Siamo in un teatro, ma al lato del palco c’è un tavolo con del vino e affianco alla mia poltrona un tagliere con del pane e del formaggio.
Siamo a “Vignaioli in scena”, una delle serate organizzate da Marco Arturi e Gabriele Merlini al Teatro Basilica a Roma.
Vignaioli in scena è un format (posso chiamarlo così?) che mette in scena vignaioli naturali al posto degli attori e che prevede come sceneggiatura il racconto di esperienze di vigna e di cantina.
E’ un format che funziona.
Questa sera sono di scena Simona De Vecchis e Giuliano Salesi di Podere Orto e Marino Colleoni di Montalcino. Marino già ho avuto modo di conoscerlo e di lasciarmi coccolare dal racconto del suo approccio alla vigna e al vino (Leggi “L’altro brunello di Marino Colleoni”). Simona e Giuliano invece no, non li conoscevo, ma devo dire che il feeling con Marino è stato raggiunto in un batter d’occhio.
Una serata strana, quella di qualche sera fa. Si è parlato di vino si, ma soprattutto di scelte.
La scelta di Simona e Giuliano di abbandonare una vita comoda e “urbana” per dedicarsi al loro Podere. Una scelta non facile. Un percorso supportato dai contadini della zona. Un percorso fatto di pazienza, quella pazienza dovuta al reset scelto da questa coppia. Dalle parole di Simona passa il concetto di abbandono delle “comodità” di una vita agiata quale punto di partenza per il recupero di un diverso modo di vivere e, di conseguenza di rapportarsi alla terra.
Loro sono a Trevinano, nell’alta Tuscia, in quel punto del Lazio che è quasi Toscana e quasi Umbria. Un territorio ancora non entrato nell’olimpo della viticoltura. Un territorio ancora abbordabile che ha permesso a Simona e Giuliano di coltivare il loro progetto.
La serata scorre facilmente, a metà tra un talk show del tutto informale fatto di racconti, indicazioni tecniche e condivisione, ma anche di degustazione.
A vignaioli in scena ci si serve da soli, ed è un piacere iniziare con Podere Orto e il suo AMAI. Amai è l’anagramma di Maia, il nome della figlia. Un vino nato del 2017 in risposta ad una grandinata che ha costretto Simona e Giuliano a fare un vino “con quello che era rimasto”. Ne è uscito fuori un blend di Sangiovese e Procanico (50/50 il primo anno 70/30) quest’anno, nel quale il vitigno bianco gioca a moderare il carattere del Sangiovese.
Come tutti i vini naturali – quelli fatti bene – al naso di sente “vino” :). In bocca scorre che è una meraviglia, con un tannino estremamente delicato, per quanto ancora molto giovane. Non un vino complesso, ma sicuramente piacevole per aprire una serata come questa.
Tra una chiacchiera e l’altra, con argomenti talvolta scomodi rilanciati da Marco Arturi, siamo passati al secondo rosso di Podere Orto, il Trivium. Qui troviamo il Sangiovese protagonista, ma insieme a Colorino, Ciliegiolo e Aleatico. Un vino che versiamo nel bicchiere, ma che sarà in commercio solamente dopo il suo anno di affinamento in bottiglia (quindi a fine anno)
Due vini molto piacevoli. Accoglienti al naso e non solo. Non aggressivi. Freschi e vivaci come dovrebbe essere un buon vino naturale (quelli bravi usano la parola “croccante”…).
Uso la parola “naturale” sapendo comunque di dare fastidio a Giuliano. Per lui non esiste naturale e convenzionale. Per lui il vino si fa in quel modo, un modo etico, rispettoso del territorio, della vigna e delle persone.
Trevinano, quasi Umbria, quasi Toscana. Sicuramente vino.
Ci avete raccontato una storia, difficoltà e incertezze incluse. Ci avete coinvolto in un percorso parlando di uva, contadini e marmellate, passando per il libro di Simona e concludendo la serata con Simona al microfono in veste di cantante. Abbiamo finito parlando e ridendo. Merito dei vostri racconti e del vostro vino.
A presto!
Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso un mondo fatto di idee più stimolanti che spaziano dal teatro all'agricoltura con progetti dedicati all'economia circolare. Appassionato di comunicazione, attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018, writer per passione. Videomaker, ma sempre per passione. Fondatore di Bordolese.it e Wining.it
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