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FOCUS ON: EVOLUZIONE NATURALE – SECONDA EDIZIONE DEL 26 E 27 GENNAIO – GROTTAGLIE

Oggi mi sento un po’ come Robert De Niro in Taxi Driver, con quella stessa smania di ribellarsi ad un mondo crudele e difficile. Le dita sulla tastiera sono ormai indolenzite ed i ricordi arrugginiti e sfocati dalla lunga clausura.

Si intende, se ciò giova a salvare vite umane ben venga, ma sale comunque la voglia di tornare a viaggiare, degustare e visitare le tante aziende e manifestazioni del panorama vitivinicolo italiano.
Una di queste, cui ebbi l’onore di partecipare in clima “precovidiano”, è stata la Seconda Edizione dell’evento denominato Evoluzione Naturale a Grottaglie, un bellissimo modo per rivedere gli amici di Vinodabere Enzo Scivetti, Enza De Carolis e Ciro Cavallo.
Naturalmente non sono mancati i vini, preferiti per la loro componente di ancestralità che li rendono così unici ed irripetibili.

Lo scopo della manifestazione non voleva certamente essere quello di una esaltazione del biodinamico a discapito dei metodi cosiddetti convenzionali, quanto piuttosto dar risalto a tecnologie innovative che coniugano il rispetto per l’ambiente alla qualità dei prodotti.
Un livello che manca ancora di un piccolo salto oltre l’asticella per potersi definire uniforme sia negli aspetti prettamente produttivi che degustativi.

Per i primi il compito spetterà al singolo vigneron, che dovrà mantenere la massima igiene in ogni fase sia in vigna che in cantina onde evitare di compromettere tutto il lavoro; ai secondi invece si raccomanda una visione più aperta al mondo ed alle sue novità, scevra da qualsivoglia scetticismo di sorta.
Il focus in particolare l’ho voluto fare sulla Campania, regione a me cara, con due aziende provenienti entrambi dal Beneventano.
CANLIBERO a Torrecuso, di Ennio Romano Cecaro e la consorte Mena, produce vini dotati di una vena musicale quasi rockeggiante, come la passione di Ennio.

Prima annata nel 2014 anche se proviene genealogicamente da generazioni di conferitori. Bianchi oltre ogni confine, basta chiudere gli occhi per un istante, dimenticarsi dei vitigni di provenienza e viaggiare verso lidi lontani che sanno di Slovenia, di zone Carsiche meglio note al grande pubblico di appassionati.


SHIRO 2018 da Trebbiano e Falanghina caldo nei toni mielosi di fiori d’acacia, foglie di tè e sambuco; FOR VITTORIO 2018 da Trebbiano e Fiano in misura 70%/30% con la sua mordenza e salinità dal finale di mimose e camomille essiccate.

Infine JASTEMMA 2018 a mio avviso il miglior assaggio, uvaggio da Falanghina che prende il nome dai 7 mesi di macerazione fuori da ogni grazia di Dio appunto. Albicocca matura e menta piperita esaltano un sorso particolarmente lungo e gradevole “a tutta bocca”.
Delle tre tipologie di Aglianico che produce, degno di menzione è il TURRUMPISO 2018, decisamente rispettoso della tipicità locale, con le sue note di frutta scura densa, spezie, cuoio e liquirizia.
CAUTIERO AZIENDA AGRICOLA di Fulvio Cautiero e sua moglie Imma a Frasso Telesino, dai terreni argillosi, ottimo irraggiamento e vendemmie anticipate. Incredibile come riesce a trattare con assoluta eleganza i tre vitigni cardine dell’agricoltura irpino-sannitica: Fiano, Greco e Falanghina.

Tre interpretazioni sorprendenti specialmente per potenziale evolutivo. ERBA BIANCA Fiano in purezza, assaggiato sia nella 2018 improntato su una vivace fragranza floreale, potenza e lieve finale astringente complice una annata caratterizzata da notevoli sbalzi termici e la 2012 complessa, sapida, di mela golden, nocciola, macis, pepe bianco.

Il TROIS 2018 è un Greco in purezza potente, autobiografico di come debba essere questa tipologia dai caratteri sulfurei e minerali intensi.

Infine last but not least il FOIS 2019 Falanghina sempre in purezza (Fulvio adora lavorare in modalità monovitigno), interessante e non seduta sul classico richiamo di banana a volte eccessivamente presente.

Ma a Cautiero va sopratutto riconosciuto il merito di aver saputo valorizzare il PIEDIROSSO, di origini nobili ed antichissime, spesso ridotto a vino semplice e gioviale rispetto a sua Maestà Aglianico. La 2017 è ricca di amarena, miscelata a petali di glicine e rosa rossa, e spezie non troppo pungenti di pepe verde. La 2012 è il classico brivido lungo la schiena dei film di Hitchcok, inizialmente in riduzione (ottimo segno dopo 8 anni), poi vira subito verso gelèe di more, chiodi di garofano e macchia mediterranea.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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