettone in purezza che affina tra l’anfora e il tonneau e mostra tutta la sua energia vulcanica e quella piacevole sensazione alcolica che gli dà volume; si esprime in tutta la sua solarità che ricorda il miele bianco, sambuco, tiglio e sbuffi sulfurei a chiudere questo gusto salino. Un vino intatto e profondamente vulcanico.

Il rosato EREA 2022 di Cantine Olivella, con Piedirosso, Guarnaccia e Sciascinoso in egual percentuale è ricco di frutti rossi di bosco, di ribes e melograno, con sfumature erbacee e ritorni sulfurei leggermente affumicati. Un gusto fresco velato di acidità, dall’impatto salino immediato sulle labbra si avverte con il 5 VITI BIO 2022 di Sorrentino vini, un rosato da Piedirosso e Aglianico dal profumo maturo di ciliegie e fragoline e dal sorso ampio, dinamico dominato da dolci tannini e da una concentrazione salina molto più evidente.

I rossi sono opulenti, succosi e di gran corpo: il Piedirosso 2022 di De Falco  affinato nell’acciaio è il bel destriero che manifesta con orgoglio, nonostante la sua giovane età, un equilibrio impressionante. Gioca tra sensazioni floreali di geranio e note erbacee gradevoli virando verso un finale ammandorlato dolce coniugato alle note di inchiostro e catrame.

Altro affinamento in acciaio è riservato al giovane ERA’79 2022 di Tenuta Augustea, un Piedirosso che insieme ad una piccola percentuale di Aglianico palesa una polpa di frutta rossa scura, una florealità, quella della rosa e della violetta appassita, che viene imbrigliata dalla ricchezza dell’Aglianico. La ricca struttura tannica è perfettamente bilanciata all’acidità e chiude su un’impronta calda di goudron con accenni di liquirizia.

Terminiamo il percorso con il GELSONERO 2018 delle Cantine Villa Dora, assemblaggio di Piedirosso e Aglianico affinato in legno, che regala sensazioni più ricche e complesse di tabacco, caffè tostato, cuoio, di matita appena temperata. Un sorso voluminoso e penetrante, dall’acidità mista alla salinità che culmina in una leggera nota amaricante e salmastra che ricorda il cappero.

Al termine dell’incontro degustativo, nel bellissimo spazio esterno della sede,  il wine tasting ci ha permesso di degustare le diverse espressioni del Vesuvio Dop in abbinamento alle proposte gastronomiche firmate da Igles Corelli (Coordinatore didattico della Gambero Rosso Academy):

Crocchetta di melanzane con mentuccia e limone salato, Lasagnetta cacio e pepe, Risotto a tutto pomodoro con pomodori del Consorzio del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio e una selezione di proposte gastronomiche dell’associazione Strada del Vino Vesuvio ed i gustosi salumi del Salumificio Avagliano.

 

 

avatar
Scritto da

Sono un'Archivista Digitale nel campo editoriale, dedico la mia vita ai libri perché come dice Kafka "un libro rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi". Così lo è anche il vino. Lui mi ha sempre convinto in qualsiasi occasione ed è per questo che dal 2018 sono una Sommelier Fisar, scrivo e racconto con passione sui miei canali e in varie testate giornalistiche la storia dei territori, gli aneddoti e il duro lavoro dei Produttori in vigna e in Cantina. Ho seguito un corso Arsial al Gambero Rosso Academy sulle eccellenze enogastronomiche del Lazio e presto servizio in varie eventi per il Consorzio Roma Doc e per il Consorzio Tutela Vini Maremma. Inserita con orgoglio in Commissione Crea Lab. Velletri come membro esterno per le degustazioni, sogno e aspiro a diventare con il tempo una vera giornalista.

Iscriviti alla Newsletter

Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia

NELLA CLASSIFICA DEI 10 CAFFÈ PIU’ COSTOSI AL MONDO 4 DERIVANO DALLA MASTICAZIONE DEGLI ANIMALI

News

La classifica dei migliori 10 Panettoni d’Italia del 2019 secondo Vinodabere

News

La classifica dei migliori 20 Panettoni d’Italia del 2021 secondo Vinodabere

News

La Classifica dei migliori Cannonau della Piccola Guida della Sardegna di Vinodabere – Seconda Edizione (assaggi effettuati nel 2019)

News

Connect
Iscriviti alla Newsletter

Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia