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I vigneti di Eredi Di Maio ed i loro Etna Bianco Superiore

Coltivare circa tre ettari di vigna, non dovrebbe essere una cosa particolarmente difficile, ma se i quasi tre ettari (2,8 per essere precisi) sono suddivisi in sei parcelle, in zone diverse e non contigue, a quote differenti ed in Contrade differenti, allora le cose cambiano. Il territorio è quello di Milo, le Contrade sono: Rinazzo, Caselle, Praino, Volpare, l’azienda è Eredi Di Maio. E’ da pochissimo tempo che l’azienda ha avviato la fase produttiva, tanto è vero che la prima annata che è possibile trovare in commercio dei suoi vini è la 2018. Una storia così recente allo stesso tempo prende spunto da origini e da tempi ben più lontani, quando nel 1867 il bisnonno Santo Di Maio, tornato dall’Argentina, aumenta la superficie vitata delle proprie terre incrementando il quantitativo di uva prodotta. Successivamente il figlio di Santo, Alfio (a cui viene dedicato un vino) prende in mano l’azienda e continua a condurre la vigna fino a lasciare le vigne agli attuali eredi per arrivare ai giorni d’oggi. Ovviamente come riportato in altri articoli, il territorio di Milo è particolarmente adatto per le uve a bacca bianca e soprattutto per il vitigno autoctono della zone etnee, il Carricante. L’Etna Bianco Superiore D. O. C. può essere prodotto, solo ed esclusivamente con le uve provenienti dal territorio di Milo. Nelle varie vigne dell’azienda il Carricante è il vitigno principe, anche se ancora rimane qualche traccia nei vecchi vigneti di alcune viti di Nerello Mascalese.

In tutte le vigne, il sistema di coltivazione è ad alberello su un territorio che va dalla collina alla montagna, i terrazzamenti è impossibile non trovarli. I vigneti più vecchi sono quelli che si trovano a Contrada Caselle ed a Contrada Rinazzo (generalmente oltre il secolo di vita), gli altri vigneti variano dai tre anni di età, fino ad arrivare agli ottanta anni (vigneto di Contrada Volpare). Proprio nei vari vigneti (in particolar modo in uno di quelli situati in Contrada Caselle – chiamato dai proprietari “Parmentazzu” – e del vigneto che si trova a Contrada Rinazzo), si può avere una visione sintetica del territorio e di tutto il lavoro necessario, al fine di ottenere i dovuti risultati. Facendo una visita nei vigneti si passa dal futuro (l’anno d’impianto del vigneto “Parmentazzu” è il 2017), al passato (la vigna di Contrada Rinazzo è del 1867).

“Parmentazzu” si presenta come una sorta di anfiteatro, che con i suoi terrazzamenti, mette le viti in bella mostra ed in condizioni di poter cogliere il sole e dare la sensazione di come arrivando in vigna, sia il visitatore l’attore principale al centro della scena. Tutto l’opposto per la vigna di Contrada Rinazzo, dalla quale si vede il mare e che invece si lascia ammirare, in questo caso è il vigneto ad essere in primo piano.

Questa differenziazione, si trasferisce a sua volta sui vini che vengono prodotti: Affiu e Kudos. Affiu (che come detto prima è il vino dedicato al nonno Alfio) viene ottenuto dalle uve provenienti dai vigneti più giovani, fa affinamento in acciaio, un Etna Bianco Superiore più da pronta beva (qualche anno di affinamento lo fa evolvere donandogli una maggiore complessità). Kudos è un Etna Bianco Superiore ottenuto dalle uve selezionate e tutte dai vigneti più vecchi. La fase di fermentazione la svolge in tini di legno (ed allo stato attuale si sente), per far sì che non appena troverà il giusto equilibrio sia un Etna Bianco Superiore che possa sfidare tranquillamente il tempo. L’enologo dell’azienda è Federico Curtaz, che soprattutto nel Kudos entra proprio in società. A seguire le schede dei vini.

Per l’Etna Bianco Superiore D. O. C. Affiu 2018 si riscontra un corredo aromatico che va aspettato, ma che viene fuori con il passare dei minuti. Note muschiate e sentori marini per poi far emergere un accenno delicato di pompelmo. La spalla acida si fa sentire ma viene accompagnata da una buona lunghezza e struttura. È un vino che pur nella sua gioventù può essere piacevole, apprezzando la sua freschezza. Kudos è un vino che va aspettato, poiché fa fermentazione in tini di legno ed affinamento in legno che gli possono fornire i dovuti connotati per affrontare il tempo, ma a tal proposito è bene avere un po’ di pazienza, affinchè trovi il dovuto equilibrio. In apertura si fanno strada sensazioni di pietra focaia e la nota agrumata, a seguire accenni floreali e a tratti sentori di vaniglia.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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