Il Pinot Nero è un vitigno a bacca rossa originario della Borgogna, da sempre considerato tra i più eleganti e raffinati per i suoi profumi seducenti, colore tenue e tannini setosi. È inoltre tra i vitigni più difficili da interpretare a causa della sua intrinseca sensibilità ed esigenza in termini di terroir. Il Pinot Nero infatti trova la sua massima espressione in climi freschi e temperati e necessita di un costante e meticoloso lavoro agronomico.
L’Italia ha dato vita a innumerevoli interpretazioni virtuose che oggi analizziamo, escluse le zone vini di Trentino e Alto-Adige che scopriremo in un successivo articolo intitolato il Pinot Nero delle dolomiti.
Tratteremo anche le bollicine blanc de noirs in cui tra le più importanti colonne portanti e prestigiose dei vini spumanti metodo classico italiani annoveriamo: Franciacorta, Oltrepò Pavese, Trento DOC (nel prossimo articolo sul pinot nero delle dolomiti) e Alta Langa più altre chicche sparse per il bel paese come Colli Berici ecc.
Partiamo con il viaggio nelle varie zone:
Valle d’Aosta:
Il Pinot Nero viene spesso vinificato come mono-varietale in Valle d’Aosta, dove acquisisce un affascinante carattere alpino continentale e coltivati su terreni sabbiosi e argillosi per la maggioranza della superficie vitata. Eppure l’arco alpino valdostano ospita una viticoltura aspra, radicale, estrema (vigneti frazionati, terrazzati, letteralmente strappati alla roccia con dislivelli e pendenze vertiginosi). Il Pinot Nero, che subisce la forte l’influenza francese in Valle è contraddistinto nella sua eleganza e finezza senza dimenticare che esso rappresenta colori e stili che parlano una lingua comune, quella del vino di montagna.
Segnaliamo cinque aziende che negli anni hanno meglio interpetrato questo vitigno: Anselmet, Cave Gargantua, Fréres Grosjean, Les Crêtes e Ottin Elio.
Nella Guida ai Migliori Pinot Nero d’Italia (solo vini rossi fermi) di Vinodabere (link) sono recensiti Vallée d’Aoste Pinot Nero Vigne Tzeriat 2020 – Grosjean Vins e Vallèe d’Aoste Pinot Nero 850 2020 – Az. Agricola Rosset Terroir .
Piemonte:
In Piemonte ci sono di grande interesse la denominazione Alta Langa, prodotta in un’area di circa oltre 300 ettari in rapida espansione, compresa tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo. Clima continentale con elevate escursioni termiche ad un’altitudine di 500 metri di quota.
L’Alta Langa è prodotto a partire da Pinot Nero e/o Chardonnay dal 90 al 100% e prevede un affinamento sui lieviti di minimo 30 mesi per la versione base e 36 mesi per i vini con menzione.
Cinque aziende degne di nota spumantistica: Banfi, Contratto, Giulio Cocchi, Enrico Serafino (dal 2021 di proprietà del Gr. Krausse che gestisce anche le cantine Vietti a Castiglione Falleto) e Podere Rocche dei Manzoni;
Nella tipologia ferma prodotte sotto la denominazione Langhe Pinot Nero ci sono tre cantine particolarmente degne di nota: Castello di Neive, Colombo Cascina Pastori e Marchesi Incisa della Rocchetta con il “Marchese Leopoldo”.
Nella Guida ai Migliori Pinot Nero d’Italia (solo vini rossi fermi) di Vinodabere (link) sono recensiti: Langhe Pinot Nero I Cortini 2019 – Azienda Castello di Neive , Piemonte Pinot Nero Marchese Leopoldo 2018 – Cantine dei Marchesi Incisa della Rocchetta , Piemonte Pinot Nero Re Noir 2017 – Lo Zoccolaio, Piemonte Pinot Nero Apertura 2017 – Soc. Agricola Colombo- Cascina Pastori , Piemonte Pinot Nero Palo Alto 2016 – Colle Manora.
Lombardia:
Colline in Oltepò Pavese
Da scoprire anche il Pinot Nero della Lombardia, dove ha trovato un habitat di circa 3000 ettari vitati, ideale tra le incantevoli colline avvolte dalla nebbia dell’Oltrepò Pavese,
Breve racconto dei vini dell’Oltrepò Pavese, che hanno una lunga storia, come testimoniato dal tralcio di vite fossile risalente ai tempi preistorici e conservato presso il Museo archeologico di Casteggio. La viticoltura in Oltrepò Pavese è tramandata da vari popoli nel corso della storia, dagli Etruschi, ai Romani sino ai Longobardi, quest’ultimi scelsero infatti Pavia come capitale del loro Regno.
Nel corso del 1800 l’Oltrepò Pavese vive un rinascimento enologico grazie alle scoperte tecniche e vengono introdotte varietà alloctone come Pinot Nero (su impulso del Conte Carlo Vistarino).
Nel 1865 nasce il primo moderno spumante italiano Metodo Classico, ottenuto dal lavoro sinergico tra i Fratelli Gancia e il Conte Augusto di Vistarino che importò dalla Borgogna le barbatelle di Pinot Nero.
A partire dal 1900, i vini dell’Oltrepò Pavese riescono a entrare nei mercati internazionali, come nel caso dei vini spumanti dell’Oltrepò Pavese della Società Vinicola Italiana di Casteggio, che già nel 1905 occupava le insegne pubblicitarie per le strade di New York.
Negli anni a venire, nell’Oltrepò Pavese fioriscono innumerevoli cantine sociali permettendo a numerosi viticoltori di unirsi ammortizzando i costi fissi, ottenendo vini di qualità dal buon rapporto qualità prezzo. Questo fenomeno favorì nel dopoguerra il recupero della tradizione agricola dell’Oltrepò Pavese da parte delle nuove generazioni.
Vitigni e terroir dell’Oltrepò Pavese, la zona a sud di Pavia, dalla caratteristica forma a grappolo (o triangolo rovesciato) incuneato tra l’Emilia-Romagna, la Liguria e Piemonte. Questa zona, dal quale proviene oltre il 60% del vino prodotto in Lombardia, è attraversata dal 45° parallelo, crocevia dei più grandi vini al mondo. Clima continentale e moderato con le esposizioni dei fiumi che aiutano ad immagazzinare il calore.
La vocazione vitivinicola della zona è infatti molto alta: i terreni appenninici ricchi di marne (zona di Losana), galestri, calcari e gessi (quest’ultimi tipici della zona di Oliva Gessi), unite alle buone esposizioni collinari (200-550 metri di quota per le bollicine e 150-250 metri di altezza per i vini fermi) creano condizioni estremamente favorevoli per la viticoltura.
La zona dell’Oltrepò Pavese è anche la prima zona italiana per produzione di Pinot Nero, impiegato in gran parte per la produzione di spumanti Metodo Classico Blanc de Noirs (Oltrepò Pavese Metodo Classico) o Cruasè (rosato), ma ha dato vita anche ad alcuni tra i più iconici e storici Pinot Nero vinificati in rosso dell’Italia.
L’Oltrepò Pavese metodo classico è un vino spumante prodotto su una superficie di circa 770 ettari all’interno dell’area dell’Oltrepò Pavese, nella provincia di Pavia in Lombardia.
Viene prodotto a partire dal Pinot Nero (dal 70% al 100%), il periodo minimo di affinamento sulle fecce è di 15 mesi, che diventano 24 per il millesimato. Il vino Oltrepò Pavese Metodo Classico è molto apprezzato anche nella versione Cruasé, ovvero spumante metodo classico rosato.
Nella produzione spumantistica cinque aziende da provare: Ballabio, Luca Bellani/Cà di Frara, Castello di Cigognola, Monsupello e Tenuta Il Bosco;
Mentre altre cinque per la tipologia ferma: Conte Vistarino, Frecciarossa, Giorgi, Tenuta Mazzolino e Travaglino;
Nella Guida ai Migliori Pinot Nero d’Italia (solo vini rossi fermi) di Vinodabere (link) sono recensiti: Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Re.noir 2018 – Az. Agr. Rebollini Bruno, Pinot Nero Neròt 2020 – Cantine Cavallotti.
ll Franciacorta è sicuramente una delle denominazioni più importanti per gli spumanti italiani metodo classico di risonanza internazionale.
Le origini della spumantizzazione in Franciacorta sono antiche, come testimoniato dagli studi sulla rifermentazione in bottiglia condotti nel 1570 il medico bresciano Gerolamo Conforti. Tuttavia, il successo moderno è da attribuirsi al lavoro di Franco Ziliani con la cantina Guido Berlucchi, che imbottigliò la prima bottiglia del moderno vino Franciacorta nel 1961.
Il Franciacorta viene prodotto a partire principalmente da Chardonnay e Pinot Nero ma anche da vitigni complementari. Il periodo minimo di affinamento sulle fecce è di 18 mesi, che diventano 30 per il millesimato e 60 per la versione Riserva.
La cantina storica di una nota azienda della Franciacorta
Cinque aziende maestre nel blanc de noirs: Berlucchi Guido, Cà del Bosco (specialmente con il “Dosaggio Zero Noir Collection”), Castello Bonomi, Vigneti Cenci e Villa Franciacorta;
Veneto:
Da tenere in considerazione anche il Pinot Nero, spesso più longilineo e immediato, prodotto in Veneto nel Breganze e nei Colli Berici e Valdagno che oltre ad essere un polo di produzione per i tagli bordolesi dà grandi soddisfazioni anche con il re dei vini rossi mondiali. Zone ricche di terreno vulcanico misto ad argilla e calcare.
Cantine in risalto qui: Agricola Val de Pol (Alpago nel Bellunese), Bellaguardia* (Montecchio Maggiore) Buvoli – Opificio del Pinot Nero* (Colli Berici), Masari (Valdagno) e Villa Rinaldi* (Soave);
*specialmente nella tipologia spumante
Nella Guida ai Migliori Pinot Nero d’Italia (solo vini rossi fermi) di Vinodabere (link) è recensito: Pinot Nero Frazesca 2019 – Soc. Agricola Val de Pol
Toscana:
In Toscana, dove il clima verso gli appennini si fa più continentale, come nel Mugello e nel Casentino: entrambe molte fresche siamo circa sui 500 metri sopra il livello del mare e in escursioni termiche con terreni e suoli ricchi di pietra, argilla e depositi calcarei. Queste due zone insieme a quelle di Prato che dispone di terreni dalla matrice ferrosa e minerale dove in origine negli anni settanta si voleva piantare Sangiovese ma per errore furono innestate involontariamente barbatelle di Pinot Nero con piacevole sorpresa finale di vini eleganti e dal varietale di carattere. Infine a sud della val d’orcia sui 650 metri di quota su rocce friabili, marna e galestro, piccola presenza anche nelle zone del Chianti Classico e in Maremma a Scansano.
Da provare i vini di: Il Rio – (Ventisei) e Podere Fortuna – (Fortuni) gestito dalla famiglia tedesca Löwenstein nel Mugello, Podere della Civettaja del vulcanico e visionario Vincenzo Tommasi che tramite le selezioni massali di Pinot Nero della Borgogna ha reso possibile la produzione qui sulle colline a nord della Toscana a sull’appennino tosco-emiliano e Podere Santa Felicità – (Cuna) di Federico Staderini padre enologico di molti vini cult italiani tra cui “Poggio di Sotto” e nel Casentino, Marchesi Pancrazi – (Vigna Baragazza) a Prato realtà storica nobiliare risalente al 14esimo e 15esimo secolo.
Per finire nel sud della Toscana a pochi passi dal confine con Umbria e Lazio nasce più precisamente s San Casciano ai Bagni: Vini Franchetti – (Sancaba) per volere del grande Carlo Franchetti cugino dello scomparso Andrea Franchetti tra i mitici visionari del mondo del vino italiano all’estero.
Nella Guida ai Migliori Pinot Nero d’Italia (solo vini rossi fermi) di Vinodabere (link) sono recensiti: Maremma Toscana Temerario 2009 – Casavyc di Viviana Filocamo, Pinot Nero ORNOIR 2018 – Azienda Agricola Ornina, Pinot Nero 2019 – Soc. Agricola del Podere della Civettaja Il Chiuso 2019 – Castello di Ama, Pinot Nero SANCABA 2019 – Vini Franchetti
Marche – Lazio – Abruzzo:
Nelle Marche non possiamo non nominare le rive di focara di proprietà della cantina Fattoria Mancini sui Colli Pesaresi a 100 – 150 metri di quota le cui vigne sono state piantate da Napoleone a Pinot Nero già nel 1810. Per un vigneto storico e affasciante a due passi dal mare, suoli ricchi di tufo, calcare, arenarie, che spesso sono ricoperte in inverno dalle nevicate che colpiscono l’appenino.
Vigneto di Focara in estate
Vigneto di Focara in inverno
Mentre nel Lazio assolutamente da scoprire l’azienda di Paolo e Noemia d’Amico con il loro “Notturno dei Calanchi” che sorge sulla valle dei calanchi in Alta Tuscia al confine con l’Umbria su terroir vulcanico sopra i 500 metri di altitudine. In Abruzzo interessante l’azienda Castelsimoni con il “Diamante Nero” in provincia di L’Aquila dove le vigne sorgono ai 800 metri di quota.
Qualche appezzamento di questo nobile vitigno si può trovare ancora in Umbria, Campania (cantina San Salvatore) e in Puglia (Cantine d’Araprì per la spumantistica).
Sicilia:
Di grande interesse anche i fantasiosi risultati ottenuti sulle pendici dell’Etna, dove le elevate altitudini permettono di compensare con le latitudini siciliane, che altrimenti non sarebbero congeniali al Pinot Nero. I terreni sono prevalentemente vulcanici misti a basaltico con ottima ventilazione ed escursione termica.
Cantine che stanno sperimentando con buoni risultati: Eno-trio (vigne versante nord-ovest), Feudi del Pisciotto (proprietà di Paolo Panerai di Castellare di Castellina e Baffonero in Toscana), Gulfi (vigne nella zona Monte La Guardia) e Tenuta Vajasindi (proprietà di Duca di Salaparuta);
Nella Guida ai Migliori Pinot Nero d’Italia (solo vini rossi fermi) di Vinodabere (link) è recensito il Pinò 2017 – Az. Agricola Gulfi.
Come avete notato la grande concentrazione la si ha nel nord Italia e sempre meno quando si scende lo stivale dove solo le zone ben ventilate e in altitudine permettono di far nascere un vitigno che ama le zone fresche e continentali per propria natura.
Presto a seguire i due areali che mancano all’ appello Trentino e Alto-Adige per un Pinot Nero o Blauburgunder delle dolomiti.
Sommelier originario della Val Gardena nel cuore delle Dolomiti, a cui gli studi sono stati illuminanti: è da questi che nasce il suo amore per il mondo del vino. Il suo trampolino di lancio è stato il ristorante tristellato St. Hubertus - Rosalpina a San Cassiano in Alta Badia, dove ha ricoperto il ruolo di Sommelier e durante il lavoro consegue il diploma WSET (Wine and Spirits Education Trust) nel 2019. La sua voglia di mettersi in gioco lo ha spinto a partecipare anche ad alcune competizioni, classificandosi 1° al Trofeo del Soave 2019; 1° al Master Chianti Classico 2020 premio comunicazione; 1° al Master dell’Albana 2020; 1° italiano a vincere il Master del Pinot Nero nel 2021, la consacrazione con il Titolo di Miglior Sommelier d'Italia nel 2022 seguita dal premio alla carriera come miglior sommelier professionista dell’anno 2022 nella ristorazione italiana - Premio Solidus. Oggi, è relatore presso l’Associazione Italiana Sommelier, Scuola Concorsi AIS Veneto, direttore del GDS e consigliere regionale di AIS Alto-Adige. Docente all’Istituto alberghiero di Merano, giudice per la guida vini Gault & Millau Italia, Concours Internacional Grenache du Monde, Concorso Emergente Sala, Concours Mondial de Bruxelles, tra i candidati personaggio dell'anno di Italia a Tavola 2023 e partecipa alla stesura della Guida Vitae - I migliori vini d’Italia. Idrosommelier - brand ambassador per Cedea luxurywater della Val di Fassa. Svolge attualmente il ruolo di Wine & Beverage Consultant per molte realtà italiane attraverso: costruzione/assistenza delle carte da vino - vincitore del premio Carta Vino dell’anno 2022 alla Milano Wine Week, premio di Wine & Beverage Consultant 2023 per Food & Travel Italia, nella formazione del personale ristorativo, recensione vini, guida di masterclass per cantine, consorzi di tutela nelle principali fiere mondiali: Vinitaly e Prowein.
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