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Life of Wine 2020 – La longevità e l’eleganza dei vini della Tenuta di Fiorano, una superba interpretazione della miscela bordolese, alle porte di Roma

TENUTA di FIORANO è un’altra azienda storica di cui abbiamo potuto degustare i vini all’evento Life of Wine, organizzato il 18 ottobre presso il Radisson Blue di Roma dallo Studio Umami con la collaborazione del giornalista enogastronomico e nostro direttore responsabile Maurizio Valeriani. Una manifestazione che costituisce un unicum nel mondo del vino, che permette, dall’operatore del settore fino al semplice appassionato, di seguire l’evoluzione di un vino nel corso di decenni, con delle chicche rarissime – vini di trenta, quaranta, anche sessanta anni di età – impossibili da poter approcciare in qualunque altro avvenimento di questo tipo.
TENUTA di FIORANO si trova sull’Appia Antica, in via di Fioranello; 200 ettari, di cui 12 vitati, nella campagna romana, oggi di proprietà del Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, figlio di Paolo, il cugino del fondatore Principe Alberico Boncompagni Ludovisi. La nascita di questa particolare realtà vinicola si deve alla passione ed all’intuizione pionieristica del fondatore principe Alberico, che a cavallo degli anni ’40 e ’50 operò diverse innovazioni nel campo vitivinicolo:
1) scelse di impiantare dei vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon e Merlot o lo sconosciuto all’epoca Sémillon in una zona dove si erano sempre vinificate uve locali. Il Fiorano Rosso è probabilmente il primo vino italiano di taglio bordolese venduto al pubblico con una propria etichetta.
2) Adottò, tra i primissimi in Italia, metodi biologici per la coltivazione delle viti.
3) Lo fece in una zona – tra il Parco dell’Appia Antica e le pendici dei Colli Albani- che non sembrava particolarmente vocata se paragonata alle aree tradizionali di produzione vinicola della zona, ovvero i suoli collinari di origine vulcanica dei Castelli Romani.

Le vigne della Tenuta di Fiorano

Oggi la tenuta continua nella strada tracciata dal suo fondatore, si usano metodi biologici (certificati), c’è molta biodiversità: oltre ai vigneti nell’azienda, ricca di boschi, vengono coltivati diversi cereali e piante esotiche, si producono, miele, olio e il latte delle mucche frisone allevate nella fattoria.

A voler approfondire la storia aziendale, emergono aspetti misteriosi e quasi da leggenda sulla nascita dei vini della Tenuta di Fiorano. Nella sua iniziativa “visionaria” il principe Alberico si fece consigliare dall’enologo dottor Giuseppe Palieri, che gli suggerì appunto di impiantare quei vitigni e di curarli con tecniche non invasive. Dopo pochi anni però Palieri muore e il principe lo sostituisce con un enologo di nome Tancredi Biondi Santi – e già qui entriamo in un clima da leggenda, ma invece è tutto vero – nonostante, si dice, non avesse mai assaggiato il suo Brunello (Il Brunello di Montalcino della Tenuta il Greppo, che sotto la direzione di Tancredi raggiunse negli anni ’60 il suo massimo splendore, che tutt’ora mantiene). I vini, Fiorano Rosso e Fiorano Bianco, vengono prodotti all’inizio – ma lo saranno anche in seguito – in quantità limitatissime (1000- 2000 bottiglie) e questa loro rarità, unita alla straordinaria eleganza e finezza, li impongono sul mercato dei collezionisti come vini di culto, facendo appassionare anche il più celebrato critico enogastronomico italiano dell’epoca, Luigi Veronelli.

La storia dell’azienda è andata avanti, con una serie di colpi di scena: nel 1998 il Principe Alberico decide di espiantare tutte le viti, poiché non era più in grado di seguirne personalmente lo sviluppo; successivamente seguono divisioni e contrasti nobiliari. Oggi, come dicevamo, l’azienda è condotta da Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, che (insieme al padre Paolo) tra il 1999 e il 2004, con la supervisione dello stesso Alberico, guidato dall’enologo Lorenzo Costantini, reimpianta i vigneti precedentemente espiantati (Cabernet, Merlot), impiantandone anche di nuovi (Grechetto e Viogner), negli stessi terreni, con l’obiettivo di ricreare quegli splendidi vini.

Il principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi

A Life of Wine 2020 abbiamo avuto la possibilità di degustare tre annate del loro vino bandiera, il Fiorano Rosso. Un vino composto da Cabernet Sauvignon e Merlot in percentuali che cambiano a seconda dell’annata (originariamente il principe Alberico utilizzava 50% Cabernet e 50% Merlot). Questo vino invecchia 30 mesi in tonneaux e 24 in bottiglia. I terreni su cui giacciono le vigne sono vulcanici con pozzolana bianca in superficie e molto drenanti. Il microclima è particolare: i terreni pianeggianti sono ben esposti al sole, con quantità di piogge molto inferiori a quella dei vicini Castelli Romani; la zona è molto arieggiata, grazie anche alla vicinanza del mare la cui brezza contribuisce a mantenere l’uva sempre asciutta. Ho avuto modo di degustare altre volte il Fiorano Rosso con più di 20 anni di età e mi ha sempre sorpreso per la tenuta, la complessità e l’eleganza che riusciva a manifestare, che, confesso, non riuscivo ad immaginare degustando le ultime annate. E anche stavolta la sorpresa non è mancata.

Fiorano Rosso 1990, 11,5% alcol, 65% Cabernet Sauvignon, 35% Merlot. Un vino, frutto di altri climi (solo 11,5% di alcol!). Colore rosso granato con unghia aranciata. Profumi intensi di sottobosco, spezie scure, prugna matura, melograno, fico d’india, sbuffi floreali (viola). Al gusto rivela confettura di frutti di bosco, mirto, frutta secca, tracce ferrose e fumé. Ha una bella acidità che rende il sorso ancora dinamico, un tannino delicato che accarezza il palato. Un vino dal profilo gustativo ovviamente evoluto ma perfettamente integro, complesso, evidenzia quella eleganza e finezza di beva che, nei casi migliori, il tempo può infondere nel vino. 96/100.



Fiorano Rosso 2012. 13% alcol, 65% Cabernet Sauvignon, 35% Merlot. Colore rubino. L’annata piuttosto calda e molto secca ha dato origine a profumi prevalentemente fruttati (amarena, mora) e di caffè, con sfumature floreali (viola) e di spezie balsamiche. Nel palato entra morbido, rivela tannini rotondi fitti e setosi, ha una chiusura sapida, persistente e di bella acidità. Vino molto elegante. 92/100.



Fiorano Rosso 2014. 13,5% alcol, Cabernet Sauvignon in prevalenza e Merlot. Le abbondanti precipitazioni estive dell’annata, anche a ridosso della vendemmia, ne hanno caratterizzato il profilo più “verde” rispetto al 2012. Molto speziato al naso (spezie scure), frutta nera, balsamico (eucalipto) con una accentuata vena vegetale. In bocca è pieno, corposo, con tannini levigati, spiccata acidità e sapori speziati (anice stellato e altre spezie dolci). Il finale è piccante (pepe) e di erbe amare. Visti i precedenti, va riassaggiato tra 5-10 anni per valutarne appieno le potenzialità. 89/100.

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Sono un appassionato del mondo del vino, mi piacciono i profumi e i sapori che ogni bottiglia di vino racchiude, le sensazioni e le emozioni che trasmette. Mi piacciono molto anche i distillati, in particolare la grande varietà e specificità del mondo del whisky. Laureato in Fisica, con un passato di marketing manager nel settore Servizi e Innovazione di una società leader di telecomunicazioni, oggi critico enogastronomico per passione. Scrivo di Vino, Distillati ed Olio sulla testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collaboro anche con le testate di settore “Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it)”, "Wining (www.wining.it)" ed “Epulae (www.epulaenews.it)”. Giudice per il concorso internazionale Grenaches du Monde. Assaggiatore per la “Guida Flos Olei“ di Marco Oreggia. Ho collaborato per l’edizione 2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Sommelier AIS dal 2001, Sommelier AISO dell’Olio e degustatore iscritto all'albo per la Regione Lazio.

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