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Il Verdicchio Collestefano alla prova del tempo

Nell’unica vallata delle Marche centrali, la valle Camertina a 450 metri, completamente isolata dal mare, trovano  dimora le vigne dell’azienda Collestefano. Di proprietà della famiglia Marchionni sin dal 1978.

Oggi con sede a Rustano di Castelraimondo (MC) l’azienda è guidata da Fabio Marchionni che a partire dal 1998 è riuscito,  pian piano, a farla divenire un punto di riferimento del Verdicchio di Matelica.

Da sempre in regime biologico, anche se solo dal 1995 se ne è ottenuta la certificazione, si  utilizza esclusivamente concime organico con una riduzione  al minimo per utilizzo del rame in vigna.

Lo scorso anno vi avevamo parlato delle fragoline usate per le infestanti nel sotto fila delle vigne (link).
La squadra di Vinodabere ha avuto recentemente la possibilità di confrontarsi con una verticale di questo vino e valutarne le potenzialità di invecchiamento.

I 18 ettari coltivati a Verdicchio danno vita al Collestefano Verdicchio di Matelica Doc che dopo una pressatura soffice e una fermentazione lenta a bassa temperatura, matura in acciaio per 4 mesi per poi continuare l’affinamento in bottiglia.

I vini che abbiamo assaggiato erano in numero uguale con tappo di sughero e a vite, e proprio per questo, oltre alle nostre note, specificheremo per ogni bottiglia il tipo di tappo.

Iniziamo con l’annata 2019 (tappo a vite), note fruttate con l’agrume in evidenza anticipano un sorso dinamico ed elegante, evidenziando allo stesso tempo la gioventù del vino. Bello il finale interminabile di mandarino.

Passiamo alla 2018 (tappo a vite) che grazie ad un anno in più di affinamento in bottiglia raggiunge il massimo della forma, su note agrumate e vegetali ci mostra una freschezza esuberante che ben si fa apprezzare durante l’assaggio. Bello il finale su note di arancia amara.

Continuano con l’annata 2017 (tappo di sughero) dove alle note agrumate si accompagnano profumi di pesca e zenzero, una  ricchezza sostenuta da un acidità ancora viva all’assaggio, che tuttavia non si ripercuote in lunghezza gustativa.

Passiamo alla 2016 (tappo di sughero), gli anni cominciano a farsi sentire, un  frutto maturo (pesca) si accompagna a note di arancia, ancora presente la nota acida che sostiene la ricchezza del sorso.

Con l’annata 2015 (tappo di sughero) il tempo inizia a farsi sentire in maniera sempre più evidente,  note di medicinale si mescolano a note di vaniglia e fumé. Probabilmente una bottiglia sfortunata.

Terminiamo con una bottiglia del 2014 (tappo a vite) che ci stupisce da subito per una freschezza che non ti aspetti. Ricca all’assaggio con finale su note di menta e arancia amara. Una piacevolissima sorpresa.

 

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Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.

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