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Campania.Wine: primo “ciak” per il nuovo evento curato dai principali Consorzi di Tutela Vini della Campania – Il racconto dei nostri assaggi

L’unione fa la forza recita un motto inossidabile. Finalmente anche in Campania il vento è cambiato, complice l’arrivo delle nuove generazioni che hanno riconosciuto l’importanza indispensabile di fare gioco di squadra, evitando particolarismi inutili. Resta inteso che la strada è appena avviata e molte cose andranno registrate a dovere in futuro, senza dimenticare il momento delicato che ci offre quotidianamente lo scenario mondiale. L’incipit è stato comunque benaugurante e lo si è apprezzato nello sforzo comune compiuto per realizzare l’evento Campania.Wine con degustazioni guidate a tema per stampa ed operatori di settore e banchi di assaggio nella splendida cornice di Palazzo Reale a Napoli.

Noi di Vinodabere non potevamo mancare: vi racconteremo i migliori assaggi registrati nelle due giornate del 22 e 23 maggio. In tutta franchezza ci aspettavamo una maggior presenza ed adesione di alcuni territori..ma Roma non fu costruita in un sol giorno. Con il successo di questa prima edizione, siamo certi che nei prossimi eventi aumenteranno le presenze anche di chi ha preferito, per adesso, restare dietro le quinte.

Giuseppe Chillemi – Vigne Chigi

Vigne Chigi a Pontelatone (CE) racconta di varietà autoctone antichissime e riscoperte solo di recente dalla passione di pochi vigneron. L’enologo Fortunato Sebastiano riesce a dare quella eleganza tanto sofferta ed agognata da Pallagrello e Casavecchia, particolarmente rustici nelle loro espressioni. Il Pallagrello in particolare, amato dai reali di casa Borbone appartiene a quel ristretto gruppo di varietà presenti sia in bacca bianca che nera. Interessante la 2021 del Pallagrello Bianco, con richiami terragni e da erbe officinali, stupisce il Casavecchia Dop 2016 che spinge su una parte tannica intrigante e ben amalgamata alle componenti del vino. Il tempo aiuta.

Il Fiano “22”2018 Villa Raiano affina solo in acciaio. Bouquet ricco e complesso decisamente tipico della zona di Lapio, con le nuance di nocciola tostata, mandorla, seguite da frutta bianca ed esotica. Al palato seduce su sensazioni appaganti ed eleganti da grande materia polposa. Villa Raiano sbaglia la mira pochissime volte.

Petilia osa sperimentare in maniera ardita con buoni risultati. Sentinella 2019 è un naturale dal carattere scorbutico all’olfatto, ma dal gusto perfettamente agrumato e vivo. Perfetto il Quattro Venti Greco di Tufo Riserva 2020 dalla spiccata mineralità finale.

A proposito di Greco, anche a Torrecuso si può arrivare ad una piacevole espressione nei vini de La Fortezza. Il Greco 2021, per usare le parole della export manager Antonella Porto è “un rosso vestito da bianco”. Rimbalza tra note intense sulfuree, di fiori bianchi, ananas e frutta secca. Sorso avvolgente rotondo ed equilibrato. Il Suarè da blend di annate diverse (dal 2019 al 2021), fa parte di un nuovo progetto in cantiere, ancora en primeur. Uve Aglianico (vinificato in bianco) 40%, Fiano 30%, Greco 30%. Inizio promettente su agrumi, pesca melba e mango, che virano verso erbe aromatiche nitide.

Mario Mazzitelli – Lunarossa – dà lustro ai colli di Salerno, lavorando in maniera splendida il Fiano nei suoi due prodotti, il Costacielo 2020 agile e succoso, tra macchia mediterranea e cedro maturo ed il Quartara 2019, il suo sofferto capolavoro d’autore che Mario ha cambiato più volte negli anni. Dalle pomposità quasi ossidative in stile orange dei primordi, il vino di oggi è invece il giusto compromesso tra antichità e modernità, tra vasi vinari di terracotta interrati, macerazioni prolungate e lavoro di fino per snellire eccessiva materia. Il colore passa da un arancio torbido del passato ad un brillante oro antico, ma serve ancora riposo in vetro per domarne il carattere nervoso.

Per parlare dei campioni di Maura Sarno – Poderi Sarno 1860 –  ci vorrebbe un intero articolo. Difficile trovare cosa non possa convincerci per piacevolezza e persistenza. Anche lo Charmat pas dosé ideato dalla consulenza dell’enologo Vincenzo Mercurio, partendo da una base elevata 24 mesi in contenitori di acciaio, ha la struttura ed il gusto del Fiano di Avellino spinto verso la massima tensione dai vigneti di Candida ad oltre 600 metri. Capolavoro assoluto il macerato Emme 2020, delicatissimo e per nulla appesantito dalla sosta di un anno su fecce fini. Indomito.

Masseria Venditti e Nicola Venditti rappresentano la visione pionieristica del recupero di varietà quasi scomparse. Una storia infinita che Nicola ripercorre dalle origini del ‘900 in tempi di lotta alla fillossera. Lo zio Giuseppe, fratello del bisnonno, sindaco e pastore valdese veniva soprannominato “Barbet”. Come conseguenza l’equivoco sulla varietà presente nei suoi poderi sperimentali, chiamata inizialmente Barbera ed adesso Camaiola (termine non approvato dal Venditti). Tanti blend, fra i quali spicca il Bosco Caldaia 2017 da Aglianico, Montepulciano e Piedirosso dai toni floreali e tannini saporiti e ben amalgamati. Sorso tra marasca ed amarena succosa, promette longevità notevole. Interessante anche il Bacalat Bianco 2020 (da Vigne di 50 anni), da Falanghina, Grieco di Castelvenere e Cerreto. Profumi di fiori bianchi (gelsomino, glicine) ed erbe di campo. Morbidezza e pulizia al palato.

Dei vini di Fulvio Cautiero abbiamo già parlato un paio di anni orsono nell’articolo FOCUS ON: EVOLUZIONE NATURALE – SECONDA EDIZIONE DEL 26 E 27 GENNAIO – GROTTAGLIE. La pandemia non ha scalfito la sua voglia di migliorarsi, curando con precisione maniacale la vigna ed il lavoro in cantina. La Falanghina in purezza del Fois 2020 ed il Piedirosso 2020 sono semplicemente commoventi. Taglienti, minerali e salini sono tra le massime espressioni che il Sannio sa offrire.

Estro 2020 Igt Paestum è il Fiano d’altura elegante dei fratelli Serra di Tenuta Mainardi. Il Cilento sa donare tanto in termini di freschezza e di agilità al sorso, nonostante una possente presenza pseudocalorica. Le cose si bilanciano ed il vino ne giova accompagnandoti verso un nuovo assaggio.

Chiudiamo la nostra ampia dissertazione con Bruno Pizza ed i piccoli gioielli di Tenuta del Meriggio. La Coda di Volpe 2021 racconta la violenza perpetrata da troppi su una varietà solo in apparenza facile da coltivare e vinificare. Meno alcool e più sensazioni salmastre appetitose che lo elevano ai top di categoria. C’è l’imbarazzo della scelta anche nel suo Greco di Tufo 2020 danzante tra pesca gialla matura e nespola; fresco e minerale, scorre intenso, con ritorni minerali sulfurei. Infine il Taurasi Riserva “Colle dei Cerasi” 2015: brilla al naso per marasche, mirtilli, petali di violetta e sfumature balsamiche (eucalipto). Sorso progressivo e succoso, con tannini fini e speziati. Al prossimo incontro di Campania.Wine 2023!

 

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