Nata per caso nel 1600 in onore delle festività pasquali da una suora dell’antico convento di San Gregorio Armeno, la pastiera sta a Napoli come il Pinot Nero sta alla Borgogna.
È un rituale sacro in cui farina, uova, latte, grano cotto, ricotta e spezie si uniscono in un quadro di bontà unica.
Si dice fosse l’unica arma per far sorridere l’arcigna moglie del re Ferdinando II di Borbone.
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Preparazione impegnativa, bisogna anzitutto creare la classica pasta frolla lavorando con le mani su una spianatoia 500 grammi farina 00, 180 grammi di strutto, 140 grammi di zucchero e 3 tuorli.
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Nel frattempo mettiamo a cuocere in una pentola 350 grammi di grano cotto con 250 ml di latte intero e dello zest di limone fino a creare una crema.
Quando il tutto si sarà solidificato e raffreddato, prepariamo la farcia con 200 grammi di ricotta vaccina, 200 grammi di ricotta di pecora, 350 grammi di zucchero, 30 grammi di strutto, 3 uova, 50 grammi di canditi di cedro, acqua di fiori d’arancio, vanillina e cannella.
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Mescoliamo bene aggiungendo successivamente il grano cotto nel latte. Stendiamo la pasta frolla dandole la forma di un ruoto e tenendo delle striscioline da parte per guarnizione finale.
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Versiamo sopra il composto, inforniamo a 160 gradi per circa un’ora e mezza e spolveriamo con zucchero a velo.
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E pastiera fu!