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La Villa Medicea “La Ferdinanda” patrimonio dell’umanità dell’Unesco ed il Carmignano di Tenuta di Artimino

Eleganza, fascino, storia, natura e profumi di un tempo. Elementi difficili da trovare tutti in uno stesso luogo e così percepibili con la medesima intensità. È per questo che si resta quasi a bocca aperta quando si arriva su quel poggio, nella Tenuta di Artimino, ove domina la Villa Medicea “La Ferdinanda”, la cui ricchezza architettonica le è valsa, nel 2013, il riconoscimento di Patrimonio dell’Unesco.

Villa Medicea “La Ferdinanda” della Tenuta di Artimino (a soli 20 km da Firenze).

La vista, aperta sui colli e sui vigneti del Montalbano, sembra serbare ancora un antico sapore e consente di apprezzare il Borgo Medioevale di Artimino con le sue mura perimetrali e l’antica torre orologio del paese. Realizzata nel 1596 per volere del Granduca Ferdinando I de’ Medici, quale residenza di caccia, dopo diverse vicissitudini e passaggi di proprietà, dal 1989 – insieme all’intera Tenuta – appartiene alla famiglia Olmo, grazie al desiderio di Giuseppe Olmo, apprezzato ciclista degli anni ’30, che l’acquistò con l’intento di creare qui una vera e propria oasi del “buon vivere”.

Riproduzione della bicicletta di Giuseppe Olmo

Oggi, tra le nuove generazioni di famiglia, a guidare l’azienda spicca la personalità di Annabella Pascale, forte, determinata ed elegante, proprio come i suoi vini e con una grande visione, quella di riuscire a far accomodare il Carmignano nel salotto dei grandi rossi italiani.

Annabella Pascale, Tenuta di Artimino

                                  Il territorio – Un’antica denominazione

Siamo nel cuore della DOCG Carmignano, tra le denominazioni più antiche e piccole del Bel Paese, sia per la superficie vitata che per il numero dei produttori, tra i territori collinari all’interno della piccola catena del Montalbano, in provincia di Prato. Qui il vino è da sempre l’essenza del territorio, sin dal tempo degli Etruschi e dei Romani. Ed a testimoniare quanto sia viscerale questo intenso legame, anche due documenti storici datati 1716.

Archivio storico posto all’interno della Villa Medicea

Il primo è un bando che istituiva una congregazione che avrebbe dovuto controllare i vini “che sono commessi per navigare” cioè adatti a viaggiare per mare (Carmignano, Pomino, Chianti e Valdarno di sopra). Il secondo un vero e proprio antesignano di un moderno disciplinare a firma del Granduca Cosimo III de’ Medici, ovvero un bando che specificava i confini delle zone entro le quali potevano essere prodotti i vini delle quattro Regioni sopra richiamate.

Ma di certo la considerazione più interessante che si possa fare ripercorrendo la storia di questo antico vino è quella che il Carmignano può essere inteso un po’ come il “papà” dei cosiddetti supertuscan. Già dal 1600, di fatto, per la sua produzione si usava aggiungere al Sangioveto, il Cabernet importato dai cugini d’oltralpe per desiderio di Caterina de’ Medici, quando nel sedicesimo secolo fu regina di Francia. Lo confermerebbe, tra l’altro, lo stesso nome di “uva francesca“, ancora in voga tra i vecchi viticoltori proprio per indicarne l’origine. Ed oggi l’attuale disciplinare di produzione espressamente prevede la presenza del Sangiovese per almeno il 50% ed una percentuale di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, da soli o congiuntamente, dal 10 al 20% (disciplinare).

Oggi il Carmignano, proprio grazie al riconoscimento della DOCG nel 1990, riscatta un’identità territoriale un tempo sopita, dovuta all’inglobamento nella confinante denominazione Chianti Montalbano.

La Tenuta di Artimino, pertanto, oggi ricade in due DOCG confinanti, quella del Carmignano, per l’appunto e quella del Chianti sottozona Montalbano.

                                     Un esempio di micro “zonazione” alla ricerca della tipicità.
Immersa nei suoi 730 ettari, in un paesaggio diversificato e non antropizzato, oggi la Tenuta sorprende per la coesistenza di grandi spazi boschivi, oltre 70 ettari di vigneto e circa 17.000 piante di olive. Territorio dalla composizione variegata per suoli (grazie alla diversa presenza di argilla, sabbia, limo e galestro), altitudine (dai 40 ai 350 metri s.l.m.) e pendenze, che ha consentito di avviare dal 2013 un accurato studio delle singole parcelle, al fine di selezionare il giusto rapporto vitigno/terreno e aiutare proficuamente nella scelta dei portinnesti.

Conformazione del terreno. Canale di scolo antico scoperto durante i lavori sul terreno.

Uno studio, questo, utile anche a cercare di contrastare o mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, uno dei più temuti fardelli della viticultura moderna. Il tutto in un’ottica di valorizzazione delle uve per imprimere ai vini una sempre più spiccata impronta territoriale “Noi crediamo molto nella territorialità e ci sono vitigni, come il Sangiovese che è la nostra base, che cambiano profondamente a seconda dei terreni”. Queste le parole di Alessandro Matteoli, agronomo della Tenuta e con un ruolo chiave nella gestione dei vigneti. L’approccio è quello di un’agricoltura mirata e sostenibile con interventi e trattamenti ridotti al minimo lasciando quanto più possibile la natura libera di esprimersi. “Scelte tecniche di produzione, ma ancor prima scelta etica”.

Applicazione del metodo della confusione sessuale, con uso di diffusori Shin-Etsu, per il controllo dei principali lepidotteri delle colture viticole.

In cantina la vinificazione avviene secondo tradizione per valorizzare ogni uva e le sue caratteristiche ed ottenere vini capaci di raccontare nel calice la loro tipicità.

La degustazione . I nostri migliori assaggi

Vin Ruspo Barco Reale di Carmignano DOC 2018 .

Ottenuto da una breve macerazione di uve Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot, si presenta nella sua seducente veste rosata con un piacevole bagaglio olfattivo. Note di ciliegia, fragoline di bosco, melograno e delicati sentori floreali, anticipano un sorso dall’intensa freschezza e da interessanti richiami minerali. Pieno, appagante, chiude con un finale dai ritorni fruttati. Lo abbiamo abbinato con un Uovo pochè su broccoli romaneschi, pecorino di Pienza e tartufo nero del Ristorante “Biagio Pignatta” della Tenuta, (Biagio Pignatta fu il primo maggiordomo di Ferdinando I de’ Medici). Matrimonio ben riuscito.

Vin Ruspo Barco Reale di Carmignano DOC 2018, abbinato a “Uovo pochè su broccoli romaneschi, pecorino di Pienza e tartufo nero”

SER BIAGIO Barco Reale di Carmignano DOC 2018

Da uve: sangiovese, cabernet sauvignon, merlot. Buona complessità olfattiva concentrata su frutti rossi ed accenni floreali. Grande freschezza al gusto con richiami fruttati (arancia rossa) e toni speziati. Finale di piacevole persistenza.

SER BIAGIO Barco Reale di Carmignano DOC 2018

 

Poggilarca Carmignano DOCG 2016.

Ottenuto da uve sangiovese, cabernet sauvignon e merlot, su terreni posti ad una altitudine di circa 130 m. slm e affinato 10 mesi, per metà massa in botti di rovere da 30 e 50 Hl e l’altra metà in barriques di secondo passaggio, evidenzia già all’olfatto tutta la sua complessità. Frutti rossi, sentori speziati, accenni balsamici. In bocca la freschezza scalpitante rende il sorso snello, piacevole, invitante. Chiude con ritorni fruttati. Tannini eleganti. Lunga la persistenza. Lo abbiamo abbinato con “coscio di agnello al forno al finocchietto selvatico e patate arrosto” anche in questo caso l’unione risulta perfetta.

Poggilarca Carmignano DOCG 2016 in abbinamento a coscio di agnello al forno al finocchietto selvatico e patate arrosto. Dietro, il girarrosto su disegno di Leonardo da Vinci

 

Grumarello Carmignano Riserva DOCG 2012.

Tutto il sapore del territorio in questo assaggio. Ottenuto da uve sangiovese, cabernet sauvignon, merlot e syrah selezionate a mano, mostra tutta la sua eleganza già nella veste cromatica, colorata di un rubino che volge al granato. Ampiezza di profumi al naso. Note di caffè, china, frutti neri, tabacco e chiodi di garofano. Il sorso è appagante, armonico, sorretto da una piacevole freschezza che lo rende davvero invitante. Finale di lunga persistenza.

Grumarello Carmignano Riserva DOCG 2012

 

 

IRIS Rosso Toscana IGT 2015

Il bordolese della tenuta, ottenuto dalle migliori uve di cabernet sauvignon e merlot, si concede al naso con un frutto maturo in evidenza, sentori di cuoio, tabacco e vaniglia. Il sorso è pieno, morbido di gran struttura. Lungo il finale con ritorni fruttati.

IRIS Rosso Toscana IGT 2015

Occhio di Pernice DOCG 2011

Assaggio emozionante. Da uve Sangiovese, Canaiolo, Aleatico, Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca lunga, San Colombano, raccolte a mano e poste ad appassire nella vinsantaia su graticci di canna per circa 4 mesi. Ultimato l’appassimento le uve vengono pressate ed il mosto ottenuto viene posto in caratelli per almeno 4 anni. Avvolgente all’olfatto con sentori di albicocca, frutta candita, miele di corbezzolo e mandorla. La straordinaria vena acida, sorregge la dolcezza, rendendo il sorso armonico, equilibrato ed invitante che lascia apprezzare anche una intrigante verve minerale. Finale lunghissimo.

Occhio di Pernice DOCG 2011

“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.

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