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“SARDEGNA ON MY MIND” – L’INTERPRETAZIONE DEL MANDROLISAI DI CANTINE CARBONI

Prima di addentrarci nel territorio di Orgosolo passeggiamo sempre nel Mandrolisai con le Cantine Carboni ad Ortueri, per chiudere il cerchio. Gian Nicola Carboni e la sorella Elisa si occupano delle vigne del bisnonno, alcune vecchie oltre un secolo, su terreni generati dal disfacimento granitico.

Purtroppo il sopraggiungere della notte ci ha impedito di visitare gli appezzamenti storici, disposti (i primi a farlo nella Denominazione), secondo le conformazioni del terreno, seguendone pendenze ed avvallamenti. Le esposizioni sono in prevalenza dirette nord/sud consentendo una mitigazione di irraggiamento e temperatura in una zona nel complesso più mite rispetto ad Atzara e Meana Sardo. Le sorprese non finiscono qui, essendo gli unici a coltivare il Nasco ad Ortueri con ottimi risultati. Per non parlare, infine, di un’altra chicca che analizzeremo al termine della degustazione. Mancava all’appello una cantina con i giusti spazi e la possibilità di ricevere turisti ed appassionati del settore e da pochi giorni sono iniziati i lavori in pompa magna. E veniamo ai campioni in assaggio:

Balente 2017 Mandrolisai Rosso Superiore Doc:  un piccolo gioiello con vena agrumata intensa, su sbuffi di erbe mediterranee e rintocchi balsamici. Tonico al gusto, dalla buona presenza tannica ancora da affinare per giungere alla seta. Ma per questi vini non è un obbligo, anzi un po’ di sana ruvidezza non guasta. Da piante ad alberello secolari, il mosto vinifica in acciaio ed affina 24 mesi in botti piccole di rovere.

Eccolo il Nasco utilizzato nel Galante 2018 con le sue sensazioni di cedro maturo, mandorla dolce, pepe bianco e l’immancabile ricordo di macchia mediterranea sempre presente in Sardegna. Le rese per ettaro sono ridottissime, tra i 20 ed i 30 quintali, per un gusto originale ed inimitabile. Alcool e sensazioni morbide date dalla vendemmia tardiva ottimamente equilibrate da freschezza e salinità di chiusura.

Chiudiamo i sipari sulla rarità accennata nel prologo inziale: il Pinotto 2020 da Aleatico in purezza, semplicemente commovente. Dedicato al soprannome del papà di Gian Nicola ed Elisa, ai primi del ‘900 si parlava di un “moscato nero” presente in zona, individuato come varietà Aleatico da ricerche successive. Qualche filare presente nella vigna centenaria, le cui uve effettuano appassimento in pianta senza attacco di botrite. Un tripudio di mirto, mirtilli scuri e pepe nero in grani dalla persistenza impressionante. 95/100 meritatissimi nelle sue 800 bottiglie da custodire gelosamente in cantina.

Mandrolisai meritava una degna appendice conclusiva, con l’augurio di proseguire il percorso di crescita intrapreso.

 

 

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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