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UMBRIA – CASTELLO DI MAGIONE (DI PROPRIETÀ DEI CAVALIERI DI MALTA) PRESENTA LE NUOVE ETICHETTE

Ammetto lo stupore quando trovo realtà che superano qualsiasi fantasia letteraria suddivisa tra storia e leggenda. Castello di Magione è davvero un castello delle fiabe e dei fantasmi, dei draghi e delle principesse da salvare a cavallo di nobili destrieri. Una location da togliere il fiato costruita nel XII secolo con la funzione di ospedale per i pellegrini in viaggio per Roma o Gerusalemme lungo la via Francigena. La produzione di vino ha avuto inizio nel Medioevo insieme ai cerali ed all’olio di oliva. Le colline sono quelle adiacenti al Lago Trasimeno ad altitudini che variano dai 250 ai 350 metri s.l.m. su terreni franco argillosi limosi con presenze calcaree in profondità. Esposizioni rivolte verso quadranti più freschi che riparano dai venti caldi estivi dannosi per la vite. Rovescio della medaglia nelle annate umide e piovose che richiedono tempi di maturazione più lunghi, ma che il cambiamento climatico le ha ormai relegate ad eventi rari. La proprietà totale raggiunge comunque la ragguardevole dimensione di 530 ettari totali, di cui 32 vitati.

Nella parte più antica si trova la cappella dedicata a San Giovanni Battista, in stile romanico, all’interno della quale vengono conservati due affreschi della scuola del Pinturicchio (XVI sec.) che rappresentano una Natività ed una composizione con la Vergine e il Bambino, San Giovanni Battista e San Giacomo patrono e protettore dei pellegrini. Qui, nel 1502, si tenne pure la congiura ordita da alcuni nobili ai danni di Cesare Borgia, la “dieta alla Magione nel Perugino” della quale parla Machiavelli ne “Il Principe”.

I vigneti sono destinati per il 55 per cento ad uve a bacca rossa, Pinot Nero, Merlot, Gamay, Cabernet Sauvignon, Sangiovese e Canaiolo, e per il restante 45 per cento ad uve a bacca bianca, in prevalenza Grechetto, Chardonnay, Sauvignon Blanc e Trebbiano. Si vinifica solo e soltanto con uve proprie. La cantina, ubicata in parte nella sede storica del Castello di Magione, inaugurata nel settembre del 2009 ha una superficie di 1.300 mq. con capacità di vinificazione di 4.000 quintali di uva ed è dotata delle più innovative tecnologie.

Attualmente Castello di Magione ricade tra le tante proprietà della Società Agricola e Vitivinicola Italiana (in sigla “Sagrivit”) dell’Ordine di Malta che gestisce le attività del gruppo in molteplici settori: coltivazione di cereali, frutteti, tabacco, allevamenti di bestiame, oltre a quattro tenute specializzate in viticoltura tra le quali figurano anche Rocca Bernarda e Villa Giustiniani, per un totale di circa 5.000 ettari.

Il direttore Fabrizio Leoni

Il direttore Fabrizio Leoni e l’enologo Maurilio Chioccia mi conducono in uno splendido salone di rappresentanza per la presentazione delle nuove etichette, oggetto di recente restyling, ed il conseguente assaggio delle annate da inserire in commercio.

Cominciamo quindi dal Monterone 2020

 

Selezionati entrambi i cloni di Grechetto, sia il G5 che il G109, con percentuali che variano di anno in anno in funzione della costante ricerca di acidità vibranti vero marchio di fabbrica dell’intera linea produttiva. Le raccolte avvengono in più fasi, esclusivamente a mano. La fermentazione avviene in acciaio con sosta sulle fecce fini e batonnage per circa 6 mesi prima di essere imbottigliato. Se nella 2019 troviamo appagamento da frutto a pasta gialla tendente a pesca ed albicocca, la 2020 parte dritta verso sensazioni agrumate. Pompelmo o cedro ha poca importanza, ciò che davvero colpisce è la lunghezza minerale di bocca espressione del territorio e della perfetta salute della materia prima.

Artirè 2020 (assaggio en primeur)

In qualche annata si è già sperimentato nel Monterone una piccola percentuale di mosto che fermenta ed affina in barrique di acacia dalla tostatura leggerissima. Una novità che richiede ulteriore sosta in vetro proprio per dare equilibrio. Prevalenza di Chardonnay in coppia al Grechetto proveniente da un appezzamento alle pendici del Monte Tezio. Al momento possiamo declinarne solamente la possente struttura, con quei tipici richiami tropicali che la varietà regala. Attendiamo fiduciosi notando una promettente spalla acida che ravviva il gusto.

Nero Cavalieri 2019

Dai vigneti della Commenda Meniconi Bracceschi a Brufa di Torgiano. Un insolito Pinot Nero molto succoso e dal chiaro marcatore erbaceo di gioventù, che richiede caldo e sole per esprimersi al massimo del potenziale. Mancava dal 2017, guarda caso altra caso altra stagione particolarmente siccitosa. Pronto ai nastri di partenza in attesa del via libera, il prezzo di 11 euro in cantina obbliga molto di più di una semplice riflessione tenendo conto che trattasi appena di 3000 unità.

Morcinaia 2018

Taglio di Merlot, Cabernet Sauvignon e Sangiovese (clone di Montalcino). “Morcinaia” secondo il dialetto umbro indica il cumulo di sassi fatto ai bordi dell’appezzamento al momento dei lavori di bonifica. Un Super Umbrian pluripremiato dalle guide di settore, anche se nella 2018 si avverte ancora una tensione erbacea da dover domare con il giusto prolungamento in bottiglia. Frutto scuro rotondo e ben delineato, uve rigorosamente selezionate e vinificate seguendo metodi tradizionali con lunghe macerazioni. In barriques avviene la fermentazione malolattica ed un periodo di maturazione di circa 10 mesi, cui segue un anno fermo in cantina.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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