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Photo by Taryn Elliott from Pexels

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Liberi assaggi – 3 vini incontrati in contesti internazionali, ma dove a parlare è il territorio

Il racconto di questi vini nasce da una banale curiosità. In tempi recenti, quando ancora si poteva girare, ho avuto il piacere di partecipare ad un paio di eventi ad alta “vocazione” internazionale, in cui ho annotato – senza un preciso criterio se non quello del piacere personale – alcune etichette interessanti. Mi sono chiesto, ad un riassaggio più ponderato, quanto fossero rappresentative e riconducibili ad un territorio specifico (almeno per quella che potesse essere la mia limitata conoscenza dei luoghi) e quali fossero gli elementi chiave del loro successo nel contesto in cui le avevo provate.

Gli eventi in questione erano il Concours Mondial de Bruxelles, una delle più note kermesse itineranti sul mondo del vino, svoltosi quest’anno in Repubblica Ceca, e Italian Taste Summit, svoltosi a Roma a cura di Joanna Miro, titolare di Wine Global Aspect, realtà specializzata nel far incontrare aziende nostrane ed importatori stranieri. Etichette scelte liberamente, come detto, senza ragionamenti particolari, ma che mi fanno pensare a una piacevole giornata in campagna e in compagnia dei quali mi sento di guardare con più ottimismo al futuro. Eccole qui. 

Periodico 2017 – Le Pianore

Riconosciuta dall’Ente Parchi come Rifugio Naturalistico, Le Pianore è un agriturismo e un’azienda biologica certificata, situata alle pendici del Monte Amiata, in una zona paesaggisticamente intatta, attraversata da torrenti e circondata da boschi. La famiglia Micillo ha un approccio rispettoso e attento verso tutto ciò che è natura. Così sono anche i vini. Il Merlot mi è parso interessante perché racconta in maniera evidente il territorio da cui proviene (come fa, d’altronde, anche il “fratello” Montecucco Rosso). Vigne a 500 metri di altitudine, condotte con approccio biodinamico, su una terra di matrice vulcanica, ben esposta e ben ventilata. Ecco, quindi, che al naso e nel bicchiere non trovi pesantezze, né sovrastrutture, ma a prevalere è la parte fruttata ed erbacea più fresca, che quasi rimanda a latitudini più a nord. Un Merlot gustoso e teso, di bella acidità e bevibilità insomma, non particolarmente complesso o profondo, ma molto lontano dal cliché di tanti rossi morbidoni e anonimi ottenuti da vitigni internazionali che si trovano nel nostro paese. Peccato se ne producano pochissime bottiglie!

 

Brunello 2015 e “Rosildo” 2015 – Franco Pacenti Canalicchio

Pacenti è un cognome che a Montalcino assume varie declinazioni, che possono confondere i più. In questo caso parliamo dell’azienda di Franco Pacenti, anche nota semplicemente come Canalicchio (a distinguerla dalle pur eccellenti “di Sopra” e “di Sotto”), creata negli anni Sessanta da Rosildo. Siamo, come anticipato, nella conca del Canalicchio, zona nord della denominazione Brunello: una delle classiche, una di quelle dove l’aggettivo “bucolico” acquista un senso. Oggi i 10 ettari dell’azienda sono in mano ai tre figli di Franco – Lisa, Serena e Lorenzo – che continuano a sfornare rossi di impronta tradizionale, molto accurati e maturati in botti medio-grandi. Qui le caratteristiche della zona – a maturazione lenta e spesso risparmiata dalle “arsure” estive – donano ai vini una veste più carezzevole e accessibile rispetto a concentrazioni e alcolicità altrove sempre più sovrastanti. Mi è piaciuto molto il Brunello 2015, classico, riconoscibile, con un ché di selvatico che lo rende affascinante. Un vino dai toni chiaro-scuri, dove l’intensità e la freschezza aromatica al naso si completa con un sorso tutto succo e dal tannino finissimo. Menzione a parte per il Rosildo, tributo a tiratura limitata per il nonno, fondatore dell’azienda: intenso, complesso e dai toni più maturi, esibisce una materia da peso massimo sfoggiata con naturalezza e classe. Laudario Syrah Cortona 2015 – I Vicini

I Vicini è un omaggio della nostra famiglia al Lago Trasimeno, che dista meno di un km in linea d’aria, e ai poderi di antiche e note famiglie di viticoltori (Antinori e Ruffino), che hanno fatto onore all’arte della viticoltura”. A parlare è la famiglia Antonioli, che ha come portavoce l’inossidabile avvocato Romano, un uomo che potrebbe avere un’età indefinità tra gli 80 (vicina a quella anagrafica) e i 25 (più simile a quella che dimostra, tale la sua energia e la sua passione quando parla dei vini). Vederlo dietro al banco d’assaggio per ore, a “decantare” con fervore le lodi dei suoi “figli” vinosi, è un’esperienza di per sé. Il luogo delle vigne è Petraia di Cortona, intorno ad un antico podere di 20 Ettari, posto sulle colline a circa 300 metry s.l.m di fronte al rinomato borgo toscano. Come altri ben noti esperimenti in zona hanno dimostrato, da quelle parti, in cui il clima continentale è mitigato dal benefico influsso del lago, il Syrah si esprime ad altissimi livelli. E di gran vino a mio avviso si può parlare con il Laudario 2015 (Medaglia d’Oro al Concours Mondial de Bruxelles). Eleganza è la prima parola che mi viene in mente. La trovi sia al naso, con i classici piccoli frutti rossi e neri, impreziositi dalle tipiche note pepate e di cenere. La conferma l’hai poi al palato, dove c’è la morbidezza che ti aspetti per un prodotto che parla una lingua internazionale, che ti mette a suo agio con una trama succosa e rilassata, e ne caratterizza la bevuta indubbiamente piacevole.

 

 

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Abruzzese, ingegnere per mestiere, critico enogastronomico per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri, con cui ancora collabora. Vino, distillati e turismo enogastronomico sono la sua specializzazione. Nel tempo libero (poco) prova a fare il piccolo editore, amministrando una società di portali di news e comunicazione molto seguiti in Abruzzo e a Roma. Ha collaborato per molti anni con guide nazionali del vino, seguendo soprattutto la regione Abruzzo (ma va?), e con testate enogastronomiche cartacee ed online. Organizza eventi e corsi sul vino...più spesso in Abruzzo (si vabbè...lo abbiamo capito!).

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