Quando si trova un nobile compromesso tra quantità prodotta e qualità espressa, inutile dire, bisogna soltanto alzare le mani. Dei vini del gruppo Carpineto abbiamo già parlato in numerose occasioni Link 1 Link 2. Abbiamo altresì evocato la straordinaria capacità degli stessi a resistere all’invecchiamento naturale potendo degustare più volte vecchie annate grazie ad un intero padiglione dedicato in allo storico delle tenute, ben cinque sparse lungo il territorio della Toscana.
Un progetto nato nel 1967 dall’amicizia tra le famiglie Sacchet e Zaccheo, proseguito con investimenti economici di notevole impatto nei diversi areali, meccanizzazione dei processi produttivi e tecnologie all’avanguardia nel settore. Raggiungere livelli apprezzabili di eleganza e serbevolezza, parimenti ad elevata redditività, potrebbe comportare il sacrificio di non puntare su prodotti di carattere che ricalchino le altalene gustative delle stagioni. In effetti, fino ad un paio di lustri orsono, la linea stilistica seguiva sempre una uniformità che non rendeva giustizia, a nostro avviso, alla bellezza intrinseca di ogni terroir. Dal principio del decennio scorso ha inizio un cambio di rotta evidente, che tocca ora il suo apice nelle versioni 2016 da vigne singole di Brunello di Montalcino Riserva e di Chianti Classico Gran Selezione. La conduzione enologica di Caterina Sacchet erede di una delle dinastie sta dando, metaforicamente, positivi frutti. Raccontiamo dunque gli assaggi effettuati con una breve descrizione della loro provenienza.
Dudda non è considerata tra le sottozone più celebrate del Chianti Classico e non è neanche tra quelle più facili da gestire, con fresche esposizioni rivolte ad Est e la vicinanza ai Monti del Chianti. Proprio qui, in località Carpineto, l’azienda ha posto la prima pietra della sua sede generale. Otto gli ettari complessivi dedicati al Sangiovese ed al Canaiolo, vinificati in parte ancora con gli storici tini di cemento vetrificato sempre più in auge quando si vuole esaltare l’espressività di un varietale. Una mano delicata nel Chianti Classico Gran Selezione 2016, realizzato soltanto nelle annate giuste, dal corpo sinuoso e da tannini perfettamente integrati. La degustazione racconta di ciliegie mature, arancia sanguinella ed una vena iodata-marina tipica dei terreni a matrice galestrica. L’allungo elegante chiude su macchia mediterranea e chiodi di garofano: godibile adesso o tra un lustro ha poca importanza.
Anticamente questa tenuta era chiamata Forteto del Drago posta ad oltre 500 metri di altitudine con suoli ricchi di argille e galestro. Il Brunello di Montalcino Riserva 2016 nasce dal cru Vigna Paradiso e riposa per oltre 36 mesi in botti grandi di Slavonia. Ancora incredibilmente giovane, nulla rimanda però a sensazioni pompose ed indomabili. Tutto è delicato, croccante, sempre sulle classiche nuance polverose del Sangiovese (Grosso) da marasche, sottobosco e pepe rosa in grani. Fiori violacei e sbuffi di gariga che guardano già alle foglie d’eucalipto. Un campione di razza succoso e persistente. Annata memorabile per la Toscana e per Carpineto.
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