Il “basta poco che ce vò” della citazione di Giobbe Covatta non può decisamente essere applicato al mondo vitivinicolo, soprattutto quando si parla di iscrizione di una varietà semisconosciuta (ai certificatori, non certo a chi la coltiva) al Registro dei vitigni autorizzati. D’altro canto il passaggio si rende assolutamente obbligatorio per tanti motivi molto pratici e poco romantici. Essere fuori da tale nomenclatura significa, per un produttore, dover trovare continui stratagemmi o scappatoie borderline e non ortodosse per lavorare quell’uva. Lo scopo che spinge le persone a correre certi rischi, questo sì un valore romantico, è salvare dall’estinzione centinaia di varietà autoctone scoperte casualmente ed ancora nescio nomen, presenti sul territorio da tempi immemori. Se poi parliamo di Sardegna dove l’esser fieramente testardi e caparbi è una qualità insita nel Dna degli isolani, non resta che complimentarsi due volte per la riuscita dell’impresa: la Granatza/Granazza ha finalmente una sua precisa identità! Ciò significa che non sarà mai più “figlia di, parente di, affiliata a”, ma semplicemente Granatza/Granazza.
La storia ha inizio quasi un secolo fa, quando nelle aree collinari della Barbagia, dell’Ogliastra, del Sarcidano e del Campidano di Cagliari vennero impiantate (o forse nacquero per ibridazione spontanea) le prime barbatelle. Le indagini odierne per risalire all’origine della specie sono state effettuate su 8 accessioni provenienti dalle diverse aree viticole dell’isola: Aregu bianco di Seulo, Granaccia di Oliena, Granatza Aregu di Seulo, Granatza di Mamoiada, Vernaccia, Vernaccia Bidri di Villasor, Vernaccia di Escalaplano e Vernaccia di S.Rosalia di Triei. Il campo collezione su cui si sono effettuati studi della durata complessiva di quattro anni è seguito dall’Agenzia AGRIS Sardegna, istituita con la L.R. 13/2006, che opera quale struttura della Regione Sardegna per la ricerca scientifica nelle filiere agricola, agro-industriale, forestale e delle risorse ittiche. Un Ente molto attivo nel campo ampelografico attraverso il Progetto Akinas, con risultati sorprendenti raggiunti nell’ultimo decennio: ben 32 vecchi vitigni autoctoni sardi iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite.
Il termine Granatza/Granazza è una variante sarda della parola “Vernaccia”. Il suo impiego è sempre stato come vino da dessert o da meditazione, in blend con il Cannonau. Successive prove sperimentali hanno evidenziato particolare acidità fissa elevata da incoraggiarne l’uso anche per l’ottenimento di vini secchi da consumare entro un anno dalla vendemmia. L’impegno profuso dai produttori della giovane Associazione Mamojà che riunisce circa 70 viticoltori e 21 Cantine è stato fondamentale in questo delicato passaggio. Il Presidente Francesco Cadinu non riesce a trattenere la gioia per un traguardo importantissimo per l’intera Comunità. Francesco Sedilesu, promotore e mentore del progetto, ci racconta il percorso fatto in questi anni (sacrifici inclusi): “per cominciare abbiamo preparato una breve relazione sul lavoro svolto da Agris Sardegna e dai produttori di Mamoiada, con la collaborazione di vivaisti sensibili e appassionati, che hanno riprodotto il materiale genetico del vitigno oggi finalmente disponibile. In origine sembrava non avere parentele con altri, ma in seguito fu scoperto che aveva lo stesso DNA della Guarnaccia bianca calabrese. Ciò è assolutamente normale ed è accaduto in passato anche per il Cannonau, appartenente alla grande famiglia della Grenache. Esistono, però, differenze sostanziali tra vitigni simili che si adattano a territori così profondamente diversi: il particolare microclima e le condizioni pedologiche hanno influenzato il carattere stesso delle piante, portandole a variazioni percepibili nei prodotti finali. Ecco il vero motivo e l’orgoglio di tutti noi per aver ridato dignità ad un altro figlio della nostra bellissima Isola.”
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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