“Eravamo 4 amici al bar” recitava l’adagio di una celebre canzone di Gino Paoli. In questo caso, parafrasandone il testo sperando non ce ne voglia il compositore genovese, gli amici sono 5 e non volevano certo cambiare il mondo. Volevano semplicemente dare una ragione alle proprie esistenze e trasmettere una visione del vino, mantenendo la possibilità di continuare a vedersi spesso come accadeva nei dolci anni dell’infanzia.
Curiosissimi, quindi, di conoscere il 100/100 della Guida ai Migliori Vini dell’Alto Piemonte 2021 di Vinodabere – La Guida Completa di Vinodabere e di apprenderne la filosofia produttiva. Possiamo affermare, a posteriori, che siamo rimasti pienamente soddisfatti e convinti più che mai del voto meritatissimo di questi “artigiani-vigneron” di nicchia, imbottigliatori già dal lontano 2004, quasi sconosciuti al grande pubblico della critica enogastronomica.
Mario Mostini, Roberto Petterino, Prospero Biondi, Piergiorgio Cerello e Mauro Cometto ci hanno aperto le porte della loro cantina salotto, non a caso definita così per le ridottissime dimensioni dei locali di vinificazione ed affinamento, che non consentono produzioni superiori alle 2000 bottiglie annue.
Parva sed apta mihi, piccola ma pur sempre mia; seguendo questo antico brocardo latino, i proprietari applicano cure amorevoli mantenendo l’azienda come un vero gioiellino ed iniziando anzitutto dalla gestione agronomica dei pochi ettari di vigneti in affitto principalmente nella zona del Cru “San Francesco”.
Un paesaggio bellissimo dai dolci declivi, immortalato da Roberto in una emozionante immagine innevata, ormai sempre più rara visto l’innalzarsi delle temperature. La foto rende comunque l’idea della difficoltà di lavorare in zone simili, ove il porfido rosso e la natura boschiva la fanno da padrone per regalare vini elegantissimi e profondi.
Il Nebbiolo qui gioca su sensazioni uniche. Un vitigno durevole quanto delicato nelle sue espressioni, che necessita di impegno quotidiano, corretta scelta delle potature e dei sistemi di allevamento.
Piergiorgio Cerello, di professione enologo, ci narra con dovizia di particolari i vari passaggi che avvengono dal momento della vendemmia e che preferiamo riportare integralmente:
“La raccolta a mano delle uve avviene in piccole cassette, con successiva diraspapigiatura ed inoculo di lievito selezionato fornito da uno spinoff dell’Università di Torino, GRAPE srl” – Piergiorgio su questo passaggio ci tiene a precisare che non sempre viene utilizzato lo stesso ceppo, ne hanno sperimentati vari e scelti 2 e ora li alternano in funzione delle annate – “Fino alla fine della fermentazione alcolica si ricorre a massimo 2 tra rimontaggi o follature al giorno. Dopo parte immediatamente la malolattica in continuità con la precedente, per proseguire con un periodo variabile dai 4 ai 6 mesi in acciaio sulle fecce fini e successivo travaso in barrique, mai di primo passaggio. I legni piccoli consentono, infatti, di mantenere separate le microvinificazioni e di ottimizzare la microossigenazione del vino. L’affinamento dura circa 2 anni per il Gattinara Docg base e 3 anni per il Riserva, oltre un ulteriore sosta in bottiglia prima di essere commercializzato.”
Quanto al nome utilizzato in etichetta, Rusèt altro non è che il soprannome del paese del nonno di Giorgio, che per una licenza poetica tipica del nostro modo di essere italiani e campanilisti è diventato un indelebile marchio aziendale.
Una celebre frase di Albert Einstein diceva che bisogna cercare di diventare uomini di valore, non di successo. Ecco forse il vero segreto di questi 5 amici, che non volevano cambiare il mondo intero, ma le loro stesse vite.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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