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Autoctono molisano – la Tintilia di Claudio Cipressi

Alzi la mano chi, solo vent’anni fa, aveva previsto che la Tintilia sarebbe diventato il rosso che oggi identifica, per critici e appassionati, il vino molisano, l’unico vero “autoctono” di quella piccola regione.

Vitigno bizzarro, dall’origine incerta (probabilmente introdotto dalla Spagna nel Settecento durante la dominazione borbonica, “tinto” = rosso), molto diffuso nelle colline interne della regione, fu praticamente abbandonato negli anni Cinquanta a favore di varietà più produttive, fenomeno abbastanza diffuso in quegli anni in tutta la Penisola.

A partire dagli anni Ottanta è stato lentamente riscoperto, tanto da essere iscritto nell’albo nazionale dei vitigni solo nel 2002. Nel frattempo, aveva trovato spazio nella Doc Molise (1998) ma dovrà attendere fino al 2011 per avere un disciplinare tutto suo.

La Tintilia è un’uva di media vigoria e produttività discreta, ha grappolo spargolo con acino piccolo ricco di vinaccioli, resiste bene al freddo, alle malattie e alle muffe, caratteristiche importanti in un territorio appenninico dove il clima è spesso severo. La Doc stabilisce che l’altezza minima degli impianti non deve scendere sotto i 200 metri s.l.m. Per anni è stato accomunato al Bovale della Sardegna, finché un’analisi accurata del DNA non rivelò che si trattava di un vitigno a sé.

Claudio Cipressi è uno dei principali interpreti di quest’uva e di questo vino, dopo aver ereditato la vocazione vitivinicola dal padre e dal nonno. Fin dai primi anni Novanta ha intrapreso la sua personale e appassionata ricerca sulla Tintilia, riscoprendone le caratteristiche in alcuni vecchi appezzamenti contadini e decidendo di impiantarla sui terreni di proprietà, a San Felice del Molise, nel 1998.

Oggi produce ben quattro versioni di Tintilia in purezza (più un blend col Montepulciano) da circa 16 ettari, coadiuvato dall’enologo Vincenzo Mercurio. I terreni sono collinari, a 450-500 metri s.l.m., di natura argillosa e calcarea, con ottima escursione termica. Lavorazioni tradizionali, non invasive, con grande attenzione alle pratiche in vigna e in cantina, alle temperature dei mosti e con utilizzo accurato delle botti. Dal 2014 l’azienda è certificata bio. Circa 45 mila le bottiglie prodotte, compresi due bianchi da Trebbiano e Falanghina.
Ma ecco le mie note di degustazione di sei etichette dell’azienda.

Trebbiano del Molise Dop Le Scoste 2017

Trebbiano del Molise Dop Le Scoste 2017. Macerato sulle bucce. Colore giallo carico, vira verso l’aranciato. Naso tenero di camomilla e miele, erbe officinali, agrumi, noci; sorso di frutta dolce e matura, pesca, susina gialla in confettura, tatto non ruvido, buona scodata acida in chiusura, ha sale, contrasto e personalità.

Tintilia del Molise Rosato Dop Collequinto 2018

Tintilia del Molise Rosato Dop Collequinto 2018. Profumi che ricordano un rosso, fragola e macchia, erbette aromatiche, frutta secca, cenere spenta, torba, ciliegia. Bocca scorrevole e gustosa con scia minerale e un bel finale fresco di arancia. Buona lunghezza e anche discreta struttura, ricorda vagamente il Cerasuolo d’Abruzzo.

Tintilia del Molise Dop Settevigne 2015.

Tintilia del Molise Dop Settevigne 2015. Un po’ evoluto, sigaro, carne arrosto e peperone, l’annata calda si fa sentire, spezie e finocchietto, frutto in secondo piano, prugna californiana. Anche al palato prevale la parte minerale e salata, tannino molto levigato, un soffio. Sangue, pepe e liquirizia nel retronasale. Vino non complesso, sincero, sapido, lievemente rustico. Solo acciaio.

Tintilia del Molise Dop Macchiarossa 2014

Tintilia del Molise Dop Macchiarossa 2014. Naso rugginoso, corteccia, carne alla brace, pepe nero in grani, cola, smalto, cannella, chiodi di garofano, fogliame. Sorso di notevole freschezza e bel tocco, flessuoso, appagante e succoso, dall’ottimo finale di frutta non troppo matura (mora, visciola, mirtilli e arancia amara). Linfatico, luminoso, aereo, di bella trama e beva pericolosa. Solo acciaio.

Tintilia del Molise Dop Tintilia 66 2012

Tintilia del Molise Dop Tintilia 66 2012. Olfatto minerale, ematico, sottobosco, menta, spezie, amarene, prugna, soffio alcolico, cacao in polvere. Tannino preciso, fresco e sapido, potente, chiude salmastro e vegetale, un po’ severo, manca una frazione di dolcezza in chiusura. Si scioglie un po’, ma solo un po’, col passare delle ore. Facile scambiarlo per Aglianico alla cieca. Tre anni in botte grande.

Molise Rosso Dop Macchianera 2012.

Molise Rosso Dop Macchianera 2012. Montepulciano all’85% con saldo di Tintilia. Bel naso balsamico, profondo, minerale di roccia vulcanica e camino spento, radici, mora matura, tabacco biondo, nuances metalliche e pepate. Dopo 24 ore anche visciole e liquirizia. Bocca abbastanza ricca, frutti scuri, tannini docili. Beva assai agile per essere un classico vino del sud, dritto e gustoso, di concezione moderna ma intelligente. Può ricordare un Syrah di annata fresca, non troppo concentrato, o persino un Etna. Un anno e mezzo in barriques.

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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