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Sardegna – La prima verticale storica (10 annate) della Malvasia di Bosa Alvarèga di Columbu

Resa famosa dal film documentario Mondovino, l’azienda Columbu ha una lunga storia ed è la principale custode delle vigne e della produzione della Malvasia di Bosa. Ormai se contiamo tutti i produttori l’estensione delle vigne da cui si producono vini DOC non supera i 30 ettari.

Occasione unica quindi quella di partecipare ad una verticale del secondo vino della famiglia Columbu, la Malvasia di Bosa Alvarèga, il vino che esce in commercio già dall’anno successivo alla vendemmia con un leggero residuo zuccherino. Per realizzare questo vino l’uva viene diraspata e si effettua una crio macerazione uno o due giorni poi pressa soffice ed in seguito si passa ai tini di acciaio spenti. Successivamente si blocca fermentazione con bassa temperatura. A questo punto non viene filtrato e sta in tino a bassa temperatura (6 mesi) fino all’imbottigliamento. Prima dell’imbottigliamento viene filtrato. La Riserva invece termina la fermentazione e poi va in legno.

In nessuno dei due vini vengono aggiunti solfiti (in nessuna fase).

Gianmichele Columbu e Vanna Mazzon, anche se con qualche perplessità sulle capacità di evoluzione,  hanno accolto la proposta del collega e amico Dario Cappelloni, di una verticale dell’Alvarega.

Vediamo come è andata.

Malvasia di Bosa Alvarèga 2018: sentori di noce, pinoli e frutta secca si uniscono a sensazioni di macchia mediterranea ed anticipano una grande chiusura su ricordi iodati e di mela cotogna. Lungo con bel contrasto tra sapidità e dolcezza. 93/100

Malvasia di Bosa Alvarèga 2017: l’annata più calda si fa sentire. Meno fresco del precedente con toni di incenso e di menta. Non molto profondo chiude su toni di macchia mediterranea. 87/100

Malvasia di Bosa Alvarèga 2016: un vino di grande equilibrio con note di sidro e Calvados, un sorso progressivo e dinamico,  ed un bellissimo finale sapido – iodato.  94/100

Malvasia di Bosa Alvarèga 2015: bottiglia non perfetta. Rimandiamo il nostro giudizio.

Malvasia di Bosa Alvarèga 2014: freschezza e sapidità sono in evidenza, insieme ad un’ottima materia e ad una lunghezza su toni marini e iodati. Elegante e di grande armonia. 96/100.

Planargia IGT Alvarèga 2013: un’annata che mostra il grande carattere di questo vino. Il sorso è decisamente sapido e la freschezza va a bilanciare i toni dolci e glicerici. Chiude con ricordi di mela cotogna. 95/100

Planargia IGT Alvarèga 2008: un piccolo capolavoro che coniuga una grande freschezza con eleganza e lunghezza gustativa. La chiusura è agrumata e iodata. 97/100

Planargia IGT Alvarèga 2007: altra annata stratosferica in cui il vino mostra carattere e profondità di beva. Di nuovo una grande freschezza unita a persistenza e ad un finale su ricordi di pera e mela. 96/100

Planargia IGT Alvarèga 2005: volatile alta e grande chiusura sapido iodata. Il vino inizia la sua fase di discesa, anche se in questo momento è ancora piacevole. 88

Planargia IGT Alvarèga 2002: prima annata di questa etichetta, nata per festeggiare il matrimonio di Rafael (fratello di Gianmichele) dove vennero consumate 500 bottiglie. Grande sapidità e chiusura iodata e marina. Di grande integrità ed eleganza. 95/100.

Insomma Dario ha vinto la scommessa: l’Alvarèga ha grandi capacità di evoluzione!!!!

Non potevamo andar via senza provare l’ultima annata della Riserva

Malvasia di Bosa Riserva 2014: freschezza e sapidità qui giocano un ruolo centrale insieme sentori marini e iodati, le note di agrumi e mele ed un bellissimo e lunghissimo finale di macchia mediterranea. 97/100

 

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Scritto da

Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice in diversi concorsi internazionali, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.

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