Giampaolo Tabarrini è così: prendere o lasciare. Quando parla sembra un fiume in piena e neppure la dialettica in inglese riesce a calmarlo. Una buona dizione, fondamentale (soprattutto per la sua veste di presidente del Consorzio di Tutela) quando bisogna confrontarsi con la stampa di settore proveniente da tutto il mondo per la consueta Anteprima Sagrantino.
Cosa possiamo raccontare che non sia già stato sviscerato nelle innumerevoli pubblicazioni su questo produttore autentico genio e sregolatezza del vino? Un pioniere dell’idea stessa di Sagrantino longevo e immediato al contempo, come se fosse la cosa più facile del mondo. Non si tratta di potenza tannica classica del varietale, quanto piuttosto della corretta maturazione polifenolica e dello svolgimento ad arte della sua trama fittissima. Gusto, allungo finale e diversità tra i suoi tre Cru storici: Campo alla Cerqua, Colle Grimaldesco, Colle alle Macchie.
Ci sarebbe da chiedersi come riesca ad ottenere sempre delle espressioni di qualità così elevate, con una consuetudine da fuoriclasse, al netto di variazioni vendemmiali. Riusciremmo a trovare una risposta efficace, o forse sarebbe opportuno limitarsi a constatare l’assoluto amore che Tabarrini pone quotidianamente nel suo lavoro? Non si tratta di un singolo evento fortuito, considerando che il bianco Adarmando da Trebbiano Spoletino è un altro campione di razza, così come lo studio sul misterioso autoctono denominato Grero e sulla nuova selezione di Sagrantino, assaggiata in esclusiva en primeur, che vinifica in un fermentino sperimentale per aggiungere ulteriore rotondità e piacevolezza di beva accontentando anche i più diffidenti della tipologia.
La calma resta sempre la virtù dei forti e con la medesima pazienza abbiamo valutato gli assaggi effettuati durante il pranzo di rito nella sala degustazione della nuova ed avveniristica cantina. Finiremo tra veri e propri fuochi d’artificio con un’etichetta che ha scritto anch’essa la storia di un territorio.
Iniziamo dall’orizzontale dei Montefalco Sagrantino, con Campo alla Cerqua 2018, molto agrumato e dalla veste di erbe officinali. Un riverbero di affumicature sul finale e tanta dinamicità elegante. Colle Grimaldesco 2018 risulta decisamente caldo e scuro, con sensazioni terziarie già definite atte a ipotizzare per lui il raggiungimento di un plateau in fasi più rapide del previsto. Straordinario ed indiscusso Colle alle Macchie 2018, verve da puro succo di mirtillo e liquirizia in polvere, quasi infinito nelle sue nuance balsamiche.
Abbiamo citato Adarmando, il capolavoro creato dall’unione di intenti con l’enologo Emiliano Falsini, che ben descrive l’enorme aspettativa su un vitigno duttile e privo di schemi precostituiti. La sosta in acciaio, il contatto ben dosato con le fecce fini e il riposo del guerriero in bottiglia consentono di apprezzarlo al meglio della forma dopo molti anni. La 2020, nella sua gioventù, scatta poderosa e sembra non arrestarsi mai nei toni minerali e di arancia gialla. La 2014 sfiora il capolavoro e racconta di frutta quasi acerba tra nespole e susine, erbe di campo e fiori di ginestra appassiti. Nella 2009 le tostature prevalgono su sentori di caffè e cioccolato bianco, con una vena tropicale da mango e ananas maturo.
Il racconto di tre bianchi e tre rossi per descrivere un solo territorio: Montefalco.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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