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Prima volta. Ed è una prima volta col botto. Ferrari, Trento, Italia, diventa la bolla ufficiale della Formula Uno automobilistica per tre anni. Sarà sul podio di ogni Gran Premio per il brindisi ufficiale. E il brand trentino, già rodato come partner di eventi super sportivi e non (presenze eccellenti e di valore assoluto anche nel mondo internazionale dello spettacolo e della musica, come i Grammy) assume anche il comando della ospitalità wine & food al paddock.
Questo significa che tutti gli ospiti “eccellenti” di qualsiasi origine, appartenenza e tipologia del grande circo della F1 avranno nel piatto e nel bicchiere il gusto made in Italy.
In una parola, non è azzardato dire che la famiglia Lunelli (è stato per tutti Matteo a presentare e annunciare il nuovo percorso della loro “creatura”) porta l’Italia in pole position.
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E proprio in un momento in cui – paradossalmente – fanno molta fatica, e ancora per un po’ prevedibilmente sarà forse così, a conquistarla o ad avvicinarla i bolidi con targa italiana, a partire da quelli con il Cavallino stampato sulla vernice rossa.
Finora – anche questo va ricordato – l’egemonia dello Champagne era stata di fatto assoluta.
La partnership, che scatta mentre anche a coordinare il vertice della “macchina” F1 c’è un italiano, Stefano Domenicali, ex Ferrari (quella di Maranello), inizierà da Imola. Dunque, giocando in casa. Ma ovviamente la partita – visto l’impatto globale e la fortissima presa soprattutto sui potenziali nuovi mercati d’Oriente e in generale dei Paesi emergenti – è assolutamente globale. E la squadra Ferrari (quella di Trento) sta già studiando un articolato piano di interfaccia che si modelli, adattandosi, a tutte queste variegatissime realtà. Grande attenzione anche a non creare confusione tra i due brand omonimi: quello innestato su scocca, motore e ruote e quello “custodito” in bottiglia. Ma – anche questo è chiaro – la sinergia di promozione dell’ “italian luxury touch” non potrà non sottendere il lavoro su entrambe le sponde.
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Altrettanto ovvie le attese di crescita su mercati come Usa, Giappone, Russia, ma anche Inghilterra dove – piccolo paradosso – se trionfa la bolla Prosecco quella italiana di alta gamma non è ancora lanciata alla velocità cui ambirebbe. Poi, ovviamente, i nuovi spazi che si vanno aprendo nel mondo. Con impegno a breve, verifiche a medio ma – ha ribadito Matteo Lunelli – prospettive importanti a lungo termine, con scalata possibile a nuovi e duraturi livelli di sviluppo aziendale.