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“IN VINO CIVITAS” IL SALONE DEL VINO DI SALERNO – RIEPILOGO DELLA SECONDA GIORNATA

Abbiamo iniziato col botto nel riassunto della prima giornata di In Vino Civitas, manifestazione svoltasi a Salerno nelle giornate dal 12 al 14 ottobre (link).

Non poteva mancare una chiusura altrettanto sensazionale, grazie a due Masterclass incentrate sui vini di Benanti e su una verticale del Cùmaro Rosso Conero Riserva DOCG di Umani Ronchi da pelle d’oca.

Benanti non è nuovo ai riflettori dei grandi eventi. Assieme a pochi altri ha saputo sviluppare un movimento che ha condotto l’Etna e la Sicilia stessa ai vertici dell’enologia moderna. In questo contesto sono stati presentati i prodotti denominati “delle contrade”, nuovo progetto di sottozona per creare veri e propri CRU riconosciuti dal mercato internazionale. Carricante, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio le uve utilizzate, ognuna con la sua storia, ognuno col suo peso.

Partiamo con Etna Bianco DOC 2017 – Carricante in purezza con taglio decisamente minerale portato quasi all’estremo. Note ferrose, fumose, di pietra focaia, pompelmo, lime e ginestra. In bocca muto come un bruco nella sua crisalide, svelando un carattere caldo e polposo di susine bianche, mela verde e cedro.

Contrada Cavaliere Etna Bianco DOC 2017: sua Maestà il Vulcano! Impatto quasi da idrocarburo per un Carricante 100% cresciuto a quasi mille metri di altezza. Il frutto è più denso all’assaggio, con pepe bianco, fiori, pesca e ananas. Largo e coerente.

IGT Terre Siciliane Nerello Cappuccio 2017: un Nerello floreale, che non dimostra per nulla il clima torrido dell’annata. Rubino lucente, lievemente scarico. Naso di petali di rosa, ciliegia ed arancia tarocca (indovinate la provenienza). Finale erbaceo, gusto di media potenza, solo un po’ corto nella scia sapida conclusiva.

Contrada Cavaliere Etna Rosso DOC 2017: qui siamo in presenza del Mascalese dal colore più scarico, dalle note ciliegiose e iodate e dalla spezia scura. Tannino piccante, sa di zenzero, dalla sicura longevità. Da riassaggiare quando si saranno attenuate le note boisè presenti per i 9 mesi di tonneaux.

Contrada Monte Serra Etna Rosso DOC 2017: qui la sosta in legno sale a un anno di media. L’amarena si fa alcolica, trainante con sé note di fiori viola e torrefazione. Bocca da manuale del vino, chiosa su agrumi rossi e mineralità, con un tocco mentolato e di macchia mediterranea che non guasta mai.

Contrada Monte Serra Etna Rosso DOC 2016: naso più disteso, carico di piccoli frutti rossi maturi, spezie e tabacco biondo. Tannini perfetti alla beva, sorretti da adeguata potenza acido/alcolica. Lievi richiami floreali di elicriso.

La seconda Masterclass ha chiuso il nostro percorso con i fuochi d’artificio. Una verticale di Cùmaro – Rosso Conero Riserva DOCG – Umani Ronchi che una nota pubblicità anni 80 avrebbe introdotto con la frase “volevamo stupirvi con effetti speciali”.

Si parte dalla 2014, annata difficile anche per il Montepulciano delle Marche, che tende purtroppo a sviluppare muffe in climi piovosi. Produzioni minime, si potrebbe persino dire che si sia “sangiovesizzato” con quella ciliegia croccante tipica della Toscana. Il corbezzolo che dà il nome al vino si avverte con forza assieme a chiodi di garofano e radici di rabarbaro. Gusto soft esattamente come il naso, dal finale sapido.

2003: more e amarene mature per la prima annata davvero torrida dei nostri tempi. Fichi secchi e richiami terpenici e fumè un po’ ingombranti. Al palato il tannino è vivido ed erbaceo, con sentori terziari di carne, torrefazione e grafite. Paga una maturazione forse troppo repentina.

2001:  ancora hot, ma stavolta il naso è decisamente rosso e fragrante, con una nota appena percettibile di smalto ed un sorso appagante, tonico, dalla beva impressionante e dalla componente polifenolica perfettamente integrata alle altre nuances. Piacevole amaricanza finale.

1999: un settembre piuttosto assolato ha garantito eccellenti stati fitosanitari delle uve vendemmiate. Profumi delicati, ancora sotto forma di petali (rosa e geranio), misti a confettura di lampone ed amarene. All’assaggio risulta evidente la nota di carruba, con minor lunghezza dei precedenti campioni, ma molto elegante nel complesso.

1997: declinato su parti terziarie di iodio, cuoio e cioccolato. La consulenza di Giacomo Tachis per gli anni ’90 si avverte: tutto è fine, delicato, con liquirizia, umami, eucalipto, sigaro e caffè. Chiude su emazie.

1995: pronti, attenti..via! Incredibilmente vivo, scatta su sensazioni ferrose, carnacee, di petit patisserie ed amarene in confettura. Bocca ancora splendida, su liquirizia, chinotto e menta. Il protagonista è la scorza di arancia amara che accompagna il sorso persistente dall’inizio fino all’infinito (e oltre).

Niente male per una realtà che nel 1997 conseguì a Londra ben 3 Gold Metal all’International Wine Challenge (IWC) entrando a far parte dell’Olimpo dei vini mondiali.

Al prossimo anno.

 

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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