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VERTICALE DI 6 ANNATE STORICHE DEL CRU “CHIUSA DI PANNONE” SAGRANTINO DI MONTEFALCO SECONDO ANTONELLI SAN MARCO

Ricordate la frase di Lino Banfi nel film Vieni avanti cretino? “La sua soddisfazione è il nostro miglior premio”. Per una sera, che resterà scolpita nel ricordo di molti, la mia soddisfazione è stata quella di poter presentare e degustare 6 annate storiche del Chiusa di Pannone lo storico cru di Sagrantino di casa Antonelli San Marco. L’ho potuto fare con la totale complicità della Delegazione AIS (Associazione Italiana Sommelier) di Salerno, grazie al suo Delegato Nevio Toti. Non poteva certamente mancare il supporto del produttore, Filippo Antonelli, presente all’evento nonostante un viaggio sotto le inclemenze del meteo.

Doppio premio e doppio onore per il sottoscritto poter raccontare la storia e la magia di un nettare così espressivo, da Ambasciatore del territorio di Montefalco e del suo unico ed inestimabile vitigno principe. L’unico modo possibile per poterne carpire i segreti era quello di vederlo in azione alla distanza in 6 eccellenti annate, al tempo stesso diverse e “tipiche”.

Di tale capolavoro abbiamo già parlato in numerosi articoli. Non è soltanto il particolare tipo di terreno composito, misto di argille e galestro e neppure le esposizioni favorevoli che guardano a Sud ed Ovest; neanche l’età media delle piante ormai giunte alla loro plenitude. A volte, in un mondo enigmatico come quello enologico, la differenza la fa l’amore dell’Uomo per la Natura: solo tramite cure amorevoli si può avere perfetta coerenza tra quanto sognato e la realtà. Est modus in rebus dicevano gli antichi romani.

Cominciamo dalla 2016, la vendemmia più recente ancora in anteprima. Il potenziale evolutivo è da urlo, con tensioni minerali che sfiorano il salgemma ed il vento di mare. Degustare un vino simile in una città di porto ha il suo perché, con i frequenti zefiri meridionali che allenano l’olfatto a determinate sensazioni. Il frutto giunge in seconda fase, ancora crudo ed a buccia rossa. Seguono in progressione l’humus boschivo e la liquirizia, mai assenti nei Sagrantino da manuale come questo.

Anche la 2015 dimostra aderenza con la parte climatica decisamente più calda. I toni si scuriscono verso la mora selvatica ed il pepe in grani. La parte morbida e glicerica riesce a domare quella polifenolica forte e seducente come un pugno di ferro in un guanto di velluto.  Un lieve riverbero balsamico da eucalipto nella sua lunga scia sapida finale..ed il gioco è fatto!

Strana 2012 invece, che dimostra come il varietale sia molto sensibile ad eventuali sbalzi termici. Estate siccitosa senza una goccia d’acqua e con minori escursioni rispetto alla 2015. Recupera lo stress idrico con le piogge di settembre, ma ad un prezzo: quello di un carattere molto erbaceo non presente nelle due versioni precedenti. La macchia mediterranea è evidente, così come la ridondanza verde nei suoi tannini astringenti. Evolverà e diverrà avvolgente? Chi può dirlo, basta aspettare e provare.

a sinistra il produttore Filippo Antonelli ed a destra il delegato AIS Salerno Nevio Toti

Nessun dubbio invece nella 2008. Pure essenze di cioccolato fondente, sigaro sbriciolato, china, rabarbaro e scorza di tamarindo. Gusto fatto di vibrazioni tra il carnaceo e l’arancia candita, con una persistenza balsamica pressoché infinita. Straordinario.

Della 2006, mentre ancora riecheggiano gli effluvi della 2008, ricorderò sempre il batticuore che mi ha regalato. Un vino incredibilmente vivo dopo 16 anni, quasi croccante al sorso, con il giusto equilibrio tra piccoli frutti sia rossi che neri. Ed è altrettanto ammirevole l’emersione di note floreali da petali di rosa appassiti, non presenti negli altri campioni. Delicato, setoso, per nulla stancante. Una bottiglia da finire in buona compagnia tra una chiacchiera e l’altra. Sublime anche la versione passita offerta a chiusura di serata e che conferma l’assoluta tendenza gastronomica verso pietanze salate e succulente da parte di un prodotto di norma considerato da dessert.

Finiamo la degustazione con il Chiusa di Pannone 2005, forse la versione meno convincente segnata da eccessivi sbalzi climatici che non hanno consentito una piena maturazione fenolica. La progressione fruttata ci convince; un po’ meno l’eleganza e la persistenza complessiva.

Che serata..

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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