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Life of Wine 2020 – Campo del Guardiano, il gioiello di Giovanni Dubini a Orvieto

Il consorzio dell’Orvieto, ma anche tutti gli appassionati bianchisti d’Italia, dovrebbero fare un monumento a Giovanni Dubini. Uno che da circa 40 anni produce grandi vini bianchi con il marchio Palazzone e che ha lottato strenuamente, in vigna e in cantina, per restituire dignità e lignaggio a una denominazione bistrattata quanto altre mai (o quasi), con un lontano passato onusto di gloria e una decadenza di immagine che risale almeno agli anni Sessanta del secolo scorso.

Gli Orvieto bianchi di Palazzone, il Terre Vineate e il Campo del Guardiano, oggetto quest’ultimo della mini verticale di cui scrivo, sono vini di grande raffinatezza, con un codice espressivo che si rinnova vendemmia dopo vendemmia seguendo, certo, l’andamento stagionale, ma non cedendo mai di un millimetro sul piano della qualità.

Stiamo parlando di un’azienda a conduzione artigianale ma di dimensioni non indifferenti: 24 ettari vitati per una produzione di circa 140 mila bottiglie annue.

L’Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano, prima annata prodotta nel 1989, proviene da una singola vigna chiamata appunto Campo del Guardiano da generazioni di contadini dell’orvietano, esposta ad est-nordest, a 300 metri s.l.m. Vinificato in acciaio inox, riposa per un anno e mezzo in bottiglie coricate in una cavità di tufo sotto un bosco di castagni.

È frutto di un blend di uve locali come vuole la tradizione: Procanico 50%, Grechetto 30%, Verdello, Drupeggio e Malvasia 20%, con la quota riservata al Grechetto cresciuta negli anni. È un vino che invecchia tranquillamente per oltre vent’anni, anzi migliora in finezza e dettagli rispetto alla consueta ritrosia giovanile, dove già emergono però carattere e fibra. È un bianco dalla personalità discreta, da cui emerge spesso una grande sapidità ad esaltare il sorso, sorretta da una freschezza acida che rende la beva piacevole e invoglia a un nuovo bicchiere. Insomma, tutta un’altra storia rispetto ai vinelli scialbi e di pronto consumo che spesso, purtroppo, si associano all’immagine dell’Orvieto.

Ecco quindi le note sui cinque vini presentati nella recente edizione romana di Life Of Wine, organizzata al Radisson Hotel da Studio Umami con la collaborazione del direttore della nostra testata, Maurizio Valeriani, che anche in questo difficile 2020 segnato dalla pandemia ha offerto agli appassionati romani la possibilità di assaggiare vecchie e talora vecchissime annate di grandi etichette prodotte nello Stivale.

Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano 2018 – Un po’ ritroso ai profumi, di natura prevalentemente vegetale (erba sfalciata), poi crosta di pane e mela golden, ma ha già una bella traccia minerale; sorso molto sapido in cui denota fibra e carattere, gli manca una completa definizione a centro bocca ma sembra pronto ad affrontare i tanti anni che ha davanti a sé.

Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano 2015 – Naso più caldo, fiori gialli, agrumi canditi, gesso, pere mature; palato leggermente asciutto ma ancora più salato, è ricco di polpa, corposo e intenso, molto ampio, di buona dinamica anche nel finale balsamico e vibrante. Dal fascino un po’ “curvy”, trasmette tutto il calore dell’annata.

Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano 2014 – Vendemmia singolare, maturazione delle uve che subì una repentina accelerazione nella fase finale. All’olfatto sembra quasi di percepire la pioggia che cadde incessante quell’anno: è umido, sottile, ricorda la roccia di fiume, con cenni agrumati, di erbe di campo e fiori secchi. Molto più esile in bocca rispetto al precedente, si espande meno ma nella sua discrezione resta attraente e si fa bere bene. Forse non avrà lunga vita.

Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano 2013 – Naso ancora freschissimo, integro, di frutta gialla matura, noce, spezie orientali; sorso molto affascinante, di acidità viva e tagliente, è elegante ed equilibrato, ha bella progressione e lunga chiusura, profonda e incisiva. Oggi il migliore, dà l’impressione di avere ancora margini di crescita.

Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano 2007 – L’evoluzione regala profumi fumé e minerali, di nafta, quasi vulcanici, poi miele, frutta candita. Bocca splendida, ancora dolce e sapida, fresca, tonica, articolata, nessuna traccia di stanchezza o ossidazione anche se in persistenza si avvertono note di nocciola.

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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