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Life of wine 2020 – Il nostro viaggio nel tempo dalla collina di Montefredane in Irpinia alla Riserva di Fizzano nel Chianti Classico

È sempre piacevole concedersi, attraverso il vino, un viaggio nel tempo e nello spazio, ancor più in un momento di difficoltà come questo che stiamo vivendo. E così, anche alla 10^ edizione di Life of Wine, ideata e organizzata  da Studio Umami,  in collaborazione con Maurizio Valeriani, Direttore del magazine enogastronomico «Vinodabere», abbiamo provato, muniti di calice e taccuino a viaggiare tra due territori diversi, distanti ma ugualmente capaci di restituire vini dalle grandi capacità espressive.

L’azienda Traerte-Vadiaperti, gestita da Raffaele Troisi, è stata una delle prime cantine che ha reso celebre la collina di Montefredane, in provincia di Avellino nel cuore dell’Irpinia. Circa dieci ettari vitati, tra i 400 e i 600 metri di altitudine, lungo la valle del fiume Sabato ed una sola filosofia, quella di far parlare il territorio attraverso la valorizzazione dei vitigni locali.

Batteria di degustazione Az. Taerte-Vadiaperti

Il viaggio nel tempo parte con due calici di Coda di Volpe (annate 2012 e 2013).

Difficile la sfida col tempo per un vitigno (il Coda di Volpe), in genere utilizzato in assemblaggio con altre varietà per ingentilire e dare rotondità e profumi, che se vinificato in purezza può pagare l’assenza di una spiccata acidità.

Az. Taerte-Vadiaperti, Coda di Volpe 2013

Ma Raffaele ha sempre fortemente creduto in quest’uva ed i due assaggi vincono perfettamente la sfida. Il calice della 2013 apre con piacevoli note d’agrume, susseguite da ricordi fruttati di mela, pera e pesca. Al gusto è concentrato, succoso, morbido, dal buon equilibrio e dal piacevole finale.

Az. Taerte-Vadiaperti, Coda di Volpe 2012

Più minerale il naso della 2012 contornato da piacevoli percezioni di erbe aromatiche,  frutta secca e richiami floreali. In bocca è pieno, avvolgente, morbido con sapidità in evidenza che conduce ad un finale dalla lunga persistenza.

Dall’Irpinia al Chianti Classico, il viaggio continua con una verticale di Chianti Classico Riserva di Fizzano di Rocca delle Macìe (2015, 2013, 2011, 2001 e 1995).

Batteria in degustazione Az. Rocca delle Macìe

La Riserva di Fizzano può essere definita un vero e proprio cru dell’azienda Rocca delle Macìe, di proprietà della Famiglia Zingarelli dal 1984, rappresentando un unico vigneto che si estende per 35 ettari e da cui oggi si ottiene la Gran Selezione.

Dall’annata 2015, per rendere ancor più forte il legame con il territorio, entra nel blend il Colorino, in sostituzione del Merlot, ogni anno in quota variabile a seconda dell’andamento dell’annata.

Le annate 2015, 2013, e 2011 si caratterizzano per un’impronta stilistica più volta alla ricerca dell’eleganza e della piacevolezza di beva.

La 2015 regala note floreali di violetta e poi frutta scura, more, accenni speziati (pepe nero). In bocca è la freschezza ancora a giocarla da padrona, seguita da percezioni  sapide.

Az. Rocca delle Macìe, Riserva di Fizzano, 2013

Sorso succoso, equilibrato e tannico per la 2013, che richiama al gusto note di tabacco e spezie in una cornice di buona sapidità e freschezza.

L’assaggio della 2011, invece, evidenzia  note decisamente speziate (pepe, chiodi di garofano). Al gusto è immediato, di gran freschezza, invitante con chiusura su note sapide.

Az. Rocca delle Macie, Riserva di Fizzano, annate 2001 e 1995

Le annate 2001 e 1995 mostrano, invece, più potenza espressiva, pienezza e concentrazione. Frutta matura in confettura per la 2001, seguite da liquirizia, rabarbaro e accenni balsamici. In bocca è pieno, di gran struttura e con tannini ancora scalpitanti.

La 1995 evidenzia ancora una buona freschezza e con il frutto rosso ancora in evidenza il sorso è succoso, equilibrato, dai toni minerali e terrosi. Tannino di piacevole fattura.

“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.

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