La leggenda narra che quando l’angelo Lucifero fu allontanato dal Paradiso, ne rubò un pezzo per portarlo con sé prima della vertiginosa caduta verso gli inferi. L’impatto fu talmente violento da creare una grande voragine che diede origine al Monte Somma (il Vesuvio), contornato proprio da quell’angolo di paradiso strappato (il golfo di Napoli). Il dolore di Cristo per quanto accaduto si palesò con copiose lacrime versate proprio su quel suolo ove, di lì a breve, crebbero le prime piante di viti vesuviane da cui è originato il vino Lacryma Christi.
Alcune leggende, si sa, appassionano e affascinano, proprio come i grandi vini, al punto tale da indurci ad andare a scoprire cosa vive su quel vulcano oltre il mito. E così arriviamo a Trecase, nel parco nazionale del Vesuvio, nell’azienda di Massimo Setaro che ci sorprende sin da subito per la particolare caratteristica di formare un tutt’uno con la casa di famiglia, a testimonianza del fatto che qui il vino rappresenta una vera e propria tradizione identitaria.
Dal 2005 Massimo, affiancato dalla moglie Maria Rosaria, raccoglie in pieno l’eredità enologica delle generazioni che lo hanno preceduto e del papà Vincenzo – a cui ha dedicato il vino di punta -, diventando un vero e proprio «custode» di viti centenarie prefillosseriche che racchiudono una memoria evocativa di un terroir unico.
I 12 ettari di vigneto a piede franco, coltivati a mano, in parte secondo l’antica forma di allevamento della pergola vesuviana e in parte a guyot, sono dislocati dall’Alto Tirone al Bosco del Monaco, su un terreno eterogeneo che cambia altitudine (dai 200 ai 350 metri s.l.m.), esposizione, composizione e colore, anche a pochi metri di distanza, ma che conserva inalterata la caratteristica principale: un suolo lavico, ricco di minerali, lapilli e rocce effusive.
Un suolo sabbioso e di grande permeabilità che favorisce la penetrazione delle radici e allo stesso tempo rende impossibile la sopravvivenza di parassiti come la fillossera. Ed è per questo che le viti crescono a piede franco senza portainnesti.
Solo uve autoctone campane: Caprettone, Falanghina, Aglianico e Piedirosso, accarezzate dalla brezza del vicino mare e allevate secondo i dettami di una viticoltura ecosostenibile e green, con interventi naturali in regime biologico.
Tecniche di coltivazione antiche e visione moderna caratterizzano la gestione dei vigneti. Ne è esempio il sistema della propaggine «o calaturo», che consiste nel prendere un ramo della pianta, interrarlo per circa 70 centimetri di profondità asportando un anello di corteccia per creare una cicatrice dalla quale si formeranno le nuove radici. In questo modo sarà poi possibile separare il ramo dalla pianta madre e avere così una nuova pianta a piede franco con le medesime caratteristiche genetiche.
Nella cantina – scavata sotto la roccia vulcanica per mantenere una temperatura ed umidità costanti durante l’intero anno – arrivano solo uve selezionate, integre e sane, vendemmiate manualmente per varietale secondo i diversi tempi di maturazione ed avviate separatamente alla vinificazione.
Ma il merito più grande che, a nostro avviso, va riconosciuto a Casa Setaro, è quello di aver recuperato il carattere dei vitigni storici autoctoni vesuviani, preservandone l’identità del varietale ed interpretandoli in uno stile che restituisce nel calice una precisa espressione territoriale.
È il caso del Caprettone, vitigno autoctono a bacca bianca da cui l’azienda ottiene il Lacryma Christi bianco e un esclusivo spumante metodo classico (Casa Setaro è l’unica realtà a produrre uno spumante da uve Caprettone). Varietà questa confusa per anni con la coda di volpe, (solo nel 2014 è stato inserito nel Registro nazionale delle varietà di vite), che deve il suo nome probabilmente alla forma del grappolo che ricorda la barbetta della capra o, secondo una versione più romantica, al fatto che i terreni ove da sempre dimora guardano verso l’isola di Capri.
Un bianco di intrigante freschezza, piacevole sapidità e dagli inconfondibili sentori di erbe aromatiche, agrumi e di fiori di campo, prodotto per scelta aziendale in purezza per garantire un bagaglio aromatico più complesso. E’ il primo vitigno in ordine di tempo ad essere vendemmiato, a seconda delle annate, anche prima dalla festa di San Gennaro (19 settembre), al fine di preservare una vibrante acidità ed il giusto grado zuccherino.
Oggi l’azienda confeziona sette etichette:
«Pietrafumante» Caprettone Spumante Metodo Classico,
«Munazei» Lacryma Christi del Vesuvio Doc declinato in Bianco, Rosato e Rosso,
«Aryete» Vesuvio Caprettone Doc,
«Campanella» Campania Falanghina Igt,
«Terramatta» Campania Aglianico Igt,
«Fuocoallegro» Vesuvio Piedirosso Doc,
«Don Vincenzo» Lacryma Christi del Vesuvio Doc Riserva.
Con diverse sfumature espressive tutte sembrano essere unite da una caratteristica comune: l’intrigante vena minerale. E così, ritornando alla leggenda da cui siamo partiti, sembra che in ogni calice ci sia una Lacryma di mineralità che rende il sorso ricco, saporito e persistente invitando al riassaggio.
Queste le nostre impressioni gustative.
Pietrafumante Caprettone Spumante Metodo Classico millesimo 2016
Caprettone in purezza, prodotto da uve provenienti dai vigneti di maggiore altitudine (350 slm Alto Tirone), affinato in bottiglia per 30 mesi sui lieviti e sboccato in primavera del 3°anno dalla vendemmia. Nella sua veste paglierino brillante si concede alla visiva con un perlage di interessante finezza e persistenza. Il naso è immediato con sentori di ginestra, agrumi, frutta a polpa bianca, accenni di crosta di pane. Il sorso fresco, sapido, cremoso, mordido conduce ad un finale agrumato dalla lunga scia minerale e dall’intrigante persistenza.
Munazei Bianco Lacryma Christi del Vesuvio Doc 2018
Naso esplosivo di erbe aromatiche, mandorla fresca, agrumi, sbuffi balsamici per questo Caprettone in purezza ottenuto da uve allevate a 250 slm (Bosco del Monaco) e affinato in acciaio per 6 mesi e per altri 2 mesi in bottiglia. Freschezza in evidenza all’assaggio con richiami fruttati e minerali. Di buona persistenza il finale, chiude con una piacevole nota di mandorla.
Munazei Rosato Lacryma Christi del Vesuvio Doc
Piedirosso in purezza per questo rosato dal delicato colore, ottenuto da macerazione sulle bucce di circa 4/6 ore e affinato in acciaio per 6 mesi e per altri 2 mesi in bottiglia. Spiccata mineralità all’olfatto, contornata da accenni floreali e percezioni di frutti rossi croccanti. Al gusto la morbidezza è sorretta da una buona freschezza. Chiude con richiami fruttati.
Munazei Rosso Lacryma Christi del Vesuvio Doc 2018
100% Piedirosso affinato in acciaio per 6 mesi e per 3 mesi in bottiglia. Frutti rossi in evidenza susseguiti da note speziate, pepe nero, accenni selvatici, nuance floreali, pietra focaia. Il sorso è pieno, succoso con richiami a note selvatiche e minerali. Finale sapido di lunga persistenza.
Don Vincenzo Lacryma Christi del Vesuvio Doc Riserva 2014
70% Piedirosso e 30% Aglianico per questo superbo rosso affinato in botti grandi di rovere francese per 24 mesi e altri 6 mesi in bottiglia. Tutta la potenza e l’eleganza del Vesuvio in quest’assaggio in cui il frutto rosso (ciliegie) è armonicamente integrato a note floreali e speziate. La freschezza del Piedirosso rende il sorso piacevolmente appagante, la forza e il garbo dell’Aglianico dona complessità, struttura ed equilibrio. Tannino di pregevole fattura. Davvero lungo il finale di bocca su note sapide.
CASA SETARO Azienda Agricola
Via Bosco del Monaco, 34, 80040 Trecase NA
“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.
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