Finalmente dopo tre mesi, con la fine del lockdown , siamo usciti “dalle tane” e tornati alle amate passeggiate per “boschi, monti e valli”. E camminando in mezzo al “ … crescere dell’erba, lieta dove non passa l’uomo …” di ungarettiana memoria ci si potrebbe imbattere in rigogliose piante di finocchietto selvatico. Perché non raccogliere qualche ciuffetto di tenere foglie? E se poi, lungo la via di ritorno verso casa, si nota un chiosco di un pastore che vende formaggi e latticini perché non fermarsi a curiosare? Il risultato? Un bel piatto di pasta con ricotta e finocchietto selvatico.
Il finocchio selvatico è una pianta aromatica che appartiene alla famiglia delle Ombrellifere e il cui nome botanico è Foeniculum Vulgare Miller. Molteplici le sue proprietà fitoterapiche: carminative (assorbimento ed eliminazione dei gas dovuti a malassorbimento del cibo), antispasmodiche, diuretiche, detossinanti e galattogene. Un curioso aneddoto: il finocchietto selvatico in passato veniva largamente utilizzato per edulcorare alcuni sapori di vini e insaccati di scarsa qualità; da qui nasce il termine “infinocchiare” con l’accezione di inganno.
Ma passiamo ai fornelli. In acqua corrente si lavano le foglie di finocchietto selvatico per poi immergerli in acqua bollente per farli velocemente sbollentare e renderli più morbidi. Una volta asciugati, utilizzando anche carta da cucina, si tagliuzzano finemente.
Si procede poi versando in un tegame un poco di olio extravergine di oliva, passata di pomodoro, un pizzico di sale e si avvia la fiamma. Appena inizia il sobbollimento si aggiunge la ricotta di pecora e le foglie di finocchietto selvatico e si mescola il tutto fino a che la ricotta non si sia amalgamata alla passata di pomodoro.
Nel frattempo, in abbondante acqua salata, si fa cuocere della pasta corta rigata (penne, rigatoni, ecc.) o fusilli. Scolata la pasta si passa all’impiattamento condendo la pasta con il preparato e aggiungendo una spolverata di ricotta di pecora salata stagionata (o in alternativa pecorino)
Ingredienti consigliati per 2 persone:
– 2hg pasta corta rigata o fusilli
– Olio Extra Vergine di Oliva qb
– 200g circa di ricotta di pecora
– 350g passata di pomodoro (meglio se rustica)
– Foglie di finocchietto selvatico fresco
– Sale fino qb
– Ricotta di pecora salata stagionata (o pecorino) secondo i gusti
La redazione di Vinodabere consiglia in abbinamento Carema Doc Riserva 2015, alcool 13,5% – Cantina Produttori Nebbiolo di Carema, di cui abbiamo parlato qualche mese fa sulla nostra testata (link)
(Nebbiolo 100%). Affinato in botte grande. Colore granato scarico. Al naso profumi di piccoli frutti scuri, sottobosco, humus e fiori appassiti. Nel palato si rivela un vino verticale, con ritorni di sottobosco e note fungine, un finale di confettura di amarene e cenni di evoluzione. Carema è una zona molto particolare e poco nota dell’Alto Piemonte, non distante da Biella, fatta di terreni scoscesi e terrazzamenti pietrosi, dove con tecniche quasi interamente manuali vengono prodotti vini austeri ed essenziali.