Se chiedete ad un appassionato di whisky qual è l’isola dove almeno una volta nella vita vorrebbe andare (o, se c’è già stato, ritornare) ci sono buone probabilità (circa 90/100 ) che vi risponda Islay.
Islay (si pronuncia, più o meno, ‘Ay-la’) è un’isoletta scozzese delle Ebridi, con una superficie che misura quanto la metà del comune di Roma, ma che produce ed esporta nel mondo ogni anno 25 milioni di bottiglie, un quarto di tutto il whisky single malt scozzese esportato. Vi risiedono 8 distillerie tra le più note al mondo e tutte , con diversi gradi di intensità, producono whisky “torbato”: Ardbeg viene considerata la distilleria che produce i whisky più torbati e “strong” di tutti, Bunnahabhain è all’estremo opposto.
Tra queste c’è Laphroaig, probabilmente il brand di whisky torbato più conosciuto (praticamente l’Harley Davidson dei whisky), che può contare su numerose schiere di appassionati (solo gli appartenenti al “Friends of Laphroaig Club” si stimano in circa 700.000).
La notorietà di questa distilleria, fondata nel 1815, che attrae neofiti ed esperti, è iniziata nei primi del ‘900, quando l’allora proprietario (Ian Hunter) intuì le potenzialità di diffusione del whisky sul mercato internazionale e da allora il brand Laphroaig ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo. Ma al di là della pervasività del marketing, il vero segreto della popolarità di questo marchio sta nella cifra stilistica dei suoi whisky, che nel corso degli anni hanno saputo mantenere caratteristiche gustative chiaramente identificabili e distinguibili dagli altri whisky, oltreché, ovviamente, di grande piacevolezza.
La distilleria Laphroaig produce single malt whisky utilizzando metodologie che hanno lo scopo di mantenere nel contempo un alto livello qualitativo e una coerenza con lo stile produttivo originario. Si dice che le caratteristiche peculiari (gli aromi) di un whisky di malto dipendono principalmente, più che dalla lavorazione, dalla qualità del malto, dalla composizione dell’acqua (più o meno mineralizzata) e, per whisky torbati, dalla qualità della Torba (più o meno ricca di olii essenziali che cedono i loro aromi al malto nel processo di “affumicamento” del malto stesso); questa distilleria è una delle poche che ancora produce in casa il malto per i propri whisky, che utilizza sempre lo stesso tipo di acqua, che usa la propria torba.
Il prodotto base di Laphroaig è un whisky di 10 anni (il che fa presagire quale possa essere il livello qualitativo medio dei suoi prodotti), ma per il nostro breve excursus su questo leggendario whisky abbiamo voluto confrontare due rari imbottigliamenti di whisky invecchiati di 19 anni. Uno a “grado pieno” e uno a 46 gradi.
Laphroaig 19 yo (imbottigliamento 2015 “Le Bon Bock”) 46% – Islay Single Malt Scotch Whisky. Invecchiato in botti ex- bourbon.
Colore: Oro chiaro con riflesso ambrato.
Olfatto: attacco deciso di iodio, salsedine (evoca il mare); dopo 10 secondi arriva l’affumicato della torba misto a un sentore medicinale, di alga, con sbuffi balsamici; seguono tabacco da pipa (per i fumatori: ricorda il mitico balkan sobranie), leggera vaniglia e albicocca sotto spirito; inoltre – caratteristica fondamentale per un whisky di questa età – alcol perfettamente fuso con gli altri componenti, senza quella nota eccessivamente pungente tipica dei whisky più giovani.
Palato: inizio con la torba in primo piano, l’affumicato accompagna tutto l’assaggio degradando piacevolmente e integrandosi con gli altri aromi di legno di liquirizia, pepe, pera williams (sotto spirito), zucchero di canna, malto e tabacco .
Di media persistenza, la gradazione relativamente bassa lo rende perfetto per assaporare tutti gli aromi tipici del Laphroaig senza bisogno dell’aggiunta di acqua.
Laphroaig 19 yo ‘Pagoda’ ( imbottigliamento 2014 “I Love Laphroaig”) 57,8% – Islay Single Malt Scotch Whisky.
Invecchiato in botti ex- bourbon di 2°-3° passaggio
Colore: Oro scuro, con riflessi ramati
Olfatto: naso molto pulito, armonico, che evidenzia subito note dolci di pera williams, crema pasticcera e frutta gialla (confettura di albicocca e pesca matura), poi legno, miele, zucchero di canna e mandorla dolce; la torba è meno evidente, più integrata rispetto al 46 gradi, infine emerge la salsedine, fine e molto persistente con un accenno di mineralità; l’alcol è piacevolmente integrato
Palato: al primo impatto in bocca appaiono, in continuità con l’olfatto, note dolci di crema pasticcera, burro e marmellata di frutta gialla, ma questa dolcezza dura solo per pochi secondi! poi irrompe l’affumicato con una intensità prepotente che porta in primo piano gli aromi di tabacco e altre spezie; solo nel finale ritornano, integrati con l’affumicato, aromi dolci di leggera vaniglia e miele in un amalgama avvolgente di profumi e sapori che regge benissimo anche l’impatto alcolico.
Sono un appassionato del mondo del vino, mi piacciono i profumi e i sapori che ogni bottiglia di vino racchiude, le sensazioni e le emozioni che trasmette. Mi piacciono molto anche i distillati, in particolare la grande varietà e specificità del mondo del whisky. Laureato in Fisica, con un passato di marketing manager nel settore Servizi e Innovazione di una società leader di telecomunicazioni, oggi critico enogastronomico per passione. Scrivo di Vino, Distillati ed Olio sulla testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collaboro anche con le testate di settore “Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it)”, "Wining (www.wining.it)" ed “Epulae (www.epulaenews.it)”. Giudice per il concorso internazionale Grenaches du Monde. Assaggiatore per la “Guida Flos Olei“ di Marco Oreggia. Ho collaborato per l’edizione 2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Sommelier AIS dal 2001, Sommelier AISO dell’Olio e degustatore iscritto all'albo per la Regione Lazio.
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