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IL PROSECCO BIOLOGICO DI CORVEZZO WINERY

Ammettiamolo per onestà intellettuale: quanti di noi di fronte ad un Moloch come il Prosecco non hanno storto almeno una volta il naso considerandolo un prodotto poco appetibile?

Per fortuna questo non avviene all’estero, dove finisce la stragrande maggioranza della produzione che sfiora ormai i 500 milioni di bottiglie, principalmente per colmare un vuoto nella categoria degli “apetizer”.

Se uniamo inoltre la parola Prosecco a quella di Biologico, altra istituzione che spesso ha suscitato aspre critiche per un retaggio del passato duro a morire, la situazione sembra complicarsi.

Eppure.. Come moderni San Tommaso bisogna sempre imparare a tastare con mano le realtà del nostro Made in Italy. Perché, casomai qualcuno se ne fosse dimenticato, sono queste ultime a far girare una intera economia, creando nuovi posti di lavoro, senza sussidi statali o delocalizzazioni.

“L’Happy Farmer” Giovanni Corvezzo rappresenta la quarta generazione di vigneron ben coadiuvato da una squadra giovane ed altamente professionale composta dall’agronomo Filippo Scortegagna, ed i sales manager Niccolò Della Colletta e Mattia Granzotto.

Giunto sul posto la mia vista è rimasta impressionata dalla cura dei vigneti, allevati a Sylvoz (vecchia pratica locale) frammisto ad impianti a doppio capovolto, per consentire una buona areazione all’interno dei filari e una maggior esposizione solare.

Essere BIO non vuol dire fregiarsi di un marchio commerciale tout court; i protocolli vanno seguiti e rispettati scrupolosamente se la meta finale vuole essere la Qualità.

In vigna bisogna ridurre al minimo sindacale i trattamenti chimici fitosanitari, preferendo ad essi forme di lotta integrata a base di composti naturali anti patogeni e tecniche di confusione sessuale verso insetti e parassiti vettori di pericolose malattie sistemiche mortali per la pianta.

Quattro le regole fondamentali seguite da Scortegagna: la tempestività negli interventi (grazie a sistemi di monitoraggio posti in comunicazione tra loro per il tramite di centraline meteo), il rispetto dell’ambiente, le continue sperimentazioni (innesti, concimi, trattamenti bio, sovescio e potature) ed infine conoscenza e studio del “nemico” rappresentato da virosi e agenti batterici.

La simbiosi uomo-macchina, applicata scientemente, contribuisce ad armonizzare il tutto uniformandone potenzialità ed espressioni. Diserbi meccanici, seminativi a base di cereali, favino, piselli e facelia per donare azoto, porosità e selezione tramite trappole cromotopere anti scafoideus della flavescenza dorata.

La battaglia per la sopravvivenza però non finisce qui; una parte dei terreni è stata relegata alla coltivazione di vigneti resistenti, in collaborazione con l’Università di Udine. Incrocio Manzoni e Sauvignon “Kretos” creano nuove opportunità, ma non possono rappresentare appieno la soluzione finale.

Finito il passaggio in vigna è il momento dunque degli assaggi in cantina, effettuati direttamente dalle vasche di acciaio e cemento in cui il vino svolge le fasi fermentative e di affinamento.

L’esperto enologo Fabio Bigolin e il braccio destro Andrea Toffoli curano in maniera quasi maniacale ogni singolo passaggio, cercando di intervenire nel minor modo possibile per conservare integrità di profumi. È un peccato notare infatti, quanti sentori vadano purtroppo persi nel creare alla fine un prodotto elegante.

Tutti descrittori forse un po’ rustici, che denotano l’ottimo livello di sanità delle uve utilizzate; insomma per dirla in parole povere il mosto profuma di buono!

I punti di forza sono i canonici: massima velocità dalla vendemmia alla pigiatura per evitare fermentazioni incontrollate e sgradevoli, lavorare sempre in riduzione, illimpidire tramite decantazioni statiche, termoregolazioni precise e giusto utilizzo delle fecce nobili per struttura e complessità aromatica.

Last but not least nessun procedimento di chiarifica, il tutto deve avvenire nella maniera più naturale (ben oltre i limiti imposti dal protocollo biologico).

I vini

Parlare di Prosecco significa entrare in un settore che conta un oceano di produttori, di tipologie, di quantità. Molte Nazioni hanno supplito ad una precisa necessità; ma in Italia? Seppur gradito dal folto pubblico di giovani, non sempre è stato premiato per le sue doti, complici probabilmente anche scelte commerciali miopi che lo hanno ingabbiato in confini limitati.

Dietro il Progetto Corvezzo c’è tutto il sacrificio di recuperare terreno per aggredire nicchie di mercato tali da renderlo un vino da tutto pasto. Ampia dunque  la gamma che prevede un Extra Dry molto interessante, dove la Glera rende il meglio di sé con caratteristiche essenze di fiori bianchi e mela.

Un “ibrido” è rappresentato dai rifermentati in bottiglia (c.d. “metodo col fondo”) che si suggerisce di gustare lievemente torbidi dopo agitazione per aggiungere carattere al prodotto.

Ancora senza una precisa dimensione invece il Rosé, già anticipatore del nuovo disciplinare che presto entrerà in vigore.  Un 15% di Pinot Nero forse troppo nervoso che non riesce ad integrarsi perfettamente con l’acidità della Glera. E’ un primo esperimento, bisognerà lavorarci.

Non solo bollicine, ma gradevoli versioni “ferme”; in particolare la nostra attenzione si è focalizzata in primis sul Pinot Grigio Ramato 2017 Bio delle Venezie “Terre di Marca” aprentesi a ventaglio in bocca, con note fumè e di scorzette agrumate.

Segue a ruota un bellissimo Manzoni Bianco annata 2015, che abbiamo avuto l’onore di testare personalmente dalle vasche di cemento oltre che in bottiglia, dalla livrea dorata e naso ricco di cedro, bergamotto, melone ed erbe officinali. Dulcis in fundo Olmè Rosso Riserva 2012 (ebbene sì) da Cabernet Sauvignon, Merlot e Raboso posto in appassimento dalla grande materia fruttata (more e amarene), speziato e balsamico.

Steve Jobs affermava che “la metà di quello che separa gli imprenditori di successo da quelli che non hanno successo è la pura perseveranza”. Alla famiglia Corvezzo ciò certamente non manca per poter continuare con successo il percorso intrapreso quasi 60 anni or sono.

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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