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Franciacorta – Le Marchesine: un fresco sorso di storia

Debutto felice a Enoteca La Torre per le nuove etichette dei Franciacorta dei Biatta dedicate alle civiltà romana e celtica.

Uno squarcio di storia e il legame intimo col territorio di riferimento raccontato nelle etichette dei vini che proprio quel territorio (insieme ovviamente al lavoro di chi li produce) rende unici. È la scelta dell’azienda di Franciacorta Le Marchesine che ha presentato a Roma, all’ Enoteca la Torre a Villa Laetizia, abbinati ai piatti centrati e deliziosi insieme di Domenico Stile, i suoi prodotti di punta.

Con le nuove “vesti” appunto ispirate dalla presenza e dalla cultura romana per quanto riguarda i classici della gamma, mentre i millesimati richiamano echi di una storia ancora più antica: quella dei Celti, alle cui divinità sono “dedicate” le nuove etichette.

Un restyling non solo estetico dunque, ma che vuole avere il senso di un rafforzamento delle radici e la rivendicazione di una profondità plurimillenaria.

Un rinnovamento a 360°, che parte dal logo, per passare alle etichette e giungere fino ai nomi dei vini, mostrando un desiderio di restare al passo con i tempi che incontra il forte legame con il proprio passato.

Si son volute riportare alla luce i colori originari delle prime etichette, pur con uno stile più moderno, associando ai nomi dei vini, riferimenti che affondano le proprie radici nel tempo, utilizzando le divinità celtiche e riferimenti all’antica Roma per consolidare quel legame che l’azienda ha con il territorio che la ospita da generazioni.

 

Ecco così debuttare con i nomi scelti Brigantia (Satèn) ispirato alla divinità celtica della primavera e della fertilità,  Artio (Rosé) a quella della caccia, Esus (Blanc de Blancs) la divinità facente parte dell’Olimpo dei Celti,  Albios, il dio dei costruttori. e Nodens (Blanc de Noir) il  dio della notte.

Nitens  (elegante)  e Audens (audace) sono invece i termini latini scelti per identificare rispettivamente il Brut e il Dosaggio Zero.

Evocando nel nuovo packaging la storia antica di Franciacorta – e del Bresciano – I Biatta , la famiglia proprietaria delle Marchesine racconta in qualche modo anche la propria: di origine bresciana orgogliosa e profonda, e con antenati che hanno combattuto per difendere l’indipendenza della loro città in tempi remoti dalle mire di conquista dei “cugini” bergamaschi e pavesi.

Oggi è Andrea, sotto  lo sguardo attento del papà Loris, a guidare le danze. E sua è stata l’idea – alimentata da lunghe ricerche su vecchi e nuovi testi storici, per lo più editi in paesi di lingua tedesca e compiute durante la lunga stasi del lockdown – tradotta nel vero delle nuove etichette.

Un passaggio che ovviamente è solo un pezzo – pur significativo – delle dinamiche di un’azienda in crescita, decollata dai 3 ettari di partenza ai 45 (tra proprietà diretta e affitto) gestiti oggi, e che ha in corso la costruzione di una nuova, ambiziosa ed efficientissima cantina che include spazi per l’ospitalità e una spettacolare area per degustazioni ed eventi.

E i vini? Eccoli, in ordine di apparizione e si proposta:

Iniziamo il nostro percorso con il Franciacorta Saten Millesimato Brigantia 2017, con la nuova veste azzurra tributo al Satèn prodotto per primo anni fa. Quello odierno ne mantiene l’eleganza che lo ha sempre caratterizzato, con note floreali che da fanno da apripista a un sorso facile e intrigante e ad un finale di mandorla accattivante.

Si continua con il Franciacorta Brut Riserva Secolo Novo 2012, uve Chardonnay provenienti dal vigneto della Santissima di Gussago. Ben 60 mesi di affinamento sui lieviti per una bolla che vuole essere elemento di spicco dell’azienda e dai terreni ricchi di marna e da cui nasce trae proprio la mineralità che ne  diventa elemento caratteristico. Ricchezza ed eleganza insomma, ben sostenute dal piatto proposto ad hoc dallo chef: il Polpo arrosto con cavolo viola, pere e Ras El Anut.

Terzo atto affidato a uno dei più felici incontri tra cibo e vino del pur centralissimo menu, il Franciacorta Rosè Millesimato Artio 2017

intenso e insieme es-ente da cedimenti – e Come una Penna Vodka e Salmone, perfetta incarnazione delle scelte (a loro volta evocative della storia gastronomica degli scorsi decenni ma proiettate con arguzia in pieno oggi) fatte dalla cucina.

Nuovo passo avanti con l’intenso Franciacorta millesimato Nodens 2016 Blanc de Noir abbinato al remake saldo e divertente del Saltimbocca alla romana (con spinaci e Chablis).

Un vino che devia consapevolmente dallo stile aziendale, dritto al primo impatto per poi aumentare d’intensità man mano che il sorso avvolge il palato. Con grandi potenzialità, secondo chi lo produce, ma scalpitante ancora come un puledro.

Gran finale con due extra di lusso (e d’età): Il Franciacorta VSQPRD 1996  (antenato del Nitens) e l’ Extra Brut 2000.

Ottimi esempi entrambi di come le bollicine italiane di qualità sappiano affrontare il tempo: tutto impostato il primo su note terziarie con miele, pasticceria e zafferano in grande spolvero, ma integre sapidità e mineralità. E il secondo ancora fresco e vivido, al di là delle note di miele e frutta secca che ne marcano con coerenza naso e assaggio.

 

Il tutto abbinato alla piccola pasticceria proposta dallo chef per concludere il nostro percorso a Villa Laetizia.

 

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