Sergio Zingarelli, titolare dell’azienda Rocca delle Macìe, ha presentato presso il Ristorante Zia a Trastevere, condotto mirabilmente dallo chef Antonio Ziantoni, il nuovo corso intrapreso dai vini più rappresentativi : il Roccato e il Ser Gioveto (oggi Sergioveto).
Per meglio mostrare la nuova strada intrapresa si è deciso di farci vivere, attraverso 4 tappe, l’evoluzione di questi due vini per mostrarceli prima di conoscere il loro nuovo corso.
Un salto temporale che ci ha portati indietro di ben 15 anni, fino all’anno 1993, per poi, con balzi di diversa ampiezza, finire agli anni 2000, 2005 e 2015, e i vini con il passare del tempo, legati a diverse annate e a diversi assemblaggi hanno saputo esprimere le loro diverse connotazioni .
Siamo partiti dal Ser Gioveto, il vino che Italo, papà di Sergio, ha nel 1985 fatto nascere in suo onore per omaggiare la sua entrata in azienda.
Partiamo dall’annata 1993 (100% Sangiovese): si mostra ancora vivo, capace di sopportare con grande eleganza l’incedere del tempo, dinamico e fresco, con note di fiori appassiti che si intrecciano a profumi di macchia mediterranea con il mirto in evidenza. Bellissimo il finale dove una lunghissima nota di more mature la fa da padrona.
Ci spostiamo all’annata 2000, che è stata molto calda e il vino ne è stato influenzato, soprattutto nella capacità di durare nel tempo. Un assemblaggio con 80% Sangiovese e 20% di Cabernet Sauvignon per un vino che ci è apparso non nel pieno dello splendore.
Nella 2005 (80% Sangiovese e 20% di Cabernet Sauvignon): grazie ad un clima fresco riesce a mostrarci tutte le sue doti, con una acidità ed un tannino ancora scalpitante. Aspettiamolo ancora qualche anno e darà il meglio di sé.
Terminiamo il nostro viaggio con l’annata 2015, che è un Chianti Classico Riserva e cambia il nome in Sergioveto . Parliamo di un Sangiovese in purezza. Ancora troppo presto per giudicarlo appieno, ma le sue grandi potenzialità si intravedono distintamente già da ora, con note balsamiche ben sostenute da dinamicità ed eleganza.
Anche per la verticale di Roccato, Sergio ha voluto utilizzare le stesse annate del Ser Gioveto, per farci così giungere al nuovo nato, che vuole esprimere appieno tutte le caratteristiche del Cabernet Sauvignon di Toscana.
Un vino nato nel 1988 da un assemblaggio di Sangiovese e Cabernet Sauvignon che è variato nel tempo cercando così di interpretare la singola annata.
Partiamo anche in questo caso dall’annata 1993 che ci appare un filo troppo evoluta.
Passando all’annata 2000, con Sangiovese e Cabernet Sauvignon che hanno modificato le proporzioni rispetto al precedente assaggio, la musica cambia. Note di frutta matura fanno da apripista a freschezza e ad un tannino ancora vibrante. Un Cabernet che mostra il suo carattere e la sua personalità.
Nell’annata 2005 la percentuale di Cabernet Sauvignon sale. Le note di pomodoro verde e peperone sono in forte evidenza, poi un tannino incisivo fa da preludio ad un finale su spezie dolci.
Finiamo con l’annata 2015, quella che vede Il Cabernet Sauvignon unico protagonista.
Espressione di un vitigno che in Toscana ha trovato un identità ben precisa, si presenta con profumi di frutta, china e peperone, ci appare ben eseguito. Aspettiamolo ancora qualche anno (è molto giovane) e potrebbe riservarci belle sorprese.
Un’ulteriore menzione va al Chianti Classico Riserva 2016 DOCG (90% Sangiovese, 5% Colorino, 5% Cabernet Sauvignon). 250.000 bottiglie prodotte e un affinamento di 2 anni in botti di rovere francese. Spezie e frutti rossi ci introducono ad una beva ricca e facile allo stesso tempo, sostenuta da un tannino vibrante e da un bellissimo finale su note di agrume e pepe nero.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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