Diego Bosoni, fratello di Debora, entrambi figli di Paolo viticoltore illuminato e appassionato di questo lembo di Liguria, posto al confine con la Toscana. La loro storica Cantina Lunae prende spunto nel nome proprio dalle origini di questo territorio, apprezzato dai Romani quale sede del porto commerciale, rinomato per gli eleganti e serbevoli vini, al punto da essere citato da Plinio il Vecchio nella famosa allocuzione “Etruriae Luna palmam habet” (il vino di Luna ha la palma tra quelli dell’Etruria).
Oltre 65 gli ettari vitati, alcuni sparsi tra micro appezzamenti retaggio del passato, quando i poderi venivano abbandonati per mancanza di manodopera. La famiglia Bosoni ha attuato quello che avviene in altri territori particolarmente impegnativi all’agricoltura di qualità: ha creato presidio, facendo la sua parte nell’impedire alle forze naturali l’espansione irregolare, con tutte le conseguenze del caso in termini di eventi ambientali avversi fuori controllo.
Quote altimetriche e suoli differenti, per numerose sfaccettature della varietà cardine dei Colli di Luni: il Vermentino. Ancora oscure le sue origini, seppur qualche passo in avanti lo si è compiuto sdoganandolo dal legame improbabile con la Spagna, assente nelle mappe ampelografiche. Possibile, invece, la sua espansione nel Mediterraneo partendo proprio da qui, ove ha attecchito in maniera simbiotica con le condizioni pedoclimatiche.
Dalla fascia intermedia, ricca di matrice alluvionale con ciottoli e argille, proviene Etichetta Grigia, meno austero e più versatile delle altre versioni di Lunae. Maggior tensione gustativa e lunghezza nei campioni con uve provenienti dalle terrazze a 300 metri in zona Sarticola. Un vero e proprio anfiteatro a perdita d’occhio, con sedimentazioni marine composte di arenarie, argilliti e torbiditi, che si manifestano visivamente in frammenti di galestro rosso. Etichetta Nera, Cavagino, Numero Chiuso richiedono necessariamente i grappoli di tali selezioni per divenire i vini che sono.
Oggi rimanderemo i classici convenevoli degustativi ad un momento indimenticabile nella fase di chiusura dell’articolo. Vogliamo cominciare, piuttosto, dal progetto realizzato e inaugurato da pochi giorni, riguardante la nuova e avveniristica cantina di affinamento, ecosotenibile, a basso impatto, nata non per aumentare la produzione già consistente (circa 500 mila bottiglie annue), ma per fare ricerca, conservando la memoria storica della tradizione.
Un campo collezione annesso agli spazi d’ingresso, appena varcati i cancelli. In esso crescono le specie autoctone principali della Liguria, con studi importanti sulla genetica e le corrette gestioni agronomiche per evitare la scomparsa di un preziosissimo patrimonio. Le sale interne alla cantina di 3000 metri quadri rappresentano un viaggio sensoriale verso i margini della fatica contadina, tra colori, rumori e persino profumi. Dai locali di affinamento saliamo nella sala degustazione per un confronto serrato tra varie annate in verticale dei vini di punta aziendali.
Ecco quanto abbiamo degustato:
Etichetta Nera 2021: parte deciso su erbe mediterranee ed agrumi gialli succosi. La fase minerale è appena accennata. Annata calda, da scarsa produzione.
Cavagino 2021: vide la luce sul finire del secolo scorso con la prima annata. Nuance quasi resinose, con cedro e salgemma imperiosi. Piacevole nel complesso, seppure non eccellente nella struttura.
Etichetta Nera 2019: straordinario. Richiami idrocarburici, essenze di fiori bianchi e piante officinali. Una palla di cannone che ti porta dritto alla Luna e ritorno.
Numero Chiuso 2019: selezione grappolo per grappolo, acino per acino. Due particelle tra Castelnuovo Magra e Luni, sosta in botti grandi esauste per 18 mesi e pressappoco altrettanti in vetro. L’esperimento voluto con forza da Diego, costato sacrifici e attriti col babbo. Alla fine ha avuto ragione su tutto. Grande nerbo, mieloso e con sentori di elicriso. Acidità prorompente, chiosa salmastro e lunghissimo.
Etichetta Nera 2018: potenzialità in parte ancora inespresse. Tropicale, quasi marino nel gioco dinamico al palato.
Numero Chiuso 2018: ritornano le scie empireumatiche, unite a pesca gialla succosa e freschezze taglienti. Tra i migliori.
Numero Chiuso 2017: evoluzione è il suo nome. Non sempre è positiva, almeno non in questo caso. Si appiattisce su frutta secca e disidratata.
Numero Chiuso 2015: capolavoro, il top di giornata. Perfetta espressione da manuale. Note candite e tostature con torsione spinta verso erbe mediterranee e ginestra essiccata.
Numero Chiuso 2011: il ricordo del tempo che fu e che non sarà più. Il vino è vita.
La visita a Cà Lunae ci fa scoprire un luogo di accoglienza a misura d’uomo (e di appassionato), ricavato da una fattoria di fine ‘700. Due laboratori per la produzione di liquori, il sogno perseguito da Fiorella Stoppa ed ora nelle mani di Diego e Debora, con 12 tipologie entusiasmanti e uniche nel loro genere.
E poi lo spaccio di prodotti vitivinicoli e alimentari, con annesso museo delle tradizioni agricole locali. Una sala dedicata alla ristorazione che conta, solo per eventi e solo su prenotazione, con le abili mani dello chef Matteo Domenichini che riesce a esaltare le materie prime utilizzando l’ingrediente principale di ogni cucina: la semplicità.
Un monumento a quanto di bello la Liguria possa offrire, tra mare, cibo, vino e Amore.
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