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CANTINA GIRLAN: L’ESSENZA STESSA DI ESSERE UNA COOPERATIVA IN ALTO ADIGE

I numeri a volte si rincorrono. Per la Cantina Girlan il 2 ed il 3 sono numeri fortunati riproponendosi di continuo dagli inizi dall’attività sino ad oggi. Nel 1923 la cooperativa prende vita da 23 soci viticoltori. Oggi, all’alba del centenario del 2023, i soci sono divenuti 200 con oltre 230 ettari vitati. A raccontarlo sembra quasi uno scherzo da cabala, di quelle cose tratte dalle commedie del maestro Eduardo De Filippo. Ma guardando oltre, la nostra attenzione si posa su un dato storico di fatto: il sistema organico dell’unione tra piccole realtà agricole altoatesine gode di ottima salute, con radici ormai ben consolidate.

In compagnia del responsabile export e marketing Marc Pfitscher ha inizio la nostra visita in un luogo storico nei pressi di Cornaiano (Girlan in tedesco), a pochi chilometri da Bolzano lungo l’incantevole Strada del Vino. L’azienda prende il nome della località ove ha sede l’impianto produttivo, con vigneti posti ad altitudini variabili tra i 350 ed i 500 metri. I costituenti dei terreni variano da argille a ciottoli di origine fluviale e presenza importante di rocce porfiriche di origini antichissime. La grande differenza rispetto ad altri areali proverrà proprio da tali componenti vulcaniche, che sanno regalare espressioni sublimi nel calice, complice (in positivo per una volta) il temuto cambiamento climatico.

L’unione fa la forza è il caso di dire. Lo fa consentendo ai soci di essere proprietari in parte uguale del progetto imprenditoriale. Gli utili vengono pertanto ripartiti, stimolando ognuno a dare il meglio per evitare perdite finanziarie. A ciò si aggiunge la condivisione di una filosofia comune identitaria, che aiuta il superamento delle difficoltà sul campo e l’umanizzazione dei desideri di chi lotta contro ostacoli pedoclimatici per offrire uve perfette. Nasce una linea di etichette ben rappresentative per un totale annuo di circa un milione e mezzo di bottiglie, un terzo vendute direttamente in regione. Anche questo dato risalta la potenza di fuoco del commercio enologico in Alto Adige, diversificato in un paniere che riesce a supplire alle crisi di settore.

Corteggiate ed amate le varietà internazionali, tra le quali spiccano Sauvignon Blanc, Pinot Bianco e Pinot Nero; commovente invece l’opera svolta su un autoctono doc come la Schiava Gentile, localmente chiamata Vernatsch, che nel 1961 vede la sua selezione imbottigliata dall’enologo Valentin Spitaler con il nome del suo contenitore di affinamento: Fass Nr. 9 (botte n. 9). Per i vini bianchi si predilige una pressatura a grappolo intero con successiva vinificazione in parte suddivisa tra tini di acciaio inox e legni di medie dimensioni. Le barrique vengono riservate al Pinot Nero proposto in 5 etichette, ciascuna dotata di una personale dimensione qualitativa. Girlan ha puntato moltissimo su questa tipologia, cominciando sin dal 1980 e proseguendo con le ricerche dell’enologo Gerhard Kofler. Iconica la zona prescelta, punta di eccellenza mondiale per vini eleganti e raffinati: Mazon (Mazzon).

C’è comunque l’imbarazzo della scelta tra 4 linee produttive ed oggi concentreremo gli assaggi sulle migliori proposte di ciascuna di esse. Cominciamo con il Pinot Bianco Platt & Riegl 2021, da 2 diversi appezzamenti in località Girlan e Pianomonte. In questo caso le masse vengono lavorate unicamente in tini di acciaio: ne deriva un prodotto dalla grande tensione minerale, con un finale piacevole di salvia e melone bianco. La Riserva 2019 Flora cambia il passo, con piante vecchie di età compresa tra 35 e 45 anni e sosta del mosto in botti usate per 18 mesi. Qui la presenza delle erbe officinali è più marcante, unita a spezie bianche e cedro maturo. Molto lungo ed appagante.

Continuiamo le interessanti comparazioni sui varietali di riferimento con il Sauvignon Blanc Indra 2021, dalle uve della collinetta prospiciente la cantina. Zona soleggiata e ventilata, dalle forti escursioni termiche estive. Declinato su essenze di lime ed agrumi di Sicilia ed una vena floreale dolce che rimanda al gelsomino. Il Flora 2020 basato su una selezione clonale arricchisce quanto già sentito nel campione precedente con note fumé davvero intriganti.

Un campionato a parte lo gioca la Vernatsch 2021 Fass nr.9 da vigne di oltre 60 anni ancora allevate nella tradizionale pergola trentina. Nuance da chiodi di garofano e pepe nero. Il sorso è dinamico e salmastro, come il vento carico di salsedine che si avverte a due passi dal mare. Tripudio finale di macchia mediterranea, perché i cavalli di razza si scorgono da molto lontano. Meritato il degno approfondimento, essendo uno dei migliori assaggi di giornata, prima di passare ai Pinot Nero d’autore.

Il cerchio si restringe con 4 espressioni che raccontano il territorio con saggezza e dovizia di particolari. Il Patricia 2020, dedicato al nome di una socia. Prodotto a Mazzon dal 1985 fa un anno di botte prima di essere imbottigliato. Agevole ed immediato, forse ancora timido a svelare le sue doti da equilibrista in bilico tra petali di rosa rossa e lamponi maturi. Un vecchio stile che non tramonta mai e che arricchisce un areale più frazionato ed articolato di ciò che si pensi. Discorso a maggior ragione evidente per la storica Riserva Trattmann 2019. Una parte dei raspi viene utilizzata durante la fermentazione per dare sprint alla trama tannica delicata. Suddivide la sua vita embrionale tra barrique, legni grandi e bottiglia per un anno ciascuno. Succoso e brillante, dalle sensazioni balsamiche e speziate con chiusura salina. Non per nulla la 2019 rappresenta (assieme alla 2016) una delle annate più performanti per la cantina.

Caliamo i sipari con due “solisti” nati da poco: il Curlan 2019 giunto alla seconda annata per appena 2500 unità ed il Vigna Ganger 2018 (si pronuncia “Gangher”). Le uve del Curlan provengono da tre parcelle selezionate nella sottozona Girlan a 500 metri di altezza. I vigneti sono rivolti rispettivamente a est e a ovest con identiche caratteristiche microclimatiche. Le rese rasentano appena i 40 quintali per ettaro su un’estensione complessiva pari ad 1,2 ettari. Diraspato al 100%, operazione necessaria per domare la grande acidità proveniente dai terreni a base di porfido rosso. Eccellente, dalla prospettiva lunghissima davanti a sé. Il futuro stilistico del Pinot Nero in Alto Adige ha già piantato le sue radici. Vigna Ganger 2018 paga la stagione estiva calda che lo rende irsuto nei tannini ed evoluto nel classico frutto di bosco. Un vigneto monopole, situato proprio a Mazzon ad un’altitudine compresa tra i 360 ed i 380 metri, netta esposizione a sud-ovest e terreni profondi con argilla in superficie e substrato calcareo. I puristi ne apprezzeranno comunque la sana rusticità del sorso, ampliata da un utilizzo dei raspi in fase vinificatoria. Due facce della stessa medaglia: quella della cooperativa Girlan, ennesimo esempio di agricoltura virtuosa altoatesina.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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