La maison Leclerc-Briant , di Epernay, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo (link), ha di recente commissionato alla GD Industries una barrique particolare, in acciaio ma rivestita internamente da una sottile patina d’oro a 24 carati di appena due micrometri.
Considerando che l’oro è il metallo più duttile e malleabile che vi sia e che con un grammo d’oro si può creare una lamina, la cui area è di un metro quadrato, forse il valore di questo particolare rivestimento non sembrerebbe essere così grande, in riferimento al possibile quantitativo di questo prezioso metallo che potrebbe essere utilizzato, tuttavia tale scelta potrebbe esser dovuta a motivi a noi oggi sconosciuti.
Certo è che finora Leclerc-Briant si è distinta per scelte quanto meno originali, come quella del suo champagne Abyss, che viene lascialo per 18 mesi sui fondali del mare del Nord, dopo essere stato sboccato in Champagne per non perderne l’appellativo.
L’’enologo consulente Hervé Jestin, ha espresso questo concetto nella sua intervista al portale francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com): “Nell’approccio biodinamico dell’elaborazione dei vini, l’oro è associato all’elemento del fuoco, al fuoco delle fermentazioni alcoliche. L’idea era quella di ricercare una fermentazione a contatto con l’oro, in modo che la massa possa trarre beneficio dal contatto con un metallo tanto brillante, che garantisce impermeabilità ed ermeticità”.
Queste parole ancora non riescono a convincerci, chissà se magari riuscirà a farlo lo Champagne prodotto con questo metodo. Vi faremo sapere quando sarà disponibile in assaggio.
foto di: www.lemiebollicine.com