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TOSCANA – PODERE CONCA: SILVIA CIRRI RACCONTA UNA VISIONE ALTERNATIVA DEI VINI DI BOLGHERI

Silvia Cirri professione medico. Silvia Cirri innamorata delle campagne di Bolgheri. Silvia Cirri grande filantropa nelle sue attività di beneficenza a latere dei mille impegni quotidiani. Quale Silvia prevale davvero nella rappresentazione di una donna colta come poche nel mondo del vino, piena di volontà, a volte ancora (in)consciamente folle, ma certamente determinata e lungimirante? Quando si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima…confrontarmi con lei è stato anzitutto un momento di crescita personale indipendente dai vini prodotti a Podere Conca. Ad onore delle cronache non ci sarebbe stata alcuna partenza senza l’aiuto imprescindibile del socio Livio Aloisi, già pratico di agricoltura da coltivatore biologico in tempi non sospetti. La fortuna, poi, di conoscere un’altra donna forte e volitiva come l’agronoma ed enologa interna Linda Franceschi, coadiuvata nella gestione dalla saggia consulenza di Laura Zuddas più volte citata nei racconti delle realtà vitivinicole toscane.

L’eredità di partenza costituita da un vecchio casolare e 800 ulivi circostanti. Di vigna neanche a parlarne, se non per qualche filare vetusto e contorto che Silvia ha dovuto estirpare e reimpiantare ex novo. Il suo mantra segue le quattro epoche di un imprenditore: <<esiste un’epoca di incoscienza, una di autocoscienza alla quale segue la piena consapevolezza ed il consolidamento dato dall’esperienza>>. La prima di queste si ravvisa nell’aver scelto (unica nella Denominazione) la varietà Ciliegiolo da utilizzare nel blend accanto agli internazionali. La seconda fase riguarda la possibilità di offrire degustazioni sensoriali guidate dei vini, senza celarsi alla critica specialistica di settore. Infine il “consolidamento” scegliendo di avviare il progetto per un futuro agriturismo, che proporrà pietanze delicate grazie alle primizie coltivate nel proprio orto. Ed in un momento di particolare contingenza direi che non è poco.

Non manca il concetto di esperienza richiesta nei campi, con macchinari adatti a gestire terreni argillosi compatti, favorendo un corretto drenaggio idrico ed il respiro a livello radicale delle piante. L’inerbimento con sovescio a filari alterni è decisivo per tenere alta l’umidità in annate così siccitose. Aratro a talpa, infine, utile nel raccogliere acqua piovana all’interno dei solchi scavati a terra. E poi micro vinificazioni in cantina con i giusti tempi di fermentazione ed uso di contenitori in cemento, anche questo nel segno della differenza stilistica con quanto ravvisabile altrove. Al Cabernet Franc viene riservato un piccolo podere in località Ferrugini, dove le sabbie ferrose ed i banchi di argilla bianca si addicono meglio alle lente maturazioni.

Linda Franceschi agronoma ed enologa di Podere Conca

Partiamo con gli assaggi di giornata da un insolito bianco, ricavato dall’unione di Viogner, Chardonnay e Sauvignon Blanc, molto incisivo e di ottima beva.

Igt Toscana 2021 “Elleboro” –  fresco quanto basta, energico e mai pomposo. Si esalta nelle note di cedro, spezia bianca e sapidità fluente. Non fosse per la storicità del territorio lo avrei valutato come il miglior campione di giornata (mancando ancora i rossi). Senza dubbio però un buon inizio.

Igt Costa Toscana 2021 Cabernet Sauvignon “196” – in purezza e vinificato in cemento con successivo riposo in bottiglia. Nome tratto dal numero civico del catasto. La parte calorica tende a comprimerlo su nuance verdi ancora pregnanti. Il frutto di mora selvatica lo riscatta nel finale di bocca. Chiosa salino.

Doc Bolgheri Rosso 2020 “Agapanto” – sensazioni terragne iniziali con succosità alle ciliegie mature e sbuffi di pepe bianco. Saldo del 20% di Ciliegiolo che fa da compagno al Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc in pari grado. Godibile e gastronomico, soddisfa appieno il palato. La 2019 resta invece interlocutoria quasi salata e di minor lunghezza.

Igt Costa Toscana Cabernet Franc 2019 “Apistós” – versione stupefacente di una varietà a volte martoriata in qualche versione nostrana ben lontana dagli stili francesi. Sorso da arancia sanguinella, balsamico e minerale con sfumature persino ematiche. Non finisce mai di ingraziarsi il richiamo verso un assaggio successivo. Fermenta totalmente in contenitori di cemento.

Parla Silvia a conclusione della mia visita: <<nel mondo del vino bisogna avere tanta pazienza. Il vero punto di contatto tra la professione di medico e quella di vigneron sta nella scientificità delle cose: citando un vecchio adagio potrei dire che nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Bene o male dipende solo da noi>>.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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