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Montalcino: Corte dei Venti o dell’eleganza

Noi di Vinodabere siamo da anni convinti della straordinaria qualità dei vini di Clara Monaci e Maurizio Machetti. Soprattutto per la ricerca caparbia di uno stile elegante e raffinato, nonostante la collocazione dell’azienda e delle vigne in una delle zone più calde di Montalcino, nel quadrante sud-ovest.

Ma grazie a una ventilazione continua (non a caso il nome dell’azienda è “Corte dei Venti”) e a un terreno rosso di tufo e argilla calcarea, ferrosa e vulcanica, qui si ottengono Sangiovese (e non solo, come vedremo) sottili, classici, di grande armonia e bevibilità.

In pochi anni Corte dei Venti è diventato uno dei nomi di riferimento nell’affollato panorama ilcinese, ed è grazie all’impegno e alla bravura di realtà come questa, e ce ne sono ormai a decine, che Montalcino è la star mondiale del momento.

Sono dunque tornato volentieri a Montalcino, in una sera d’estate, ad assaggiare le ultime annate in commercio, in particolare una nuova etichetta che esprime secondo me alla perfezione la filosofia della casa e dimostra ancora una volta che a prescindere dal Sangiovese, dal Rosso e dal Brunello, che restano le denominazioni di riferimento, sono la mano del viticoltore e la classe del terroir a fare la forza dei vini che si producono qui.

Le Terre Rosse Toscana Rosso IGT S.A. è la novità dell’anno tra le etichette aziendali. Frutto di un assemblaggio di partite destinate al “Silvana” (con apporti di Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah oltre al Sangiovese) e al Brunello, ideato come vino “da sbicchierare”, ha un deciso carattere toscano, l’impronta del terroir di Montalcino è nettissima, con apporti balsamici e di sottobosco, il contributo delle uve francesi è mimetizzato, si beve di gusto ma non sacrifica la struttura. Un felice esordio.

Silvana Toscana Rosso IGT 2016. Grande versione per il supertuscan della casa (Sangiovese Grosso 50%, Cabernet Sauvignon 20%, Merlot 20% e Syrah 10%), forse meno territoriale ma più elegante della prima edizione, la 2015: ricorda un rosso bolgherese, ha ricchezza di frutto, nuances vegetali, vaniglia, è ricco e vigoroso al palato, di chiara impronta mediterranea. Affina in tonneaux di secondo passaggio.

Il Rosso di Montalcino 2016 non è in realtà l’ultima uscita (c’è già da tempo in giro il 2017), ma lo riassaggio volentieri confidando su una sua maturazione ormai completa. E in effetti è così, si tratta di una tipologia che andrebbe attesa almeno per tre-quattro anni e non bevuta subito. Il campione che ho davanti ha profumi iperclassici di fiori rossi, terra bagnata e alloro, con sottofondo di fragola, e un sorso dinamico e fresco, snello, molto adatto alla tavola, con ritorni di spezie piccanti e di ciliegia. Vino goloso, dalla beva travolgente.

Il Brunello di Montalcino Docg 2014 punta molto, vista l’annata non facile, su leggerezza e bevibilità. Ha un naso floreale e di bacche rosse, è succoso e gustoso, non di grande complessità ma già godibile ora, nonostante un tannino ancora da sciogliere. E comunque ha una persistenza affatto banale, agrumata e ricca di rimandi fruttati e di spezie leggere. Ha ancora qualche anno davanti per dare il meglio di sé.

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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